Accanto all’albero, che esprime sempre il messaggio della vita e indica nei rami le varie tappe della storia di salvezza, sempre fatto con tanta cura e premura dalle chiese orientali, ortodosse e slave, san Francesco nel 1223 ha ideato per la prima volta a Greccio, nella valle Reatina, il presepio vivente. Di ritorno da Damietta, dove nel 1219 aveva incontrato il sultano, per una pace feconda tra cristiani e musulmani, si era fermato qualche tempo in Terrasanta, presso il convento dei suoi frati a san Giovanni d’Accri. Per parecchi mesi aveva sostato a Betlemme, contemplando la dolcezza del mistero di Gesù fatto carne in quella grotta.
Il primo presepio vivente
Il paesaggio di Betlemme, tra montagne brulle e aride del deserto di Giuda, fino a 1000 metri, pareva a lui fosse lo stesso paesaggio della valle Reatina. Per questo con l’aiuto del responsabile del paese, Giovanni, la notte di Natale ha vissuto la stessa esperienza della nascita di Gesù. Da allora, in tutte le chiese occidentali, è fiorita la tradizione di ricordare il Natale con il presepio. Anche la letteratura è stata toccata da questo avvenimento e parecchi autori hanno composto sacre rappresentazioni della nascita come anche musicisti hanno collaborato sia nelle chiese come in altri ambienti pubblici a ravvivare, con canti appropriati, questa celebrazione.
Lo stupore
Un particolare, unico, in Francia, riguarda il presepio ideato in Provenza, che davanti alla grotta pone una figura strana chiamata ‘Le Ravi’, lo stupore (nell'immagine con le mani esultanti). Tutti i pastori e le donne del villaggio portano dei doni a Maria per la nascita del suo Gesù, come si usava anche da noi fino a qualche anno fa, finché le mamme hanno incominciato a partorire negli ospedali. Testimone di questa tradizione amichevole è il film L’albero degli zoccoli di Ermanno Olmi. Mentre tutti rimproverano questo tale perché non porta in mano alcun dono, Maria, che assiste alla scena, chiede che si metta per primo davanti alla grotta a manifestare il vero senso della nascita, che è lo stupore.
San Gregorio armeno
Da allora ogni famiglia si è impegnata, anche con gusto artistico, a costruire un presepio nella casa con l’aiuto attento, soprattutto dei bambini che di anno in anno, accogliendo magari come dono a santa Lucia qualche statuina, hanno completato e arricchito la sacra rappresentazione, come augurio di pace e di serenità per la propria casa e per tutto il mondo. Anche i commercianti sono stati stimolati ad offrire nuovi personaggi, come ad esempio a Napoli nel quartiere di san Gregorio armeno si trovano le figure che hanno caratterizzato l’anno in corso, nei vari settori, dallo sport allo spettacolo, dalla politica alla cultura.