Cremensis et filius di un dio maggiore, fu scultore et architetto, si formò alla scuola di Padova sotto le protettive ali del padre Giovanni, orafo di professione. Agostino De’ Fondulis era detto il de Padua . Si forgiò nella città patavina a stretto gomito col Mantegna, Pizolo e un poco più indietro anche di età con Donatello. Fu in Lombardia che letteralmente esplose la sua sublime arte di plasticatore, ergo cavatore dalla nuda terracotta di statue a cui mancava solo la favella.
Precursore della plastica terracotta
Giunto a Milano cooperò pari grado con il Mantegazza e l’Amadeo, veri capiscuola. Si discostò persino da un altro sommo artista della terracotta: il cremonese Rinaldo de’ Stavoli, il cui limite era la tradizione di stampo ornamentale, mentre De’ Fondulis era a tutto tondo l’innovatore. Egli fu precursore della plastica terracotta fittile di matrice rinascimentale et lombarda, avocò a sé personalizzando anche gli insegnamenti del carneade Antonio da Pandino. Dopo essere giunto a Milano ed aver annusato l’aria alla corte di Ludovico il Moro, Agostino spiccò finalmente il volo dispiegando le maestose ali d’artista da un luogo ben preciso: la chiesa di Santa Maria presso San Satiro con la rifinitura de’ concetti dei contemporanei a lui vicini come Benedetto Briosco, il Foppa, il Luini e Leonardo da Vinci.
Le creazioni
Tornando indietro di un passo, il nostro creò in tempi pregressi il sepolcro di Cristo per la chiesa di Santa Maddalena e Santo Spirito a Crema, oggi luogo sconsacrato e conosciuto ai più quale Auditorium Cavalli. Da lì, il gruppo statuario fu portato a Palazzo Pignano e posto nella pieve dedicata a San Martino; con sommo sfregio fu deturpato agli inizi del novecento, barbaramente gli tolsero tutti i cromatismi, i meravigliosi colori originali. Come dicevamo, tornando a Milano, l’opera di San Satiro, ovvero la Pietà allocata nel sacello di Ansperto è la pietra angolare, il capostipite dei seguenti sepolcri di Cristo concepiti in terra lombarda dallo stesso sommo artista cremasco ed in forma minore da altri artisti che ne emulavano l’opera.
Il sommo plastificatore
Questo incarico venne affidato ad Agostino l’11 Marzo 1483 sotto la supervisione dell’amico fraterno Donato Bramante. Si respirava in quel luogo un nuovo soffio colto ed anticheggiante. Di pari passo, nella natia Crema progettò la chiesa di Santa Maria Maddalena e Santo spirito dirimpetto al mercato austroungarico. Questo era Agostino de Fondulis, il sommo plastificatore. Pensate, il 25 Aprile 1483 Agostino fu testimone della stipula - citato sulla pergamena - fra Leonardo da Vinci, i fratelli de Predis e gli Scolari della Concessione per l’esecuzione della celeberrima pala de La Vergine delle Rocce concepita per l’altare dell’Immacolata concezione in San Francesco Grande.
Nemo profeta patriae
È la prova del prestigio acquisito nella corte dominata dal Moro ove Agostino fiammeggiava nelle accese allocuzioni sui concetti dell’arte , dell’ars nova. Agostino de’ Fondulis fu l’esecutore di svariati progetti di Donato Bramante, ma il cahier de doleance era sempre nella sua città, partendo dalla disdetta del suo progetto per la costruzione della Basilica di Santa Maria della Croce. Nemo profeta patriae. Diedero il progetto a suo suocero, un lodigiano di nome Battaggio. Fonti ed immagini: Sandrina Bandera Agostino de’ Fondulis 1997.