Come ha sottolineato la segreteria della Cgil, Elena Curci, durante la commemorazione della Festa dei lavoratori in piazza Marconi, a Crema, “costruiamo insieme un'Europa di pace, lavoro e giustizia sociale è lo slogan che quest’anno abbiamo scelto come Cgil, Cisl, Uil per celebrare il Primo Maggio. La pace è la forza di un continente che, nel mondo, parla con una sola voce e agisce per difendere i deboli. Vogliamo la fine dei piccoli eserciti delle piccole patrie e la nascita di una diplomazia europea che, con una sola voce, promuova i diritti umani nel mondo. L’Europa federale, del dialogo e della cooperazione tra Paesi”.
Credere nella Pace
“Vogliamo superare le disuguaglianze sociali, economiche e di genere. Crediamo nella Pace e nelle possibilità di costruirla superando la Guerra come strumento di regolazione dei conflitti. In un momento in cui l’Ucraina sta ancora lottando per porre fine all’invasione russa del suo territorio; la tragedia immane che si sta consumando da mesi in Medio Oriente sul corpo degli innocenti: donne, bambini e popolazione inerme, e in cui molti altri conflitti stanno infuriando in tutto il mondo senza attirare la necessaria attenzione da parte dei media o dei leader politici, chiediamo all’Europa di essere coerente nel suo approccio e di rispettare il diritto internazionale. L’Ue dovrebbe fare della costruzione della pace e del diritto di tutti gli esseri umani a vivere in sicurezza i pilastri della sua politica estera, in tutti i contesti”.
Il ruolo dei governi
“Vogliamo un’Europa fondata sulla sostenibilità sociale, ambientale ed economica che metta al centro il lavoro dignitoso. Vogliamo che l’Europa entri nella vita delle persone, per dare formazione a chi vuole migliorarsi e un sostegno a chi è rimasto indietro, investendo sulla sicurezza e contrastando il lavoro povero. Un’Europa che dedichi una particolare attenzione ai giovani, offrendo loro spazi di crescita, mobilità, innovazione e coinvolgimento, per farli diventare i veri protagonisti del cambiamento. Vogliamo l’Europa della giustizia sociale, dove tutti abbiano l’opportunità di realizzarsi e nessuno possa sfruttare l’altro. Un’Europa più giusta, con un sistema fiscale sempre più condiviso e solidale con le persone, ma forte contro i grandi agglomerati economici. Vogliamo l’Europa dell’accoglienza per chi cerca speranza, per chi fugge dalla povertà, dalle guerre, dalle conseguenze dei cambiamenti climatici. È necessario che anche l’Italia si adoperi per politiche coerenti ed è altrettanto importante anche il ruolo della Confederazione Europea dei sindacati nel chiedere all’Europa un impegno ancora più forte nei confronti dei Paesi membri nella verifica che gli obiettivi prioritari vengano attuati”.
Lavoro povero, precario e frantumato
“Si deve garantire la qualità del lavoro e dell’occupazione, con retribuzioni adeguate e dignitose, con un salario minimo orario, rafforzando la contrattazione collettiva e valorizzando la rappresentanza delle organizzazioni. C’è un problema di lavoro povero, precario, frantumato: solo un lavoratore dipendente privato su due ha un rapporto di lavoro a tempo pieno e indeterminato e un lavoratore dipendente privato su 4 ha una retribuzione lorda annua inferiore a 10 mila euro: significa essere poveri pur lavorando. C’è un’emergenza salariale a cui vanno date subito risposte. Per recuperare il grande divario salariale accumulato con gli altri paesi europei occorre sostenere i salari per questo il nostro massimo impegno sarà rivolto ad ottenere rinnovi contrattuali adeguati a milioni di lavoratori e lavoratrici con il Ccnl. Anche nella nostra provincia stiamo assistendo ad un incremento di precari, dove strumenti come i voucher, il part-time imposto, i contratti a termine della durata di pochi mesi feriscono la dignità del lavoro. Quando il lavoro si riduce a merce e il lavoratore non è più un soggetto ma diventa un prodotto ne risulta colpito il legame e la funzione sociale e viene messo in pericolo lo stesso fondamento democratico di una società. Al contrario, bisogna investire sul lavoro, sulla sua qualità, sul protagonismo e la partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori. Gli stessi sostegni e agevolazioni pubbliche alle imprese vanno vincolati alla stabilità occupazionale. Nei contratti, nelle vertenze, nei luoghi di lavoro pubblico e privato è l’ora di rivendicare la stabilizzazione per le lavoratrici e i lavoratori con rapporti di lavoro precario. Lavoro precario e competizione minano la solidarietà tra le persone ma la solidarietà va ricostruita nel vivo della lotta sindacale, in primo luogo, riconoscendo diritti e tutele a chi non ne ha”.
Lavorare per vivere e non per morire
“Per cambiare poi il mercato del lavoro e costruire un modello sociale più giusto, equo e dignitoso da consegnare alle giovani generazioni è necessario che questo sia un obiettivo condiviso, collettivo, partecipato anche da chi non ha mai vissuto la condizione di precarietà. Abbiamo bisogno di trasversalità, di comprendere che se non viene rimossa questa zona d’ombra è difficile immaginare di migliorare le condizioni di tutti. Per la Cgil Cisl e Uil si deve lavorare per vivere e non per morire. Non vogliamo dimenticare la strage di Firenze, con la morte nel cantiere di Esselunga di cinque operai, e la morte di 7 tecnici alla centrale elletrica di Suviana, insieme alle altre tragedie quotidiane sul lavoro. Tragedie che continuano a susseguirsi senza sosta ad ogni latitudine del nostro Paese e riflettono il livello inaccettabile a cui sono giunti la svalorizzazione delle persone che lavorano e l’imbarbarimento di un modello economico e di impresa fondato sul massimo ribasso, lo sfruttamento del lavoro e la massimizzazione del profitto. Le continue morti, l'incremento degli infortuni e di malattie professionali non sono numeri: ci consegnano la dura realtà di un Paese che non riesce a fare fino in fondo i conti con la cultura della prevenzione, con la garanzia della salute e della sicurezza in ogni luogo di lavoro. Non si tratta solo di un problema culturale, c'è una logica di mercato spietata che considera la sicurezza un costo e non un investimento, incrementa sempre di più i ritmi di lavoro, la rapidità degli interventi, in uno scambio in cui il lavoro e la vita delle persone continuano ad essere le vittime. Il problema degli infortuni soprattutto quelli mortali, per Cgil Cisl e Uil è un aspetto che deve trovare un suo preciso impegno di tutti per arrivare ad una soluzione. Zero morti sul lavoro non sono un appello ma sono un imprescindibile elemento di civiltà ed umanità, oltre ad essere un indispensabile fattore di un’economia sana a tutti i livelli nazionale, regionale e territoriale”.