La diciottesima edizione del Festival dei diritti si è conclusa con un tavolo di confronto sulla relazione tra bambini e adolescenti e l’uso del cellulare, entrato sempre più prepotentemente nelle loro vite. L’incontro, dal titolo Minori e smartphone - luci ed ombre, è stato organizzato dall’Associazione genitori borgo san Pietro e Vailati, in collaborazione con l’Ats Impronte sociali e il comune di Crema. La sala Alessandrini, nel pomeriggio di domenica 24 novembre, ha ospitato il neurologo Michele Gennuso, lo psicoterapeuta Marco Meschini, il pedagogista Andrea Dasti e il fisioterapista Paolo Nicardi. Gli esperti hanno mostrato al pubblico, per la maggior parte composto da genitori, come il telefono non sia un semplice oggetto neutro, guidando ad una maggior consapevolezza.
Come funziona il cervello
Il primo relatore ad aver preso parola è stato Gennuso, si è concentrato sulla relazione tra cellulare e cervello, definendo quest’ultimo come “un organo che raccoglie tutta una serie di input che consentono di realizzare delle azioni, dei movimenti. È capace di farci relazione, anche di notte mentre dormiamo, è continuamente attivo”. La caratteristica fondamentale su cui il discorso si è concentrato è stata la regione del lobo frontale: “non è uguale in tutte le specie, è sicuramente più sviluppato nell’uomo, dove si contano circa 7 miliardi di neuroni e la sua maturazione avviene intorno ai 20-30 anni”. A livello celebrare ci sono due modi per affrontare il mondo: uno dove non si ha bisogno di pianificare e fare sforzi, in questo caso entrano in atto la serotonina e l’endorfina. Un secondo dove si deve pianificare e mettere in azione se stessi, qui si manifesta la dopamina. “Se faccio provare ad un minore solo alcune cose, influisco nel suo sviluppo celebrare. Se l’esperienza che gli proponiamo gli piace si crea dipendenza. Gli adolescenti sono la fascia d’età più a rischio a sviluppare dipendenze, hanno un’ondata di dopamina più forte rispetto ad un adulto. Siccome il loro lobo frontale non è sviluppato, noi adulti dovremmo rappresentarlo, essere coloro che danno delle regole”.
La giostra emozionale
“Nel momento in cui io metto in mano uno strumento come lo smartphone ai nostri figli, gli dono un’esplosione di opportunità (cultura, formazione, relazioni, viaggio, espressione, intrattenimento)”, ha proseguito Gennuso: “questo indirizzerà i loro comportamenti a starci attaccati. Si parla di giostra emozionale, dove le esperienze digitali coinvolgono ma non stimolano a fare, diventano compulsive e abitudinarie. L’uso prolungato dello smartphone potrebbe infierire con la maturazione di alcune strutture celebrali, come l’amigdala, la corteccia prefrontale, le regioni che compongono il sistema di motivazione e ricompensa. Sicuramente è uno strumento che va usato, bisogna stare attenti ai sintomi soglia e ai comportamenti patologici”.
L’assetto posturale modificato
Paolo Nicardi ha sottolineato come lo smartphone sia capace di “modificare l’assetto posturale”. Per far capire quanto tenere in mano il telefono possa creare delle tensioni sul corpo inconsapevolmente, ha guidato il pubblico presente in un breve esercizio di respirazione e postura. Quando si risponde ad un messaggio o banalmente si guarda qualcosa sullo schermo il capo viene, per natura, inclinato. Se si parla di uso del telefono, si ha un’inclinazione di 60 gradi e la nostra testa arriva a pesare circa 27 chili. “Ormai c’è un aumento spropositato dell’artrosi nel collo per gli under 30”. In qualità di genitore e fisioterapista, Nicardi ha consigliato di aggiungere del tempo di qualità nella routine dei propri figli, per evitare di farli stare troppo tempo seduti.
I rischi dello smartphone
Marco Meschini si è focalizzato sull’aspetto psicologico. “È un mondo che va conosciuto, pieno di rischi e pericoli, tra cui il cyberbullismo, le challenge e l’adescamento di minori da parte di adulti. Da non sottovalutare è la quantità di tempo investito: lo smartphone è un mangia ore, non ci si rende conto di quanto si passa a scrollare. Va evidenziato anche il suo impatto sulle funzioni cognitive: il telefono, anche se silenziato o messo in un angolo, toglie capacità di concentrazione e focalizzazione. Sono poi in aumento le attività svolte prevalentemente sullo smartphone, come l’ascoltare la musica o vedere una serie su Netflix”.
Consigli utili per i genitori
“Cosa possiamo fare come adulti per aiutare a dare un senso alla parola consapevolezza nei minori?”. Con questa domanda, il pedagogista Andrea Dasti ha fornito al pubblico una lista di mantra su cui riflettere. Il primo recita “I care (mi interesso)", scritto da don Lorenzo Milani: “la prima cosa che possiamo fare è interessarci al mondo digitale e dello smartphone dei nostri figli. La seconda frase, “A misura del bambino” di Maria Montessori significa “costruire un ambiente intorno al bambino più facilitatore”. È toccata poi a “Nessuna predica è più edificante del buon esempio” di don Bosco: “i vostri figli vi vedono, come adulti potete costruire delle attività per voi stessi, come una no phone zone, un angolo della casa dove non entra il telefono. Fatelo voi per primi”. Tra i citati anche Steve Jobs con “Io e mia moglie a casa limitiamo l’utilizzo della tecnologia ai nostri figli”: “possiamo percorrere due strade, quella della proibizione e quella all’educazione della responsabilizzazione”. Infine “Non è mai troppo tardi” di Alberto Manzi: “per interessarci, per donare tempo, per dare l’esempio e per porre delle regole”.
Appuntamenti collaterali
In concomitanza con l’incontro, è stato pubblicato il podcast “Smartphone e minori. Guida per genitori consapevoli”, prodotto da Eduway, la piattaforma creata Andrea Dasti. È disponibile su Spotify, Amazon Music e Spreaker. L’istituto comprensivo rema Due organizza e propone un incontro sul tema, dal titolo “Smartphone o non smartphone”. Si terrà giovedì 28 novembre alle ore 21 presso la sala Alessandrini.