Koch Heat Transfer, oggi al San Luigi partecipata assemblea dei lavoratori. Votata la linea dura, rifiutata la trattativa con l'azienda per la revisione degli accordi siglati nel 2011
Saturate fino a febbraio, fino a giugno è prevista una diminuzione delle ore di lavoro, mentre da giugno in poi di commesse non ce ne sono più. Secondo l'azienda si rende necessario una corposa riorganizzazione, con lo sfoltimento dei lavoratori direttamente impegnati nella produzione e la revisione degli accordi siglati precedentemente. Questo in estrema sintesi il quadro della situazione alla Koch Heat Transfer di Bagnolo Cremasco. I rappresentanti sindacali hanno tenuto due assemblee coi dipendenti, una in azienda, l'altra stamattina al San Luigi di Crema.
Assemblea al San Luigi
All'incontro di stamattina hanno illustrato la situazione i sindacalisti Massimiliano Bosio della Cgil, Omar Cattaneo della Cisl, i delegati Rsu Enrico Guerini e Paolo Peroni, oltre a Marco Guerini e Marco Carniti della Fiom.
La riduzione delle ore lavorative
I lavoratori hanno sposato la linea dura, rifiutando l'apertura dell'ennesima trattativa per la revisione degli accordi. Secondo quanto riferito dai referenti della proprietà, la riorganizzazione ammonterebbe a 60 mila ore di lavorazione complessive, con 35-40 persone in esubero. L'azienda sostiene di poter risolvere il problema del calo di competitività sul mercato - un mercato molto duro, nel quale è necessario sgomitare parecchio - mantenendo a Bagnolo Cremasco il core business, ovvero la produzione degli scambiatori di calore, chiedendo maggiore flessibilità negli orari di lavoro ed esternalizzando i lavori ritenuti meno redditizi per spostarli in altri stabilimenti, non necessariamente italiani.
I premi di risultato
In estrema sintesi vorrebbero poter chiamare i dipendenti a lavorare, in base alle necessità, il sabato o la domenica, 7 giorni su 7 (l'accordo precedente riguardava il 6 per 6) e ricorrrendo ai turni, senza fermare la produzione, 24 ore su 24. Come non bastasse viene chiesto di rivedere l'accordo del 2011, nel quale erano state concordate le maggiorazioni compensate negli anni, ripartendo di fatto da zero. L'azienda avrebbe anche offerto ai lavoratori premi di risultato variabile, una proposta ritenuta una beffa, perché questi premi verrebbero pagati con i soldi dei lavoratori stessi.
La cassa blindata
La posizione dei referenti sindacali, sposata dai lavoratori è chiara: le richieste dell'azienda non possono essere esaudite. Se mancano le commesse l'azienda ha il dovere di ricorrere agli ammortizzatori sociali. Non si esclude a priori la possibilità di trovare un accordo blindato per la cassa straordinaria con punti molto chiari sul metodo di rotazione dei lavoratori. I sindacati, viste le difficoltà incontrate nel recente passato, chiedono che vengano stabiliti incontri mensili presso Assoindustria non solo tra la direzione aziendale ma anche col consulente ed i referenti dell'associazione industriali.
La mobilità
Per quanto concerne gli esuberi, i sindacati vorebbero che l'azienda prendesse in considerazione gli incentivi alla mobilità, su base assolutamente volontaria, con incentivi adeguati, superiori a quelli stanziati lo scorso anno. Anche in questo caso, è il pensiero comune, ribadito nelle assemblee, l'azienda non può negare ai lavoratori l'accesso alla mobilità opponendo un piano di esuberi per mansioni o livelli.