24-12-2023 ore 17:58 | Cultura - Tradizioni
di don Emilio Lingiardi

Povertà e umiltà nel presepio costruito da san Francesco a Greccio il 24 dicembre 1223

Nella lettera che san Francesco 800 anni fa ha scritto al signor Giovanni di Greccio, dando indicazioni precise per il presepe che avrebbe costruito dopo qualche ora, si raccomanda il clima più adeguato al Natale, che è dato dalla povertà e dall’umiltà. La povertà per cui Gesù bambino ha bisogno di tutto e di tutti e l’umiltà che vive nella condivisione della nostra carne umana, segnata da debolezza, fragilità, incomprensione, fino alla morte in croce. Per san Francesco, che due anni prima era stato a Betlemme, il clima della grotta doveva respirare questa duplice caratteristica, mai così attuale come quest’anno.

 

La situazione attuale

La povertà di Betlemme è data dagli affetti feriti che toccano tutte le famiglie: non c’è casa che non pianga per la morte di parenti, conoscenti e amici. La povertà del lavoro: gli abitanti di Betlemme in buona parte sono impegnati nel lavoro di turismo. Sia negli alberghi come nei servizi, come nell’artigianato, dove nelle botteghe si fabbricano oggetti di legno d’ulivo e di madreperla inerenti il Natale. L’assenza di pellegrini e di turisti ha lasciato a casa gli impegnati nei vari alberghi, ha costretto a chiudere le botteghe artigianali a purtroppo dall’8 ottobre due mila uomini che col permesso dello Stato di Israele andavano a lavorare, sono stati licenziati. Povertà di cultura e di relazioni: da quella data tutte le scuole sono state chiuse e gli alunni non solo sono privi di cultura, ma è anche stata tolta loro la socializzazione per stare insieme anche nel gioco e nel divertimento. Buona parte di questi ragazzi, che vivono per le strade, sono la manovalanza cercata da Hamas per gesti di terrorismo.

 

 

La porticina

L’umiltà è segnata, dal punto di vista architettonico, dall’unica porticina di un metro e 50, attraverso la quale si entra nella basilica della Natività. Questa porta è chiamata porta dell’umiltà e tutti coloro che vogliono entrare dal bambin Gesù devono piegarsi e quasi inginocchiarsi per potervi passare. Nell’anno 320 l’imperatore Costantino, con sua madre Elena, ha costruito una basilica a cinque navate con colonne dipinte, ricordando la nascita di Gesù. Si conserva ancora in ottimo stato il pavimento a mosaico. Nel 540 l’imperatore Giustiniano da Costantinopoli ha rifatto, sulla stessa planimetria, arricchita soprattutto di mosaici, la stessa basilica, l’unica conservata integrale nonostante le lotte e le battaglie.

 

Amàn e batàk

Sulla facciata Giustiniano ordinò un mosaico raffigurante Gesù bambino adorato dai magi, in costumi persiani. Quando nel 634 i persiani dell’attuale Iran hanno distrutto tutti i santuari, da Nazareth a Gerusalemme, arrivati a Betlemme, sono stati colpiti da quel mosaico che raffigurava loro antenati, presenti alla grotta. Non conoscevano la storia, non sapevano le ragioni di questo mosaico, che però hanno rispettato. Dopo la loro dipartita i monaci hanno pensato di impedire qualsiasi passaggio bellico: hanno coperto la facciata, hanno tolto il mosaico e hanno lasciato questa porticina attraverso la quale passano i pellegrini ma non possono entrare né cavalli né armi,m né altri strumenti di guerra. Da allora è rimasta a ricordare, come dirà Gesù, di diventare bambini “per entrare nel regno”. Ho chiesto a un ebreo cosa significa per loro “bambini”. Mi ha risposto che per loro “bambini significa due cose: amàn e batàk. Ovvero ‘mi lascio guidare da’ e ‘ho fiducia in’. Il bambino, quando inizia a camminare, si lascia guidare dalla mano forte e solida dei genitori, quando diventa maturo e sicuro di sé, il lasciarsi guidare diventa “fiducia in”. Questo è il vero atteggiamento del Natale: lasciarsi guidare dalle mani di Gesù bambino e aver fiducia nei suoi doni di luce e di pace.

1994