01-05-2020 ore 16:55 | associazione libera artigiani
di Giovanni Colombi

Il grido di allarme di estetiste e parrucchieri associati alla Libera Artigiani di Crema

Il rinvio al 1 giugno della riapertura dell’attività per le categorie parrucchieri ed estetiste ha suscitato molto malumore tra gli addetti ai lavori. La Libera associazione Artigiani di Crema, referente territoriale della confederazione nazionale Casartigiani, è come sempre in prima linea per tutelare i propri associati e lo ha dimostrato ancora una volta nelle ultime settimane, con la decisione di rimandare al prossimo ottobre i pagamenti per tutti i servizi forniti tra aprile e settembre; un grosso sollievo per artigiani e professionisti, che sono già alle prese con diversi costi fissi cui far fronte. Ma la situazione è difficile e in grado di generare anche molta ansia tra chi, tutt’a un tratto, ha dovuto fare i conti con l’incertezza per il proprio lavoro. Ecco di seguito le voci di diversi associati alla Libera Artigiani, acconciatori ed estetiste.

Colpo tremendo al settore

“Se riesco a non ammalarmi di coronavirus, non vorrei poi avere problemi psicologici, perché le preoccupazioni sono tante in questo periodo - ci dice Giulia Miriam Raimondi Cominesi, estetista di Dovera - penso già al prossimo autunno, quando ci saranno molte spese da affrontare e mi chiedo se ce la farò. Ho molte clienti che mi chiamano in questi giorni per pedicure curative che, ci tengo a sottolinearlo, non sono un vezzo ma una necessità. Eppure non posso far altro che rimandare ogni appuntamento a giugno, dopo di che bisognerà anche vedere quante clienti ritorneranno, perché anche questa è un’incognita. Quello che non capisco è perché si debba aspettare, anche se si è in regola con tutte le nuove normative”. Ferdinando Festari, invece, è il referente della Libera per la categoria parrucchieri. “È ovvio che ci sia paura per via della pandemia, ma non capisco la scelta di posticipare la nostra riapertura di un altro mese. Nel mio caso, per esempio, lavoro da trent’anni su appuntamento e io e il mio socio abbiamo lo spazio sufficiente per poter lavorare con un’ampia distanza. Si tratta di un colpo tremendo per il settore. Tra l’altro, finora lo Stato non ci è venuto incontro per darci una mano; solo dalla Libera abbiamo avuto un grosso aiuto. Mi spiace molto, perché temo proprio che qualche mio collega sarà costretto a chiudere l’attività”.

Il destino dei collaboratori

“Non capisco davvero il motivo per cui non si possa già riaprire - spiega Catuscia Livraghi, responsabile della categoria estetiste della Libera - sono già abituata a ricevere una cliente alla volta e solo su appuntamento, inoltre dispongo di cabine isolate ed ero già attrezzata con tanto di mascherine, visiere, tute infermieristiche e cuffiette almeno quindici giorni prima dello scoppio dell’emergenza, quando cominciavano le prime avvisaglie dell’epidemia. Io, poi, sono anche pedicurista e ho tante clienti, anche infermiere, che in questi giorni mi contattano perché non riescono a stare in piedi, a causa di disturbi vari, ma oltre a dare consigli generali non posso fare”. “Di sicuro il nostro è un lavoro che comporta un contatto ravvicinato col cliente - interviene Monica Alchieri, estetista di Crema - ma è altrettanto vero che noi estetiste siamo abituate da sempre a indossare guanti e mascherine e a sterilizzare ogni volta ambiente e attrezzature. Nel mio caso sto valutando il da farsi, per capire come poter riaprire, perché ho delle dipendenti e il mio negozio è di 60 metri quadrati. Dovrò lavorare da sola o potranno aiutarmi anche le mie collaboratrici? Perché se dovranno stare a casa, una volta finita la cassa integrazione rischiano di non avere più un lavoro”. Miriam Melzi è invece parrucchiera a Spino d’Adda e, riguardo alla riapertura, ha un’opinione un po’ diversa: “sono preoccupata e ho paura di tornare a lavorare prematuramente, con il virus ancora in giro. Certo, le difficoltà non mancano e mi avrebbe fatto piacere una maggior tutela da parte dello Stato, in termini di sospensione del versamento dell’Iva, tasse e bollette varie. Però, non me la sento di “fare la guerra” per riaprire a tutti i costi a maggio. Tra l’altro, dovremo fare i conti con molte complicazioni. Anche solo il fatto di dover tagliare i capelli coi guanti – in questi giorni a casa ho fatto delle prove –: ma come si fa?”.

