24-01-2014 ore 17:22 | Cultura - Storia
di Luigi Dossena

Historiae et Imago Cremae, la cronaca dell’Assedio del 1159. Muore papa Adriano IV e cambia il corso della storia

Siamo nel luglio del 1159, gli eserciti nemici della città sono schierati all’esterno delle mura prefedericiane in attesa dell’assalto finale. Prima dei cremonesi, che avevano pagato Barbarossa, arrivò in città il console Manfredo Dugnano con 400 fanti, aggregandosi a sostegno dei cremaschi insieme a bresciani, piacentini e a tutti i cremaschi del contado. A fianco del Barbarossa, oltre ai cremonesi si erano schierati Lodi, Pavia e Como.

 

Il bagno di sangue

Circa 600 cavalieri cremaschi uscirono lance in resta e spade in pugno incrociarono il metallo con gli assedianti. Il Barbarossa rimane basito nel vedere la risposta dei cremaschi, abituato com’era alla resa incondizionata. Furono persino tagliate le teste ai tedeschi, con le quali i cremaschi giocarono a palla.

 

Le crocifissioni

Barbarossa, sconvolto da quella barbarie crocifisse molti prigionieri, subito imitato dai cremaschi, che sugli spalti appesero i cremonesi. Per impedire l’assedio e chiedere la scomunica del Barbarossa una delegazione di cremaschi, milanesi, bresciani e piacentini partì per incontrare il papa Adriano IV, che si spense il 1 settembre, senza aver incontrato gli ambasciatori. La storia cambiò il suo corso, morì il nucleo primigenio della Lega Lombarda.

 

La gigantesca torre

Prima di questo assedio i cremonesi avevano già scatenato tre guerre contro Crema: nel 1130, nel 1132 e nel 1139. In tutti e tre i casi sono stati costretti a tornare in riva al Po. Con l’aiuto del Barbarossa, nel 1159, invece, avevano alzato una gigantesca torre in legno con enormi travi squadrate, la base di 20 metri che poggiava su quattro ruote e aveva sei piani sovrapposti. Era poi stata rivestita di lamine di ferro e aveva un grande ponte per l’assalto, preparato per appoggiarsi aggrappandosi alle mura. La macchina infernale veniva dalla Terrasanta, dall’assedio di Gerusalemme e con ogni probabilità era stata costruita dal tristemente celebre Tinto Muso di Gatta.

 

Le imbarcazioni

Anche i tedeschi alzarono tutto intorno alla città torri e macchine da guerra. I cremaschi spesso uscivano per dar vita a delle scaramucce, riportando molte perdite perché annegavano nei fossati. Decisero quindi di utilizzare delle piccole imbarcazioni munite di rampini per recuperare i cadaveri. Siamo ormai a ottobre. Barbarossa, non riuscendo a colmare i fossati che circondavano la città, partì per Lodi e si fece dare 200 botti e molto legname. Riempite le botti con della terra, furono gettate nei fossati insieme alle fascine e ricoperte con 2 mila carri di terra.

 

Gli ostaggi

Preparato il terreno per muovere le macchine da guerra e avvicinarle alle mura, siamo ormai a dicembre. La precisione dei lanciatori cremaschi, frombolieri, arcieri e balestrieri, costringe il Barbarossa a rallentare e a ricorrere ad un macabro espediente: fa appendere gli ostaggi cremaschi alla macchina infernale per limitare i lanci difensivi. Secondo alcune fonti furono 20, per altri il doppio. L’imperatore ripara la macchina, la riveste con cuoio, lana e vimini e la riposiziona al centro del fossato. Nella prossima e ultima puntata affronteremo l’assalto finale.

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