24-04-2025 ore 09:28 | Cultura - Incontri
di Boris Parmigiani

L'Araldo. L'infermiera Giulia Venturini parla di un pezzo di storia cremasca: il manicomio

Le strutture manicomiali, un’indagine storica, è il titolo dell’incontro promosso dall’Araldo in collaborazione col Touring Club Crema e con il patrocinio comunale. Ilaria Chiodo, consigliere comunale ha sottolineato: “grazie all’analisi dei documenti conservati negli archivi della biblioteca comunale (mai prima d’ora oggetto di consultazione) la relatrice ha redatto una tesi di laurea in merito alle strutture manicomiali, facendo scoprire pagine di storia cremasca, prima d’ora sconosciute. Mario Cassi, presidente de l’Araldo Odv e Anna Maria Messaggi, Console del Touring di Crema, hanno ringraziato e presentato la relatrice al pubblico presente in sala. Giulia Silvana Venturini, originaria d’Izano, laureata in scienze infermieristiche presso l’università degli studi di Milano, sede di Crema, in occasione della redazione della tesi storiografica di laurea, ha condotto una ricerca sulle origini, sull’evoluzione e il personale d’assistenza presente nelle strutture manicomiali, con particolare riferimento al contesto di Crema.

 

Notizie inerenti la storia di tali strutture

L’obiettivo di Venturini è stato quello di ricostruire il ruolo e la funzione delle figure d’assistenza ai ricoverati, ai malati, alle persone colpite da malattie di natura mentale nell’opera pia Pazzi (seconda metà dell’ottocento) e, successivamente, nel manicomio dei tranquilli di santa Maria della Croce (prima metà del 1900). Da tale indagine sono emerse rilevanti notizie inerenti la storia di tali strutture. Il lavoro di ricerca è stato articolato in diverse fasi: inizialmente è stata ricostruita la storia delle istituzioni manicomiali in Europa, a Valencia; successivamente si è concentrata l'attenzione al panorama nazionale; infine ci si è addentrati nella realtà locale della città di Crema. Figure intellettuali francesi che concorsero con le loro teorie ed i loro studi alla storia dei malati mentali furono, tra gli altri, Michel Foucalt (1926-1984), filosofo, sociologo, storico francese, che concentrò i suoi studi sulla storia della follia nell’età classica, periodo in cui comparvero le strutture manicomiali. Egli studiò lo sviluppo delle prigioni, degli ospedali, delle scuole e di altre grandi organizzazioni sociali. I folli, a suo dire, erano individui poveri, criminali, dissidenti politici, omosessuali, bestemmiatori e gli atei: soggetti nel loro complesso associati al male.

 

Pinel innovatore della psichiatria

Tra gli altri si annovera Philippe Pinel (1745-1826) psichiatra francese che pose le basi per una nuova cultura psichiatrica. Fu considerato un innovatore della psichiatria per la nuova concezione che egli introdusse nei confronti del malato mentale, separandolo da altri soggetti posti ai margini della società, con cui veniva comunemente associato. L’origine delle strutture manicomiali in Italia sono circoscritte all’ospedale dei poveri di Roma (1548), alla Pia Casa di santa Dorotea dei Pazzerelli a Firenze, (1643) alla Pia Casa della Senavra, a Milano, (1781) ove venivano rinchiusi i malati mentali, gli epilettici, i bambini abbandonati e gli imbecilli. A Crema, le strutture preposte ad accogliere i malati di mente sono rappresentate dall’ospedale santa Maria Stella (il più antico) risalente al periodo di Federico il Barbarossa (1120-1190), dagli ospedali di Santo Spirito e di Sant’Antonio.

 

La situazione cremasca

Nell’Opera Pia Pazzi, a partire dal 800 e nel manicomio dei tranquilli di santa Maria della Croce, prima metà del 1900, si registra la presenza di degenti tranquilli, e non pericolosi. L’istituto di santa Maria della Croce, venne aperto nel 1929 (l'anno successivo all'aggregazione con Crema nel 1928), alla presenza di figure assistenziali ben definite, con un regolamento interno per il personale e gli ammalati, senza l’uso di mezzi coercitivi e di contenzione. Gli ospiti pericolosi vennero trasferiti al manicomio provinciale di Cremona. La legge Basaglia, approvata il 13 maggio 1978, sancì la chiusura dei manicomi, riformando il sistema di cura dei malati mentali, dando vita ad una svolta nell’universo dell’assistenza ai pazienti psichiatrici, precedentemente relegati all’isolamento, alla coercizione, alla contenzione fisica, generando, in tal senso, migliori condizioni per una vita dignitosa. Basaglia mise al centro la persona e non la malattia.