29-11-2012 ore 11:21 | Cultura - Musica
di Andrea Galvani

Greg Lake e le canzoni di una vita. Da Elvis ai King Crimson, dai Beatles agli Emerson Lake & Palmer. A Piacenza aneddoti e sorprese per la prima del tour italiano

Una serata speciale, a tentar di colmare una lacuna, un'assenza dai palchi italiani dal 1997. La prima di sei in tutta Italia, quella di ieri sera al Municipale di Piacenza: fuori un tempo da lupi, pioggia e freddo, dentro un'atmosfera intima, elegante, perfettamente in stile col personaggio, lontano anni di luce dallo stereotipo della rockstar, Greg Lake è stato accolto con tutti gli onori del caso all'apertura di questo tour atipico, che lo vede come solista e non componente di complessi che han fatto del virtuosismo il loro tratto caratteristico.

Song of a Lifetime
Il grande musicista britannico, classe 1947, ha voluto chiamarlo Songs Of A Lifetime, le canzoni di una vita. Meglio dirlo subito, non solo le sue. All'inizio del prossimo anno verrà commercializzato un dvd con l'audio del tour registrato in America, mentre la parte video è stata filmata al municipale di Piacenza. L'inizio non poteva che essere all'insegna dei King Crimson, la pura essenza del rock progressive: la platea freme, il pubblico ha un sussulto dopo una sola frazione di secondo dell'inconfondibile intro di 21st Century Schizoid Man. La sua versione - chitarra e voce, il resto affidato ad una base - non ha la potenza travolgente del gruppo al completo, la sessione ritmica non è neppure paragonabile, ma il succo, la sostanza c'è e la sua voce è ancora capace di emozionare come un tempo.

Atmosfera intima
Famoso non solo per il timbro vocale, Lake lascia presto il centro del palco per scegliere una postazione leggermente più defilata. Niente a che vedere col ricercato cono d'ombra di Robert Fripp, ha voluto dare un taglio diverso a questa rappresentazione. Seduto come se fosse tra amici - in effetti è così, tra gente che lo adora - si lascia investire dal fascio candido di uno spotlight, imbraccia la sua magnifica Gibson a sei corde, introduce i brani con una breve chiacchierata e poi canta, facendosi accompagnare volentieri dal pubblico.

La leggenda di Elvis
Con la sua voce profonda torna ai primordi del rock, ad una figura avvolta dal mito: ricorda il fascino, il carisma del talento e la bellezza di Elvis, The King. Dopo averlo sentito per la prima volta, ha raccontato di aver lasciato la sala del concerto con un pizzico di tristezza: "perché ho capito che non sarei mai stato come lui". Non avrebbe mai fatto svenire una manciata di donne con la sua sola presenza scenica, non avrebbe mai avuto quella potenza, quel fascino magnetico. Lascia quindi l'acustica per la Stratocaster elettrica celeste e intona Heartbreaker Hotel.



La pace contro il consumo
Con la 12 corde canta Still you turn me on, poi cambia ancora chitarra, l'accorda a orecchio, vuole un re sulla prima corda, quindi abbassa il mi. Racconta la genesi di I Believe in Father Christmas, composta in estate. Spiega che si tratta di una canzone di protesta, contro chi ha trasformato il Natale, "un periodo dedicato alla pace, alla convivenza serena, al rifiuto della guerra" in un momento avido, incentrato alla prevaricazione, all'ostentazione, al consumo. Il pubblico gradisce, si sente partecipe di queste versioni nude, di questi arrangiamenti familiari, che non tolgono nulla agli originali, anzi, tornando alla loro origine ne restituiscono il percorso creativo, facendo risaltare l'esito finale.

L'ultimo tour in America
Ama parlare col pubblico, chiede che gli vengano fatte delle domande. Ha parole di stima e affetto per Fripp, McDonald, Giles, "un uomo elegantissimo, un vero gentleman". Ritorna all'ultimo tour in terra americana del Re Cremisi, spiega che alla fine erano rimasti lui e "Bob, perché Giles e McDonald erano tornati in Europa per incidere un album, che si chiama propria 'McDonald and Giles': era il 1971 e Fripp mi chiese se volevo continuare, ma gli dissi che l'alchimia dell'inizio, l'atmosfera di un gruppo davvero democratico, in cui ciascuno di noi riusciva a dare il proprio contributo, era esaurita. Così si decise di sciogliere il gruppo". La sera stessa andò a bere qualcosa in un bar con Keith Emerson, iniziarono a parlare e non smisero più, di fatto formando il nucleo di uno dei gruppi più influenti della storia musicale recente: mancava all'epoca Carl Palmer, ma la ciliegina sulla torta venne di lì a poco.



