24-02-2023 ore 10:02 | Cultura - Libri
di Paolo Emilio Solzi

La Bomba, la vera storia dell’arma atomica narrata dall’uranio. Un fumetto a tema storico

La Bomba (L’ippocampo, 2020) è un’opera imperdibile per gli amanti della storia a fumetti. Sceneggiata da Didier Alcante e Laurent-Frédéric Bollée, illustrata magnificamente da Denis Rodier e tradotta in italiano da Fabrizio Ascari, la costruzione dell’arma nucleare è raccontata dal suo protagonista, l’uranio, che parla come un predestinato (“ineluttabile” come Thanos, l’antagonista degli Avengers). Più di quattro miliardi di anni fa, mentre la Terra sta prendendo forma, l’uranio è solo una roccia fusa tra molte altre. Nel 1789, quando gli umani lo battezzano in onore di Urano, dio del cielo nella mitologia greca, il metallo è usato per conferire a vetri e ceramiche una fluorescenza verdastra o una particolare brillantezza. Nel XX secolo cominciano le ricerche sulla radioattività e i più grandi scienziati del mondo si interessano alle proprietà dell’uranio.

 

Dalla fantascienza alla realtà

Nel 1933 Leo Szilard, fisico visionario e appassionato di letteratura fantascientifica, osservando un semaforo a Londra intuisce la reazione a catena di neutroni all’origine delle bombe atomiche. Ungherese di famiglia ebraica che insegna all’università di Berlino, Szilard scappa in America dopo l’ascesa di Hitler. Enrico Fermi, massone trasferitosi negli Stati Uniti dall’Italia fascista dopo aver vinto il premio Nobel per la fisica nel 1938, è scettico sugli esperimenti di Szilard con l’uranio e altri metalli, ma si unisce a lui quando capisce che i nazisti stanno lavorando a qualcosa di simile. Szilard contatta il suo influente maestro Albert Einstein per avvertire le autorità. Presto la Germania costruirà una bomba nucleare; per impedirne l’utilizzo anche gli Stati Uniti devono fabbricarla, così nessuno dei due Paesi oserà lanciarla contro l’altro.

 

Il Club dell’Uranio e il Progetto Manhattan

Il progetto per realizzare l’atomica tedesca inizia con la fondazione a Berlino del Club dell’Uranio, di cui fa parte Werner Heisenberg, premio Nobel per la fisica nel 1932. A Washington nel 1942 nasce in segreto l’analogo Progetto Manhattan, a capo del quale è nominato l’autoritario generale Leslie Groves. Nel gruppo, determinato a battere in velocità i nazisti, spiccano Enrico Fermi e il fisico Robert Oppenheimer. L’atomica americana è sviluppata nei laboratori di Los Alamos, usando plutonio prodotto a Hanford e uranio arricchito a Oak Ridge. Il personale che maneggia il plutonio è preoccupato: gli effetti del metallo sulla salute sono stati sperimentati solo sugli animali. La prima cavia umana è Ebb Cade, operaio nero di Oak Ridge ricoverato per un incidente stradale, a cui viene iniettato del plutonio a sua insaputa. I medici del Progetto Manhattan somministrano plutonio di nascosto a 18 malati incurabili. In un caso si scopre che il paziente soffre di una semplice ulcera, non di un cancro terminale, ma ormai il plutonio gli è stato inoculato. Dopo la sconfitta di Hitler e Mussolini, Heisenberg viene catturato; alcuni pensano che abbia rallentato il programma di ricerca tedesco per una crisi di coscienza. Resta il Giappone, che non intende arrendersi. La linea “pacifista” di Szilard, secondo cui l’arma atomica andava costruita come deterrente senza mai utilizzarla, soccombe alle “maniere forti” del generale Groves. Il 16 luglio 1945 gli americani testano la prima bomba al plutonio nel deserto del New Mexico, non lontano da dove nel 1947 cadrà un pallone spia del Progetto Mogul originando la leggenda dell’ufo precipitato vicino a Roswell. Il traliccio alto 30 metri su cui l’ordigno è posizionato si scioglie nella spaventosa esplosione e la sabbia della zona circostante si vetrifica.

 

Dal naufragio dell’Indianapolis a Hiroshima e Nagasaki

Intanto i pezzi di una bomba all’uranio, ancora più potente, sono trasferiti da Los Alamos a San Francisco e poi trasportati in nave fino alla base di Tinian, un’isola nel Pacifico. Il 30 luglio 1945 l’incrociatore Indianapolis, di ritorno da Tinian, viene silurato da un sommergibile nemico. Circa 300 marinai muoiono nell’affondamento e quasi il doppio è divorato dagli squali nei giorni successivi. I superstiti restano a bordo dei canotti di salvataggio fino al 2 agosto, quando vengono avvistati per caso da un aeroplano. Si tratta del peggiore attacco di squali della storia della marina statunitense. La catastrofe dell’Indianapolis è ricordata nel film Lo Squalo di Steven Spielberg. Il 6 agosto 1945 parte da Tinian il bombardiere Enola Gay, che sgancia su Hiroshima una bomba all’uranio chiamata Little Boy. Decine di migliaia di persone vengono incenerite all’istante. Tre giorni dopo, Nagasaki è distrutta con una bomba al plutonio che ha ricevuto il soprannome di Fat Man. Il Giappone si arrende e il ministro dell’esercito fa harakiri per il disonore. Il pilota di Enola Gay dichiara di aver posto fine alla Seconda Guerra Mondiale e di dormire tranquillo. Il generale Groves sostiene che il lancio delle bombe atomiche ha salvato la vita ad un milione di soldati americani, che altrimenti avrebbero dovuto invadere il Giappone. Si stimano fino a 200.000 morti a Hiroshima e 80.000 a Nagasaki (alcuni per l’esplosione, altri per la pioggia di radiazioni). Ogni anno, la sera del 6 agosto gli abitanti di Hiroshima commemorano le vittime posando delle lanterne galleggianti sul fiume Motoyasu.

 

L’avvertimento dell’uranio all’umanità

Tutti i personaggi di questa incredibile storia sono realmente esistiti; ad eccezione di Naoki Morimoto, umile cittadino di Hiroshima che rappresenta il popolo giapponese. Gli autori del fumetto La Bomba hanno chiamato così l’uomo ridotto a un’ombra da un processo chimico-fisico causato dallo scoppio di Little Boy. L’ombra è rimasta impressa su una scalinata di pietra, esposta al museo di Hiroshima dal 1971. L’uranio conclude il suo racconto con un sinistro avvertimento: “Oggi nove Paesi possiedono l’arma nucleare, che nel frattempo è diventata assai più devastatrice. L’arsenale mondiale è composto da circa 15.000 ordigni. […] Quell’ombra è la mia firma. […] Certamente il mio potere. Possa ossessionarvi per sempre!”

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