25-01-2015 ore 17:04 | Cultura - Storia
di Luigi Dossena

Historia et imago Cremae. Avvistamenti e leggende di Rubby, il mostro di Rubbiano: le cronache nella calda estate del 1978

Estate 1978. Rubbiano sembrava Lock Ness. Venne avvistato un mostro che per la storia divenne Rubby, il mostro di Rubbiano. Era sul finir di giugno, nel cremasco il sole picchiava, Domenico Sangiovanni di Scannabue di anni 38  stava eseguendo dei lavori di sbancamento a bordo di una ruspa nei pressi di Rubbiano, quando improvvisamente sbucò dal fogliame un grosso serpente che i cremaschi ben conoscono e che chiamato ànguila: questo, strisciando velocissimo, si diresse in un prato attiguo ove stava armeggiando un contadino.

 

Le rovine di un antico mulino

Ebbene il signor Domenico diede la voce da campo a campo di quel serpentone nero che stava giungendo. Questi i fatti quasi certamente avvenuti. Poi non sappiamo chi dei due o magari altri lì appresso abbiano gonfiato gli eventi. In quei luoghi sorgeva il costone del fu Lago Gerundo coperto da una rigogliosa vegetazione. Sempre in quella località aleggia ancora il fantasma di un paese oggi oramai scomparso Plazanum (Piazzano). In quell’area si possono riconoscere le rovine di un antico mulino e di un monastero ove le leggende locali parlavano di cunicoli lunghissimi, in più per rendere altamente suggestivo il sito, galleggia un piccolo lago circondato da ruscelletti gorgoglianti e irrorato da una cascatella.

 

Il mostro di Rubbiano (foto © Il Giorno)

50 centimetri di circonferenza

Questo luogo si può vedere dall’alto di una stradina di campagna da circa 15/20 metri di altezza. Da sempre, quando la gente del luogo passa, si ferma e si fa il segno della croce. Insomma gli ingredienti c’erano tutti. Bastò solo che un giornalista locale, accennando in un trafiletto l’avvistamento di una creatura di circa 50 centimetri di circonferenza, avente due zampe artigliate, testa crestata e che fece fuggire due bambini terrorizzati che scatenò un putifarre di notizie. E così il brivido caldo che avvampò i malcapitati investì migliaia di persone che giunsero in quei luoghi da tutta la Lombardia.

 

Rubbianesi sornionamente sorpresi

In un fine settimana di luglio si contarono circa 5.000 turisti in Rubbiano e limitrofi. Le voci correvano fantasiosissime, chi parlava di coccodrilli, di lucertoloni con possenti artigli, di squame e puntute creste, insomma non si poteva più parcheggiare, torme di curiosi passeggiavano a caccia di notizie. I rubbianesi erano sornionamente sorpresi, ma contenti di vedere così tanta bella gente bighellonare fra le cascine. I commercianti si fregavano le mani, le osterie, le trattorie, tutti facevano affari d’oro.

 

Non c’è solo Ruby

Vi racconto la mia esperienza sul campo. Con i miei amici, giunti in quel bailamme ci recammo in un’osteria che da poco aveva messo il forno per le pizze. L’interno era stipato di gente che oltre ad aspettare il cibo parlava di Rubby. A un certo punto fra i tavoli apparve una donnona, era la proprietaria. Non so perché, tutta la clientela zittì e di riflesso qualcuno abbozzò: “Signora, ma è proprio vero?” e la signora  appoggiando i pugni sui fianchi rispose “Certo che c’è il Ruby e pare che non ci sia solo lui”.

 

Il covo di serpenti

Giunti sul finire di quel clangore agostano, giunse a mezzo stampa la chiosa del superesperto di draghi autoctoni e sentenziò che il mostro non era un cremasco verace, ma era castelleonese. Aggiunse che lì sì che si annida un vero covo di serpenti indicandone addirittura il luogo preciso, trattavasi di una fossa nelle vicinanze di via Beccadello a Castelleone ove c’era chi giurava di avere visto serpenti lunghi 7/8 metri con lingue biforcute e teste di drago e che da tutta Italia venissero a visitare quel luogo. Poi sempre nel suo articolo surreal-didattico vergava che forse si trattava di un comunissimo biacco o milordo, in dialetto bis milò, insomma una biscia d’acqua, anche se di grandi dimensioni, rimarcando che se ne videro esemplari lunghi quasi 3 metri e di  12/13 cm di circonferenza.

 

I mostri di una volta

Questa creatura sgattaiolando fra le ondulazioni del terreno potrebbe anche saltellare e aggredire di conseguenza le persone. Esso era descritto come rapidissimo, potendo appoggiarsi sulla sola coda così ad altezza uomo e sibilando porterebbe chi è davanti in uno stato di terrore. L’esperto lo descriveva molto scuro, quasi nero, striato e reticolato di un giallo vivo, anche se un'altra fonte lo voleva squamoso con scaglie rossastre che verso la coda diventavano argentee, inoltre sostenevano che di notte dormisse, ma di giorno… Chiudendo si potrebbe dire “Ahh non ci sono più i bei mostri di una volta!”. Fonti: il Giorno, articolo del 17 luglio 1978 di Nino Leoni; La Provincia, articolo del 5 luglio 1978, 11 luglio 1978 e 18 luglio 1978 a firma di Piergiorgio Ruggeri; La Domenica del Corriere.

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