26-11-2021 ore 13:24 | Cultura - Proiezioni
di Chiara Grossi

È stata la mano di Dio. Sorrentino poetico, tra le pagine di un diario di vita e formazione

È stata la mano di Dio è l’ultimo film di Paolo Sorrentino, un’autobiografia poetica, premiata con il Leone d’argento - Gran premio della giuria e scelta per rappresentare l’Italia agli Oscar 2022. Sorrentino torna a Napoli insieme a Toni Servillo, Teresa Saponangelo e Filippo Scotti, per raccontarsi attraverso il cielo della città, le ombre sui volti, i rumori nell’aria e la presenza della mano di Dio. Il film segue una spaccatura costante e ad ogni livello, un prima e un dopo, un abbandono e una speranza, un’ilarità e un dramma; due volti che si uniscono sinuosamente e senza mai sovrastarsi a vicenda.

 

Frugalità e delicatezza

Il racconto del tratto di vita di Fabbie’ che Sorrentino decide di mostrare è lo stesso che quest’ultimo ha affrontato, con la stessa frugalità e delicatezza di Youth, lontana dagli eccessivi fragori de La Grande Bellezza. Nonostante i cambiamenti affrontati dai protagonisti siano imponenti e profondi, questi si trasformano in lievi carezze attraverso i discreti sguardi di chi li vive e le flebili parole di chi li narra, mentre la figura di Maradona ne scandisce i ritmi. Ma non sono solo le voci ad animare gli spazi: i rumori e i suoni degli ambienti narrano zone intime e nascoste agli occhi.

 

La spinta al cambiamento

Il rumore delle gomme di un’auto d’epoca che sfregano contro l’asfalto, le setole di una spazzola che sfoltisce i capelli, lo scoppiettio di un fuoco premonitore. È qui, in questi attimi di stasi, dove solo l’immutabile ha voce, dove tutto appare immobile e inesorabile che accade la vita. Ed è attraverso l’indulgenza di tali momenti che diventa possibile fare del conflitto una risorsa preziosa necessaria al cambiamento, al coraggio, al futuro. Dunque, Paolo Sorrentino legge alcune pagine del suo diario, personali e allo stesso tempo universali, in una lingua dell’anima completa e accogliente, lasciando tracce silenziose e delicate nella percezione emotiva di chi ha la possibilità di ammirarne la forma.

 

1971