“In questi ultimi due mesi mi hanno fatto capire che non ci sarebbe stato molto spazio per me. Mi addolora il fatto di essere stato un po' mobbizzato, anche se non capisco perché. In un teatro l'armonia ed il rapporto tra le persone è molto importante, per questo ho deciso di non partecipare al bando della Fondazione San Domenico”. Così Enrico Coffetti, direttore artistico del teatro di Crema per sei stagioni: “sì, il mio contratto scade domani, il 31 dicembre 2015”. Arrivato a Crema con l'allora presidente Umberto Cabini, venne scelto dopo una serie di audizioni: all'epoca, nel 2010, si cercava un consulente artistico – la qualifica di direttore artistico arriverà più avanti - e dopo alcuni colloqui Cabini venne convinto dalla sua competenza, passione e professionalità.
Professionalità e coerenza
“Prima di Crema – spiega Enrico Coffetti, del quale pubblichiamo in allegato la lettera di ringraziamenti e saluti - lavoravo con l'associazione Appi che si occupava di grandi spettacoli all'aperto soprattutto per enti pubblici; organizzavo manifestazioni e festival all'aperto, ma anche consulente per diversi teatri in cui distribuivo spettacoli di danza e teatro”. Il mandato fu subito chiaro: “Quello che Umberto Cabini intendeva fare con questa nuova collaborazione era dare maggior professionalità e coerenza alla stagione teatrale, che all'inizio veniva realizzata scegliendo quello che offrivano le diverse agenzie di distribuzione. Messo a regime l'esistente, è aumentato il coordinamento tra le varie attività e gli eventi, dentro o fuori abbonamento”.
Alta qualità
Le stagioni sono state realizzate puntando essenzialmente sulla “qualità professionale in ogni spettacolo; ho cercato di evitare grosse differenze all'interno della programmazione, fornendo un valore medio alto per tutti gli eventi, in modo tale da fidelizzare il pubblico. Anche per Crema in scena, la rassegna dedicata al teatro amatoriale, ho cercato di trovare spettacoli che avessero un progetto consistente e che fossero davvero espressione di gruppi locali”.
Programmazione
In sostanza, con il calare delle risorse, passate da oltre 120 mila ai 60-70 mila dell'ultima stagione, “abbiamo fatto meno aperture di palcoscenico – ne avevamo davvero molte - per preservare il prodotto. Il pubblico nel tempo ha riconosciuto questa crescita e ci ha premiato nel numero degli abbonati e negli spettacoli. Nell'ultima fase abbiamo operato scelte sofisticate, caratterizzando le stagione secondo un tema, per dare coerenza nella programmazione: dallo scambio generazionale, molto scottante nella nostra società, fino agli interrogativi di spiritualità e religiosità. Il tutto, essendo l'unico teatro in città, stando bene attenti ad accontentare il maggior numero di richieste e sensibilità”.
Teatro giovane
Coffetti spiega di non aver mai pensato di “lasciare un segno”, ma di “offrire una stagione che potesse essere considerata alla pari con altri teatri, con più storia o più sovvenzioni, in fin dei conti il San Domenico si avvia ai 20 anni, è molto giovane; ci siamo riusciti puntando sulla qualità delle drammaturgie”. Fra le sei organizzate come direttore artistico, “la stagione 2014, nel suo insieme, è quella che più mi ha soddisfatto; non erano spettacoli che dovevano piacere a me, ma offrire alla città un ottimo livello. E' stata una stagione di grande spessore e che poteva essere considerata di livello pari ad un teatro tradizionale”.
Punti di forza
Il teatro San Domenico ha dei punti di forza “nella sua specificità architettonica, molto rilevante, nella sua capacità di essere centro di residenza artistico, come accade per la musica pop; un punto di forza è nell'essersi inserito nel circuito del teatro cremonese – ora sono rimasti in poco, ma Crema è trainante – e nel far parte di progetti con la Fondazione Cariplo, essendo partner del Fatf, con cui è stata elaborata convenzione specifica. Importante anche il fatto che faccia parte del circuito danza della Lombardia”. In sostanza, “si è inserito in un panorama regionale e nazionale che torna a suo vantaggio per l'ampiezza dell'attività che svolge”; molto importante che “a differenza di altri teatri, può contare su una scuola civica al suo interno e su una galleria d'arte”.
Le criticità
Passiamo alle note dolenti: “deve maturare nell'attività di promozione e organizzazione del pubblico. Si può fare molto di più, deve dotarsi di sistemi e di forze che possono aumentare la sua capacità di comunicazione nel territorio e all'esterno. Nell'ultimo periodo sono stati fatti grandi passi avanti con le scuole, con spettacoli che abbiamo dovuto replicare 4 volte tanta era la richiesta. Come ho ripetuto a tutti i Cda in questi anni il teatro deve usare maggiore tecniche e maggiori investimenti nella capacità di promuoversi ed organizzare il proprio pubblico e nella forza di reperire altri contributi attraverso bandi regionali, nazionali e internazionali, il tutto in collaborazione con enti pubblici e in progetti comuni”.
Il rammarico
Chiusa l'esperienza cremasca, dell'ultimo Consiglio di amministrazione ha apprezzato “la volontà di fare e la grande energia”. Ora si occuperà di un importante festival a Milano, ma al San Domenico tornerà presto, per gli spettacoli che ha organizzato: “a Crema si lavora bene, è vicina a grandi città, ci sono qualità logistiche e artistiche che rendono il teatro molto affascinante. Avrei voluto allargarla anche alla danza e ad altre espressioni, ma va bene così. Voglio esprimere un ringraziamento sincero a tutti per il lavoro che abbiamo svolto. Mi addolora che negli ultimi due mesi non mi abbiano reso partecipe di nulla, avrei potuto offrire un parere, un contributo. Mi spiace di essere stato un po' mobbizzato, anche se non capisco perché”.