05-02-2015 ore 09:16 | Economia - Sindacati
di Paolo Carelli

Occupazione. Grande distribuzione: bene Ipercoop e Simply, Billa verso la chiusura, concordato preventivo al Mercatone. In difficoltà il piccolo commercio

Tracollo dei piccoli negozi e tenuta della grande distribuzione, dove si registrano, tuttavia, le prime profonde crepe. E’ questa, in estrema e semplificata sintesi, la fotografia dello stato dell’occupazione nel settore del commercio in città e nel territorio.

 

La crisi delle piccole attività

Una situazione che ha avuto come effetto un ridimensionamento del personale delle piccole attività (commesse, collaboratori, ecc.), salvo quelle collocate all’interno dei centri commerciali che possono considerarsi momentaneamente maggiormente al riparo. Eppure, se strutture come Ipercoop, Simply, la stessa Famila, non sembrano per ora attaccate da crisi e razionalizzazioni produttive, almeno due sono le realtà del cremasco in aperta difficoltà: la Billa di viale Repubblica e il Mercatone Uno di Madignano.

 

Billa: già chiusi i punti vendita in Italia

Per quanto riguarda la Billa, il presidio cremasco resiste nonostante la Rewe, la multinazionale tedesco-austriaca che detiene la proprietà del marchio, abbia già avviato la chiusura di tutti i punti vendita sparsi sul territorio italiano, lasciando aperti per il momento quelli lombardi, messi tuttavia sul mercato e in attesa di acquirenti. “La situazione è molto complicata – spiega Carla Spelta, segretario provinciale della Filcams-Cgil – e riguarda una trentina di persone, tutti dipendenti a part-time. Qualche anno fa, sono state effettuate procedure di mobilità volontaria che hanno consentito ad alcuni dipendenti prossimi alla pensione di uscire anticipatamente; oggi parliamo di lavoratori e lavoratrici giovani, per cui bisognerà trovare forme di ammortizzazione per tutelarli”.

 

Il Simply Market di Crema (foto © Cremaonline.it)

Concordato preventivo al Mercatone Uno

Situazione analoga anche al Mercatone Uno, dove si respira un’aria di continua incertezza e, nonostante il lavoro non manchi, i dipendenti vivono costantemente con il fiato sospeso. Dei 79 punti vendita sparsi in tutta Italia, quello di Madignano non hai creato particolari problemi dal punto di vista della tenuta economica, tanto che proprio recentemente è stato sottoposto a una ristrutturazione complessiva e onerosa. Circa ottanta i lavoratori, per la maggior parte impiegati a part-time, che oggi lavorano sotto un regime di concordato preventivo, ovvero dietro il controllo costante del tribunale. “Una situazione non felice – continua la Spelta – che tiene i lavoratori sempre in tensione. Il concordato preventivo segue un periodo di “solidarietà” durato circa tre anni, nel quale si era stipulato un accordo per lavorare meno e lavorare tutti, con l’Inps che copriva la parte mancante della retribuzione”.

 

Le aperture domenicali

Carla Spelta interviene anche sulle aperture domenicali dei grandi centri commerciali, sottolineando come – anche a detta delle stesse imprese – la scelta non abbia comportato incrementi nelle entrate. “Si registrano costi aggiuntivi – prosegue – ma non introiti, perché la gente semplicemente sposta il giorno in cui effettuare gli acquisti, come già denunciavamo alcuni anni fa”.

 

Patronati presi d'assalto

La leader provinciale della Filcams-Cgil precisa poi la situazione che riguarda decine e decine di lavoratori di piccoli negozi e attività commerciali. “I nostri patronati – afferma – sono presi di mira da ragazzi giovani e meno giovani che chiedono di essere aiutati dopo essere stati lasciati a casa. E’ un mondo sommerso, per il quale non esistono ammortizzatori; gli stessi titolari delle attività vivono situazioni di estrema difficoltà. Il Jobs Act? Secondo noi, sarà ancora peggio; con il contratto a tutele crescenti, per esempio, licenziare e assumere personale nuovo costerà molto meno e c’è il rischio di un aumento della platea dei disoccupati che si rivolgeranno ai patronati”.