24-05-2014 ore 19:11 | Cultura - Storia
di Luigi Dossena

Historia et imago Cremae. Maggio 1796, i 25 mila austriaci inseguiti dall'esercito di Napoleone si accampano in riva al Serio

Il 14 maggio del 1796, Milano venne occupata dai francesi senza colpo ferire. Sei giorni prima, l' 8 maggio, alle ore 11, gli austriaci chiesero il transito sul territorio cremasco al Podestà di Crema Zan Battista Contarini. Tra l’8 e il 15 maggio, come su  un’immensa scacchiera, gli eserciti francese e austriaco furono spostati dai generali e dagli strateghi tutt’intorno a Crema.

 

Lo pseudo-re di Francia

L’8 maggio, dicevamo, l’Arciduca Ferdinando D’Austria, reggente lo Stato di Milano, fuggì verso Crema. Napoleone sconfisse gli austriaci a Lodi il 10 maggio, l’11 riposò e il 12 maggio volò a Crema a chiedere informazioni sul Conte Lilla: era il nome assunto in esilio da Luigi XIII, lo pseudo-re di Francia e pretendente al trono in fuga. Il Contarini gli disse che il conte Lilla si era ritirato a Verona, Napoleone rispose “fosse pur vero che si trovasse colà che lo anderessimo a salutare”.

 

Le carrozze e i cavalleggeri ussari

L’arciduca d’Austria, dunque, alla testa di un corteo fatto di carrozze colme di forzieri ricolmi di danaro, gioielli e preziosità e circondato da 10.000 soldati passa sfiorando le mura venete: potete immaginare cosa frullava nella testa del Podestà quando domenica 8 maggio alle ore 11 si presentò, proveniente da Lodi, il colonnello della cavalleria borbonica alleata con l’Austria, il generale Giuseppe De Bisogni. Egli chiese di poter far transitare l’indomani quattro carrozze e due carri con la scorta di dodici cavalleggeri ussari,  ricevendo il silenzio assenso. Il De Bisogni, accomiatandosi, sibilò sardonicamente che forse potrebbero giungere 10.000 soldati tanto per gradire.

 

L’intero esercito austriaco in fuga

Con  questi pensieri cupi il Contarini andò a letto, avendo però prima dato ordini ben precisi ai suoi lavoranti: i badilanti e gli scariolanti dovevano quella stessa notte rimuovere e riassettare la strada che si snodava in prossimità delle quattrocentesche mura, essendo guasta e impraticabile da tempo.  E ciò per dare la via di fuga all’esercito austriaco e scongiurare il transito lungo la città.

La sveglia del Contarini

La mattina seguente il Contarini fu svegliato alla buonora e gli fu data notizia che tutto procedeva senza problemi, ma un ufficiale austriaco, presentandosi in Palazzo Comunale, latore di un messaggio scritto del general maggiore Kerpen chiese con tono perentorio il passaggio di alcune centinaia di carri e corrispondete numero di soldati. Era una frottola colossale: alla fine Crema vide sfilare su ogni lato tra i 20/25.000 uomini armati, praticamente l’intero esercito austriaco in fuga, tallonato da Napoleone e dal suo esercito. I soldati austriaci avevano già varcato la Benzona, strada nel territorio di Bagnolo Cremasco, così il Contarini, messo alle strette dei fatti acconsentì.

 

Statuari fra pennacchi, coccarde e medaglioni

 Intanto una moltitudine di ufficiali austriaci entrarono in Crema per visitarla, sotto lo sguardo circospetto dell’attonita popolazione. Quanto all’esercito di cui disponeva Crema, i suoi 200 soldati erano dislocati variamente tutt’attorno, dentro e fuori  le mura. Vediamo com’era una milizia. La milizia Cappelletti era composta da circa 20 soldati acquartierati dirimpetto all’odierna Casa Albergo, dando il loro nome alla via Cappelletti (dal  1931 via Placido Zurla). Questa milizia era così articolata: soldati a cavallo riccamente vestiti et di bella presenza, valorosi in guerra e al bisogno in tempo di pace, solenni et maestosamente scintillanti fra i colori delle stoffe sgargianti delle divise, fra il luccicare argenteo di lame et di metalli bronzei e dorati. Essi pavoneggiavano statuari fra pennacchi, coccarde e medaglioni innanzi alle donne cremasche che davano di testa facendo loro non solo rotear gli oci ma anche il cervelo. Praticamente una sfilata di moda.

 

I 10 mila austriaci a ridosso delle mura

Riprendiamo il filo, per tutto il 9 maggio l’esercito austriaco serpeggiò come un’immensa biscia sul territorio cremasco, la cui coda spunterà solo all’albeggiare del giorno 11 maggio. Sotto le mura di Crema passarono quindi a piedi, a cavallo, con muli, buoi, asini e altri animali che trainavano di tutto, inclusi i mastodontici cannoni posti su immense ruote. Infiniti carri con numerosi feriti e prigionieri francesi  legati ai mezzi con catene e corde camminavano a stento sotto gli occhi vigili dei guardiani. Così al calar della sera, circa 10.000 soldati austriaci si fermarono bivaccando a ridosso delle mura, mettendo inquietudine alla comunità cremasca, tanto che il podestà ordinò di tenere alzati i ponti levatoi e puntare l’artiglieria verso il ponte che attraversava il Travacone (il Cresmiero). Siamo al primo mattino di martedì  10 maggio.

 

L'inusuale spettacolo

La fiumana scorreva sotto gli occhi stupiti dei cremaschi stipati sulle mura ad ammirare un così inusitato spettacolo. Alla testa di questo immenso esercito vi era il comandante capo generale e feldmaresciallo Giovanni Pietro Beaulieu.  Fonte: Napoleone a Crema, Mario Perolini, 1962. Lectura Minima, don Giuseppe degli Agosti e Simone Bandirali.

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