“Il centro studi di The european house Ambrosetti definisce il 2020 per il nostro territorio come terzo peggior anno da 150 anni, dopo gli anni della guerra con una contrazione del Prodotto interno lordo pari al 11,3 per cento”. Lo riferisce il presidente dell'associazione provinciale degli industriali, Francesco Buzzella. “La manifattura mondiale è stata colpita dallo shock economico prodotto dalla pandemia dopo aver registrato il tasso di espansione dell’attività industriale più basso dell’ultimo decennio: la crescita annua del valore aggiunto manifatturiero reale a livello mondiale è stata pari all'1,8 per cento nel 2019, in decelerazione per il secondo anno consecutivo, e su un livello molto prossimo a quello registrato nel 2008, ossia all’alba dello scoppio della Grande recessione”. Il lockdown non ha certo favorito la ripresa. “Nei due mesi di chiusura (marzo e aprile) la produzione è diminuita di oltre il 40 per cento. I primi sei mesi dell’anno hanno visto crollare del 25 per cento la produzione industriale e del 40 per cento il fatturato dei servizi. I consumi sono scesi del 17,3 per cento e gli investimenti del 22,6 per cento”. La situazione pareva essere migliorata al termine della prima chiusura. “Nel terzo trimestre si è registrato un rimbalzo importante: la produzione industriale ha avuto un incremento pari al 30 per cento, il Pil del 16,1 per cento”.
Strategie assenti
In una situazione così complessa, manca una visione strategica e chiara. “In Italia la strategia è stata ed è ancora molto confusa; fatta di continui ripensamenti, misure che si contraddicono, segnali di una mancanza di visione. Sui ristori le categorie più colpite riferiscono di importi insufficienti ed inadeguati a parare gli effetti economici. Purtroppo, non si è fatta programmazione e le attività di screening, di prevenzione e rafforzamento delle strutture sanitarie sono stati grandi punti deboli. Il nostro paese appare sempre di più incapace di gestire sia le emergenze che le situazioni di ordinaria difficoltà”. Diversa è la situazione in altri paesi europei. “La Germania, oggi molto colpita dal virus, ha deciso misure molto restrittive ma prevedendo indennizzi per le aziende molto importanti, proprio con l’obiettivo di attutire il colpo ed evitare chiusure e fallimenti”.
Sostegno necessario
Per ripartire è necessario “predisporre regole chiare e strumenti di difesa. Il nostro paese anche sulle start up dovrebbe adottare una linea di grande sostegno e stimolo. L'Italia è un paese con grande vocazione imprenditoriale”, composto principalmente da micro, piccole e medie imprese. “Vanta una tradizione produttiva che ci porta ad essere la seconda forza manifatturiera europea e la settima al mondo”. Tuttavia “l’aspetto dimensionale sicuramente rimane un limite nel senso che la capacità di affrontare i mercati, le esportazioni, le innovazioni ed i grandi cambiamenti risulta inferiore in una realtà piccola e meno strutturata. Nei periodi di crisi questa debolezza può ulteriormente complicare la vita dell’azienda, ad esempio dal punto di vista finanziario e di accesso al credito”. Anche per questo nel 2021 “bisognerà agire con urgenza per stimolare la crescita dimensionale con sostegni fiscali che possano rendere la patrimonializzazione ed il reinvestimento delle risorse in azienda ancora più conveniente”.
Prospettive di rilancio
Dal nuovo anno Buzzella si aspetta strategia e condivisione. “Oggi la strada è quella di costruire un Masterplan per il paese che punti su investimenti, innovazione, riforma del fisco e del lavoro, rafforzando sanità ed istruzione”. Quanto alla digitalizzazione, “la pandemia ci ha sicuramente spinto ad essere più connessi digitalmente e a comprendere che le tecnologie sono un supporto fondamentale quindi a capire quanto sia indispensabile investire in infrastrutture immateriali. La situazione d'emergenza sanitaria ha anche messo in evidenza le nostre fragilità e gli spazi scoperti su cui dovremo intervenire”. La via d'uscita è rappresentata “dall'unità, dalla collaborazione e dalla visione d'insieme”. Il rilancio passa necessariamente da qui. Ché nessuno si salva da solo.