31-12-2014 ore 18:49 | Cultura - Storia
di Luigi Dossena

Historia et Imago Cremae. I destini incrociati delle tre Comitisse: intrighi e passioni di Richilda, Beatrice e Matilda

Richilda, contessa di Camisano, era la matrigna di Matilde di Canossa. Richilda compare nella storia all’inizio dell’XI sec, e viene citata in una pergamena dallo storico di Bergamo Gerolamo Tiraboschi, ed attinta da un suo volume Storia del monastero di Nonantola. Si legge che nel 1010 è definita figlia di b.m. (bona memoriae) ergo di un uomo nobile Gixelberti cui fuit comes palatii: era il signore e conte Gisalberto II figliuolo del potente Lanfranco Gisalberto II sposo di Alsinda.

 

Il signore di Camisano

Prima del marchese Bonifacio II di Canossa Richilda sposò un nobile ricchissimo: era Armaldo figlio del fu Armaldo che nel 993 era il signore di Camisano. Tra Camisano e Offanego questo ramo della famiglia dei Gisalbertini era ben radicato con dei castelli; era una nobile stirpe orobica il cui ceppo cremasco viene ratificato in una cartula del 1048 che ben appunto conferma in Offanengo la presenza dei conti Gisalbertini.

 

Il castello

Nel documento Ardoino dal Castello di Azzano rassicura il fratello Obizzo che difenderà e non si opporrà all’acquisto  appena fatto del castrum de Offanengo e delle sue magnifice cappelle, molini, dimore e masserici. Obizzo e Ardoino erano figli di Lanfranco già defunto conte di Martinengo quindi nipoti di Richilda, la figlia di Gisalberto. Richilda viveva in Camisano ove aveva sposato il gran signore Armando (o Erimaldo) che nel 978 e nel 993 comperò da Atta, figlia dell’ultimo conte di Lecco Attone, molti possedimenti con il castello di Camisano donati a lei dal padre e che a sua volta nel 960 li aveva ottenuti in permuta dal vescovo di Cremona.

 

Morte misteriosa

Dopo la misteriosa morte del signore di Camisano, avvenuta prima del 1010, Richilda, oramai vedova e ricchissima, si risposò con Bonifacio II marchese di Toscana e conte di Canossa. Questo matrimonio avvenne prima del 1016. Richilda morì senza figli e Bonifacio sposò in seconde nozze Beatrice di Lotaringia; dalla contessa ebbe per intero la sua dote cioè l’Insula Fulcheria.

 

Il lascito dell’Insula Fulcheria

Da Beatrice Bonifacio ebbe tre figli tra cui Matilde che non amò mai l’eredità della defunta matrigna e nessuna fonte fino a noi pervenuta la pone nel territorio cremasco. La gran Comitissa Matilde usò in seguito l’Insula Fulcheria per mercanteggiare le sue strategie di potere e per pagare i mercenari tra i quali i Gonzaga, donando in toto il 1 gennaio 1098 al potere spirituale e temporale Crema e il cremasco, cioè l’Insula Fulcheria d’un temps. Fonti: Cremasco Antico Don Angelo Aschedamini, Codex Astegiano.

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