 

Il problema degli abusivi

“Avrei pensato di poter ricominciare almeno il 18 maggio - commenta Melissa Bonvini, estetista di Madignano - per quanto mi riguarda sono già pronta per ripartire. Ho anche già provveduto a procurarmi i pannelli divisori in plexiglass. Per di più, lavoro da sola, in un negozio che prima apparteneva a un dentista, per cui nel rispetto di tutte le norme igienico-sanitarie. Capisco benissimo la pandemia e io stessa ho chiuso prima ancora che fosse obbligatorio per legge, ma adesso questa restrizione mi sembra eccessiva”. Secondo Agostino Corlazzoli, parrucchiere di Crema, la situazione è dura: “dopo tre mesi di chiusura, penso davvero che chi non ha le spalle coperte sarà costretto a chiudere. E, poi, ci sono ancora troppe cose vaghe. Per esempio, il mio dipendente, che attualmente è in cassa integrazione, potrà tornare a lavorare con me, in base alle dimensioni del mio negozio? Nel mio caso la dimensione non arriva a 40 metri quadrati, però sono in grado di rispettare la distanza giusta. Per di più ho già provveduto a fare la sanificazione e mi sono procurato le pareti divisorie in plexiglass. Perché non posso riaprire? Nel frattempo, so che ci sono abusivi che, nonostante il divieto, lavorano nelle abitazioni in barba alle regole”.

 

Costi e tariffe

“Sono un po’ combattuta - ammette Francesca Brambati, estetista ad Agnadello - da una parte c’è la paura per la salute, dall’altra quella per il lavoro. Certo, questi per noi estetiste sono i mesi più favorevoli e, non lavorando, non li recupereremo più. Però, bisogna tutelarsi. Uno dei problemi sarà quello dei costi, che aumenteranno, per via di tutte le nuove misure a cui dobbiamo far fronte, ma alzare anche le tariffe per i clienti in questo momento è impensabile. E poi c’è un’altra paura: i clienti torneranno? Non nascondo l’impressione che per lo Stato ci siano categorie di serie A e di serie B”. “Siamo tutti consci della gravità della situazione - ragiona Laura Uberti, parrucchiera di Calvenzano - però siamo anche pronti. Quello che scoccia maggiormente è che in altri Paesi europei i nostri colleghi sono già potuti tornare a lavorare, mentre noi saremo fermi per un altro mese. Una volta riaperta l’attività, c’è poi il rischio che, dopo un primo afflusso di clienti, il loro numero si riduca, anche per le difficoltà economiche a cui un po’ tutti dovremo far fronte. Starà a noi, quindi, proporre delle soluzioni – sconti (nonostante si possa andare in perdita per un primo periodo) e flessibilità negli orari – così da incentivare i clienti a tornare regolarmente”.

 

Come contattare l'associazione

Per ogni informazione al riguardo, la Libera Associazione Artigiani di Crema è sempre disponibile, soprattutto in questo periodo di emergenza. Chi volesse può contattarla per via telefonica, in ciascuna delle sue tre sedi: a Crema (numero di telefono: 0373/2071, indirizzo email: [email protected]); a Pandino (tel. 0373/91618) e a Rivolta d’Adda (tel. 0363/78742).

14321