24-02-2023 ore 18:00 | Cultura - Arte
di Nino Antonaccio

Anteprima Crema comX 2023. Intervista a Majo: da Ruben Sosa a Tex, passando per Dampyr

Il Crema.comX si avvicina (15/16 aprile, al CCSA a Crema) e proseguono gli incontri con alcuni grandi ospiti presenti al festival. In questa puntata troverete il più atteso, Majo. Un grande autore del fumetto che ci introduce alla sua arte, in attesa di vederlo tra i suoi magnifici disegni nella splendida sala Da Cemmo.

 

Come ti sei avvicinato al mondo del fumetto?

È stato grazie a Ruben Sosa, l’autore argentino purtroppo scomparso nel 2006, che nella seconda metà degli anni ’80 aveva aperto una scuola di fumetto nella mia città. Ruben fu per me un maestro e un grande motivatore, grazie a lui mi convinsi a intraprendere la carriera di fumettista. Al corso conobbi due dei miei futuri colleghi: Giancarlo Olivares e Luigi Simeoni. Con loro e con Vietti, Febbrari, Mutti, Pezzi e Longoni ebbi la mia prima occasione di pubblicare, nel 1991, sulla serie edita dalle Edizioni Eden: Full Moon Project.

 

Quale tecnica grafica preferisci?

Più che di preferenza parlerei di naturale inclinazione. Ho sempre avuto uno stile di disegno realistico, ancor prima che l’idea di diventare un fumettista facesse capolino nella mia mente. Da ragazzino ripassavo i disegni con il pennarello nero, poi, frequentando il liceo, con i vecchi rapidograph, quindi, dopo gli insegnamenti di Ruben, ho cominciato a lavorare con china e pennino per poi arrivare al ripasso a pennello, tecnica che uso tuttora, con aggiunta a volte di spugnato e schizzi vari. Tuttavia non c’è una tecnica che preferisco, anzi, apprezzo spesso molto di più autori che esprimono tecniche completamente diverse dalla mia, di cui ammiro e ”invidio” capacità di sintesi per me inarrivabili.

 

Dampyr è stato per te un grande successo. Come hai vissuto l’uscita del film?

Ho assistito alla prima del film di Dampyr a Lucca, ed è stato particolarmente strano ed emozionante vedere sullo schermo i protagonisti del fumetto muoversi in carne e ossa in ambientazioni familiari come quelle delle storie che ho disegnato. È stato un vero colpo di fortuna per me essere stato il disegnatore delle prime due storie della serie. In quanto al film, ho apprezzato molto la scelta della produzione di far lavorare gli attori il più possibile in ambiente, cosa che anche gli attori stessi hanno gradito enormemente, invece di affidarsi, come spesso accade, troppo all’ausilio del croma key. Ritengo fortunata anche la scelta del casting, in particolare i tre interpreti protagonisti, incredibilmente fedeli ai personaggi del fumetto.

 

Puoi raccontarci come è nato il tuo meraviglioso Texone, quanto tempo è durato il

lavoro?

Ho impiegato la bellezza di tre anni e mezzo. È stato un lavoro veramente duro e la difficoltà maggiore per me si è rivelata, e lo è ancora, rappresentare il personaggio di Tex. Non mi spiego ancora il motivo, ma il volto del ranger mi è risultato da subito ostico, molto più rispetto ai tratti degli altri tre protagonisti. Per fortuna non ho riscontrato le stesse difficoltà raffigurando cavalli e cowboys, che sono sempre stati i miei soggetti preferiti sin da ragazzino.

 

I tuoi progetti in corso?

Attualmente ho in corso di lavorazione due storie: un soggetto storico di ambientazione prima frontiera americana, scritto da Mauro Boselli, una miniserie a colori i cui due primi albi sono stati disegnati da Stano e una storia di Tex sceneggiata da Manfredi.

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