In the Court of the Crimson King
Di quel grandissimo album non possono mancare altri due pezzi fantastici, come Epitaph e soprattutto I talk to the wind, che cantate da lui non hanno pari. Certo, a sentirle così spoglie e così poco 'regali' a Robert Fripp potrebbe venire un coccolone, ma al pubblico poco importa. Lake racconta l'idea che ha portato alla copertina, disegnata da Barry Godber, all'epoca un giovane programmatore di 23 anni, scomparso l'anno successivo per attacco cardiaco. Lake tributa il dovuto riconoscimento al talento dell'artista e ricorda che i due dipinti, opere uniche di Godber che pare siano conservate da Fripp, rappresentano l'uomo terrorizzato e schizoide del ventunesimo, mentre all'interno c'è il volto pacifico del Re Cremisi.

Brain Salad Surgery
Il viaggio musicale prosegue: stavolta Lake prende il basso, chiede l'accompagnamento con il battimani e intona un riff : Welcome back my friends to the show that never ends, We're so glad you could attend, come inside, come inside. Siamo ormai arrivati ad un altro periodo fondamentale della storia del rock progressive, vissuto con Keith Emerson e Carl Palmer. Anche qui c'è un pezzo di Crimson, per i testi di Peter Sinfield. Karn Evil 9: First Impression, Part 2 viene da Brain Salad Surgery, anno di grazia 1973, del quale Lake mostra una copertina, svelando aneddoti sulla sua realizzazione.



The Beatles
Siamo sulla strada che torna "senza dubbio al più grande gruppo di tutti i tempi, The Beatles. Altra chitarra, stavolta una Epiphone, per una canzone che tutti cantano insieme: "Here I stand head in hand, Turn my face to the wall, If she's gone I can't go on, Feelin' two-foot small... Hey you've got to hide your love away". Racconta della sua ammirazione per i fab Four, di quando comprò un loro 'best of', che iniziò a sentire di mattina e non riuscì a togliere dal piatto del giradischi fino a tarda sera: "incredibile, hanno scritto oltre 200 pezzi, quasi tutti sono una hit, hanno segnato varie epoche, sono ancora molto attuali". Il pubblico concorda. Arrivano anche From the Beginning, da Trilogy e C'est la vie; l'incanto prosegue, Touch and go, ancora rock con Shakin' all over.

Il gran finale
La chiusura del viaggio, dopo l'omaggio del sindaco e i reciproci ringraziamenti, riserva una sorpresa: sul palco anche la giovanissima cantautrice Anna Barbazza e due cantanti d'eccezione, molto legati alla carriera da produttore discografico di Lake, fondatore della Manticore, nientemeno che Aldo Tagliapietra delle Orme e Bernardo Lanzetti della Premiata Forneria Marconi. Mancavano solo gli Area, ma questa è un'altra storia. Il gran finale, poco prima della mezzanotte, è con Lucky Man.

I prossimi concerti
Il tour di Lake prosegue: Venerdì 30 novembre alle ore 21.15 nelle splendide sale del Castello Canevaro a Zoagli l'incontro pubblico senza concerto, mentre per la musica bisognerà attendere sabato 1 dicembre Roma (Teatro Ambra alla Garbatella), 2 dicembre Bologna (Auditorium Manzoni), 3 dicembre Verona (Teatro Camploy), 4 dicembre Trezzo sull'Adda - MI (Live Club), 5 dicembre Firenze (Viper Club). Per le prevendite del concerto di Trezzo il sito di riferimento è; prevendite disponibili anche su Vivaticket e Ticketone. Il Live Club mette anche a disposizione un servizio navetta per il trasporto fino a Milano Centrale (e-mail per info: servizionavetta@liveclub.it). Ricordiamo l'ultimo appuntamento con Greg Lake: il 5 dicembre a Firenze (Viper Club).