“Aver riunito al Museo civico di Crema e del Cremasco l’intero ciclo di affreschi di Casa Alfieri, rendendo i dipinti accessibili agli studiosi e dopo il restauro al pubblico, è un importante esempio di valorizzazione delle eccellenze del nostro territorio”. Come sottolinea l’assessore alla cultura, Emanuela Nichetti, “si tratta infatti dell’unico ciclo di pittura profana del Cinquecento liberamente accessibile al pubblico in tutto il territorio Cremasco”. In concomitanza con l’anno europeo del patrimonio culturale, l'acquisizione del ciclo di affreschi del pittore cremasco Aurelio Buso de Capradossi (1510 circa - 1582 circa) è per il Comune di Crema e in particolare per il Museo “un obiettivo importante. Il Ciclo di 22 affreschi strappati dal supporto murario – spiega Francesca Moruzzi, responsabile dei servizi culturali - fanno parte di una collezione privata. Era da tempo sul mercato e rischiava di andar disperso ed uscire dal territorio cremasco, per questo era urgente avviare una trattativa seria con la proprietà per definire i termini dell'acquisizione”.
Acquisizione e restauro
“I pregevoli dipinti, di cui alcuni di grandi dimensioni - cm 442 x cm 115, cm 385 x cm 115, cm 344 x cm 115, cm 229 x cm 159 - si presentano in avanzato stato di ammaloramento e necessitano di importanti interventi di restauro conservativo. Per affrontare i costi dell'acquisizione e del successivo restauro il Museo ha lavorato per individuare le risorse necessarie trovando nell'Associazione Popolare Crema per il territorio il generoso partner per finanziare l'acquisto. I restauri saranno invece finanziati da un contributo di Regione Lombardia acquisito tramite la partecipazione al bando di finanziamento Interventi urgenti per i beni culturali lombardi anno 2018”.
Esposizione nel 2019
Ad oggi gli affreschi sono ancora presso l'attuale proprietario in attesa della formalizzazione del contratto. Entro il mese di luglio i 22 dipinti saranno trasferiti in uno laboratorio di restauro per l'avvio degli interventi necessari ed il confronto con la Soprintendenza per individuare le modalità di intervento più adeguate. La loro esposizione in museo avverrà nel corso del 2019”. Il pittore cremasco ha pagato la mancanza di dati biografici e l’incertezza nell’attribuzione delle opere. “Figlio del pittore Bernardo Buso – spiega Francesca Moruzzi - Aurelio si è formato a Roma negli anni venti ed è tornato a Crema nel 1528 per il testamento del padre. Risulta attivo a Mantova negli anni trenta accanto a Giulio Romano, al quale sottrae diversi disegni e modelli. Fra le opere certe che mostrano la formazione romana e l’impronta dell’esperienza mantovana vi sono gli affreschi nella villa Griffoni Sant’Angelo Albergoni di Moscazzano (visibili nel film Call me by your name di Luca Guadagnino, girato nella dimora), le pitture di Casa Alfieri (divise fra il Museo Civico di Crema e del Cremasco, dove una parte approdò nel 1963, e la collezione Stramezzi), gli affreschi a monocromo del Palazzo della Meridiana a Genova e tre stanze dipinte in Palazzo Zurla-De Poli a Crema”.
Pittura manierista di tradizione raffaellesca
“A questi interventi vanno aggiunti anche la figura allegorica sulla controfacciata della Cattedrale di Crema, gli affreschi dell’abside del santuario della Pallavicina a Izano e le decorazioni della Torre di Azzano. Le datazioni non sono certe e oscillano fra gli anni trenta e gli anni cinquanta del Cinquecento. Molto è andato perduto e molto è ancora da attribuire. L’ultima attestazione risale al 1582, quando il pittore modifica ormai anziano il suo testamento. Aurelio Buso – conclude Moruzzi - è da considerare uno dei tramiti nella diffusione della pittura manierista di tradizione raffaellesca nel nord Italia, svolgendo anche un ruolo importante nei rapporti fra i maggiori centri lombardi e Genova”.