27-06-2014 ore 16:39 | Cultura - Storia
di Luigi Dossena

Historia et imago Cremae. Crema adré a l’aqua: i racconti di via Verdi e dintorni, dal monastero al Monte di Pietà

Via Giuseppe Verdi per tutti i cremaschi coevi e un po’ rozzi, come mè, l’è al mercàt. Prima di iniziare a raccontar la multipla historia di questa area cittadina, facciamo una digressione un po’ sui generis musicali. Se quando gli amministratori pubblici intitolarono la via a Giuseppe Verdi, avessero gettato l’occhio sulla singolarità di via Vincenzo Civerchi, magari un và pensiero l’avrebbero fatto.

 

La via della musica

Quella è infatti per antonomasia la via della musica e dei musici: sorprendentemente il fato ha scelto contrada de’ Civerchi  per dare i natali a quasi tutti i grandi cremaschi che sono entrati nella storia: Giovanni Bottesini, Francesco Cavalli, Ranunzio Pesadori e Vincenzo Petrali. Mah! Dev’esserci un dio per la mosica che da lassù dirige il traffico delle cicogne canterine, magari un direttore d’orchestra celestiale con tuba, sciarpa bianca e bacchetta, probabilmente magica, ben appunto, Giuseppe Verdi.

 

Il monastero

Ma torniamo a via Verdi: l’area del mercato coperto di Crema ha avuto tanti nomi e tante storie. messer Pietro da Terno nella sua Historia di Crema compilata narra che nel 1489 esisteva un monastero dedicato a Santa Maria Mater Domini, probabilmente il buon Pietro, preso dalla fregola di narrare le cose cremasche, lo retrodata di ventuno anni, perché il monastero si allocò nell’area a partire dal 1520 e cessò di fare funzione nel 1810, quando incomprensibilmente venne soppresso. Esso tornò a nuova vita nel 1817, sotto mentite spoglie e con una funzione assai meno nobile: roba da quadrupedi accuditi da bipedi, ergo, un deposito di cavalli, da noi conosciuti come Stalloni.

 

La strada dell’acquedotto

In quel tratto che i cremaschi chiamavano veneticamente drìo al aqua entrava in città la placida acqua della roggia Crema sbarlussicando e gorgogliando leggermente; dopo avere inumidito l’aria e i maestosi ippocastani (maldestramente tagliati nel 1943), inclinandosi leggermente a mò di saluto, si immetteva in via Bottesini, arrivando al Ponte della Crema per poi sfociare nell’assolata piazza Garibaldi. Nel 1596 troviamo che tutta la strada dall’odierno acquedotto fino a Santa Chiara veniva comunemente indicata quale contrada di là dell’acqua (oltre la roggia), e contrada dietro l’acqua (di qua dalla roggia). Nel 1865 cambia ancora nome e diviene strada dietro l’acqua; arriviamo nel 1797 precisamente il 30 giugno et voilà! troviamo viale all’acqua (sono arrivati i francesi).

 

Il Monte di Pietà nel'800

Dal Monte di Pietà a Italo Balbo e Giuseppe Verdi

Dal 14 novembre 1871 dal prospiciente Palazzo dei Pegni, il comune ratificò un nuovo cambio di denominazione dell’area: via Monte di Pietà (il Monte di Pietà fu innalzato fra il 1569 e il 1586). Il 16 novembre 1940 per volontà del podestà via Monte di Pietà sparì per lasciar posto ed onore al governatore della Libia e perciò troviamo viale Italo Balbo. Il 5 aprile 1946 la giunta municipale decise però di ripristinare la precedente denominazione. Passati cinque anni, nel 1951, durante la ricorrenza del cinquantesimo dalla morte di Giuseppe Verdi, i nostri amministratori decisero di dedicargli la via delle acque, e così come ancora è ad oggi, la via del mercato coperto è via Giuseppe Verdi, tenendo però il nome di via Monte di Pietà fino al prolungamento nord di via Ponte Furio.

 

Il canton de la forca

Ecco ora in sintesi la singolare e sinistra storia dell’area dell’acquedotto. Sino al 1797 il vicolo cieco posto a pochi metri del serbatoio dell’acqua rimase senza nome come la terra di nessuno. L'anno successivo quel fazzoletto di terra viene chiamato canton de la forca: in quel luogo trovavano ricetto gli attrezzi del boia che servivano per le esecuzioni capitali (eh sì, anche noi avevamo un boia…) Naturalmente era un boia di campagna, niente a che vedere con quelli francesi, però le esecuzioni capitali si eseguivano, ben appunto nei pressi dell’odierno acquedotto, appena cessata la dominazione veneziana. L’acquedotto che svetta fra i tetti delle case e le campate del mercato venne costruito a partire dal 1912 con un preventivo di 480 lire, l’opera fu collaudata il 25 maggio 1917 e qualche anno a presso iniziarono i primi allacciamenti per l’erogazione dell’acqua potabile nelle case.

 

Addio roggia!

Terminiamo col mercato, l’area mercatale partendo come sempre dalle origini cioè dal 1946, anno in cui il fossato, la roggia Crema venne interrata e sul tronco di via Verdi nel 1952 venne costruito il nostro mercato coperto. Adieu vecchia roggia Crema, adieu! Fonti: Origini e Nomi delle Strade di Crema, 1976 Mario Perolini.

1960