25-04-2014 ore 18:40 | Cultura - Storia
di Luigi Dossena

Historia et Imago Cremae. Lucia Mondella era cremasca? Don Abbondio era il prevosto del Duomo? I documenti del 1605

Alessandro Manzoni nella sua introduzione al romanzo parla di un manoscritto del 1600: egli finge d’aver ritrovato questo documento. Ebbene, noi crediamo, ben supportati dal libro Sull’Innominato di monsignor Cesare Donini del 1937, e da due manoscritti rispettivamente dell’11 giugno del 1605 del podestà di Lodi e del 12 giugno 1605, giacenti presso l’Archivio di Stato di Milano, Fondo Cancelleria Stato di Milano, cart. 374.

 

I manoscritti originali

Si tratta di due lettere manoscritte originali rinvenute da Nino Crespi e sostenute nella divulgazione da Marcello Santagiuliana. Ebbene, noi crediamo che i fatti descritti nel capolavoro manzoniano si siano svolti nel triangolo Crema, Dovera, Brignano Gera d’Adda. Le rapite sarebbero due, anzi tre, tutte cremasche. Quindi il famoso ramo potrebbe essere quello del lago Gerundo, i don Abbondio parrebbero due: i parroci del Duomo di Crema, tutt’e due consanguinei dell’Innominato. Infatti, la carriera di malvivenza di Francesco Bernardino Visconti inizia a undici anni, col rapimento della madre vedova che voleva convolare a seconde nozze questo matrimonio non s’ha da fare… il primo rapimento non si scorda mai... Nel romanzo tutto ruota intorno al rapimento di Lucia Mondella e tutto il lavoro sporco è fatto dall’Innominato.

 

La genesi de I Promessi Sposi

I documenti storici testimoniano di tre rapimenti per mano dell’Innominato e dei suoi bravi, molti sono i perché, le sorprese e gli impalpabili fili che cerchiamo di dipanare. La madre del Manzoni, Giulia Beccaria era figlia della contessa Ortensia Visconti, figlia del noto penalista Cesare Beccaria: chissà quante volte il piccolo Alessandro avrà ascoltato i racconti materni sui Visconti e del nonno sui delitti e sulle pene. Con ogni probabilità questa miscela di nobiltà collegata con la continua ricerca che dividono il bene e il male hanno fatto da detonatore alla sua immensa creatività, generando, di fatto, I Promessi Sposi.

 

Le vacanze trevigliasche

Manzoni nacque a Milano da un’antica prosapia giunta dalla Valsassina (ove traspose il suo capolavoro, il castello a cavaliere d’una valle angusta e uggiosa etc). Manzoni era legato da grande affetto a Tommaso Grossi che visitava durante le vacanze autunnali presso la casa di Treviglio di proprietà di uno zio parroco In quei luoghi giungevano gli echi e le grida delle vicende dell’Innominato e dei suoi bravi in terra cremasca. Ricordiamo inoltre che Alessandro Manzoni si sposò con Enrichetta Blondel, natia del paese bergamasco di Casirate.

 

Questi matrimoni “non s’hanno da fare”

Ora parliamo di preti, prevosti e parroci, partendo da don Abbondio, in salsa cremasca. Ebbene, sarebbero in due a non voler celebrare il celebre matrimonio al motto non s’ha da fare. Il primo era il conte Leonardo Benzoni, zio materno dell’Innominato, che fu parroco del Duomo di Crema, poi chiamato a Roma per ottenere molte cariche onorifiche, fin quando papa Giulio III lo officiò vescovo di Volturara Appula. Il secondo prevosto era il conte Gianpietro Benzoni, cugino per parte materna di Francesco Bernardino Visconti. Oltre all’Innominato, anche i due parroci nobili Benzoni si opponevano al fatto che la contessa Paola si sposasse in seconde nozze con il nobile della Valcuvia Cottino Cotta; correva l’anno 1590.

 

Solenne cantonata

Col passare del tempo, fra una grida e l’altra, Francesco divenuto bandito, sia pur nobile e visconte, troviamo due altri rapimenti perpetrati nel cremasco, e anche qui frammischiati a vedove (l’Agnese era vedova), figlie e matrimoni da impedire. Era l’11 giugno 1605 e a Dovera avviene il rapimento d’una fanciulla, ma questa volta i bravi e l’Innominato stesso presero una solenne cantonata: prelevarono la ragazza sbagliata, Isabella Medici, la sorella del vescovo di Lodi (Ludovico Taverna) e moglie del nobile Giulio Cesare Cattaneo. Eh va beh, può capitare anche per le brigate rozze.

 

Descrizione dettagliata

Rilasciata la sventurata rimediarono subito, centrando il vero obiettivo e rapendo una giovane e ricca vedova che si sarebbe dovuta risposare a breve, si trattava di Eufemia Boscaroli de’ Ricci, anch’essa cremasca. I due rapimenti si svolsero nella prassi che il Manzoni ben descrive. “Dodici cremaschi con due carrozze accompagnati da infiniti altri (nota: la braveria censita in quel lasso di tempo ne assommava 1400) a piedi, armati d’archibugi a ruota sono entrati nella terra di Dovera, feudo del conte Alessandro Serbelloni e hanno prelevato a forza la gentildonna” era il primo rapimento, quello farlocco.

 

Il rapimento farlocco

Ancora sul rapimento farlocco, Milano 12 giugno 1605 “et finalmente havemo trovato che il principale di questo rapto et invasione è stato Francesco Bernardino Visconte, famoso bandito descritto nelle cride ultime di vostra eccellenza, il quale è venuto con buona scorta di gente parte a cavallo, parte a piedi et parte in carrozze et sendo tutti armati di archibugi e ruota. Circa le ore venti et al numero de venti entrarono in Dovera et all’improvviso pigliarono Isabella Medici moglie di Giulio Cesare Cattaneo nobile et violentemente la portarono in carrozza et subito se ne andarono con tutto che il marito corresse e cridasse etc.”

 

Il secondo rapimento

Il secondo rapimento di Dovera, quello vero, dopo avere rilasciato la sventurata Isabella, l’Innominato e i suoi bravi lo eseguono ai danni di Eufemia, la ricca vedova che viveva con la madre Giuditta, anch’essa vedova “Iudita ch’è la madre et l’altra Eufemia che è la figliola” “duoi soli mesi ch’è morto il marito”. “Il visconte se ne sta in una casa ordinaria a Bagnolo terra di trecento focolari, lontana due miglia da Postino ma doppo il rapto quasi subito fu visto in Vaiano”. Le fonti Palazzo Benzoni Scotti Martini Donati, il Palazzo dell’Innominato, Crema. Ricerca storica, testi e coordinamento di Severina Donati de Conti. Folclore cremasco, don Francesco Piantelli, 1951, pagina 552.

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