25-08-2014 ore 11:17 | Cultura - Storia
di Francesco Jacini

Crema. I cinquecento anni della battaglia di Ombriano, domenica 21 settembre conferenza a villa Benvenuti. Interverrà lo storico Franco Cardini

“La battaglia di Ombriano fu il più clamoroso fatto d’arme avvenuto in Italia nel 1514” scrisse così Ludovico Antonio Muratori riguardo alla celebre battaglia che vide come scenario Ombriano nello scontro fra le forze francesi, spagnole, sforzesche, svizzere e veneziane. Il gruppo l’Araldo, Crema Culturale e l’associazione culturale gli Ostaggi domenica 21 settembre organizzeranno, presso villa Benvenuti alle ore 17 la conferenza ‘V centenario della battaglia di Ombriano e assedio di Crema’. Parteciperà lo storico medievalista Franco Cardini, introdurranno i lavori Ferrante Benvenuti, Luigi Dossena e Mario Cassi; i filmati e le immagini sono a cura di Massimo Marinoni. Per l’evento sarà a disposizione una cartolina commemorativa numerata ed annullo a targhetta su dipinto dello stesso Luigi Dossena.

 

Piccole schermaglie

“I cremaschi ardimentosi – si legge nel comunicato stampa - seguendo l’esempio del cavaliere Renzo da Ceri, uscivano dalla Città per affrontare i nemici, come fece il capitano Agostino Benvenuti che militava in difesa della Patria e del Vessillo di S. Marco, il giorno prima di carnevale 1514 con 200 fanti armati di picche attraversa il fiume Adda e Castiglione assalta la compagnia degli sforzeschi di 60 uomini, li disarma e mette in fuga”.

 

Maggio 1514

“E siamo a maggio 1514. Giunse a Crema Prospero Colonna al comando di soldataglie spagnole (circa 300 persone) e comincia l’assedio di Crema a tenaglia. Con Prospero Colonna si accampa fuori le mura venete appena ultimate il comandante degli sforzeschi Silvio Savello. Mentre altri trecento soldati spagnoli piantarono le tende ad Offanengo e gli sforzeschi si posizionarono a Ombriano. Giunge a dar manforte il comandante militare Cesare Ferramosca con soldati e cavalleria e si posizionò alla torre di Pianengo. Crema così è accerchiata dai tre lati. Renzo da Ceri prepara la difesa, fa abbattere tutte le case, i mulini e tutti gli alberi che sorgevano tra Crema e Santa Maria della Croce per avere campo libero per la sua artiglieria. Dà ordine ai suoi soldati di occupare la Basilica costruita venti anni prima, la fece fortificare a tal punto che era praticamente inespugnabile”.

 

L’assedio di Crema

“Crema sopporta l’assedio delle truppe sforzesche durato ben quattro mesi, durante i quali la Città ebbe a subire tra le sue mura gli spettri della fame e della pestilenza già dal giugno 1513. Durante l’assedio fu necessario battere una Moneta Ossidionale detta Petacchia come riporta lo storico cremasco Pietro da Terno. Il 25 Agosto 1514, notte alta, Renzo da Ceri fece uscire da Crema i suoi uomini dividendoli in gruppi comandati dai suoi veterani: il capitano Andrea Matria fu messo alla testa di 700 fanti e 400 contadini, tutti bene armati si incamminarono verso la palude dei Mosi".

 

La pestilenza

Alla testa delle loro compagnie, Antonio Pietrasanta e Baldassarre da Romano, prendono la strada dei Sabbioni ove i nemici assedianti avevano un bastione presso la chiesetta di San Lorenzo. Giacomo Micinello con 100 cavalleggeri si diresse verso Capergnanica. Fine dell’Assedio e anche della pestilenza durata ben quattordici mesi che ha mietuto ben sedicimila mila cremaschi. Con la Battaglia di Ombriano termina la plurisecolare attività guerresca del popolo cremasco che fino all’avvento dell’astro napoleonico visse in pace, protetto sotto le ali del leone veneto”.

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