23-02-2024 ore 16:35 | Cultura - Incontri
di Paolo Emilio Solzi

Bestiario e dintorni in vernacolo cremasco, letture naturalistiche alla libreria Cremasca

Non di tutti gli animali dell’avifauna presente nel parco del Serio esiste il nome in vernacolo. Così, mentre il pettirosso è da sempre il rosgós, rondini e rondoni rundàne e rundanù, e lo scricciolo trentapìs, più problematico è trovare una traduzione univoca per l’airone cenerino, per il quale si ricorre di volta in volta a smargù, o forse smàrga, o magari smarghèt, che però allude piuttosto al cugino tarabuso, appartenente, come garzette e sgarze, alla famiglia degli Ardeidi. Secondo Mario Gnesi e Valeriano Poloni, autori di Bestiario e dintorni in vernacolo cremasco – il libro presentato dalla Libreria Cremasca presso le scuderie di palazzo Ternismargòt. L’incertezza del nome, che comunque rimane genericamente riferito all’airone, senza ulteriori specificazioni, è dovuta alla recente diffusione dell’uccello nel nostro territorio, e quindi alla difficoltà di un aggiornamento rapido del vocabolario dialettale. Lo stesso vale per l’ittiofauna. Per il pesce siluro, originario dell’Europa centro-orientale sconsideratamente introdotto nei nostri fiumi, dove presto si è smisuratamente riprodotto, non c’è termine vernacolare.

 

Rondini in ritardo

La presentazione, secondo incontro del ciclo Conoscere il territorio. In cammino nel parco del Serio, promosso dal CAI (Club Alpino Italiano) e dalla Commissione TAM (Tutela Ambiente Montano), ha tratto molti spunti dal Museo della civiltà contadina Il Cambonino di Cremona. Grazie alle notizie fornite da Rosellina Poloni, a corredo della lettura delle poesie da parte di Valeriano Poloni, scopriamo che molti animali celebrati in quei versi sono in grave pericolo di estinzione a causa del progressivo impoverimento del cibo di cui si nutrono. Così, ad esempio, non dobbiamo meravigliarci se le rondini arrivano sempre più tardi rispetto al proverbiale San Benedetto, o magari non arrivano affatto, se pesticidi e diserbanti fanno strage di insetti, privandole del loro principale alimento.

 

Animali notturni, o no?

Due notazioni letterarie derivano dalle poesie dedicate rispettivamente alla rondine stessa e all’upupa. La prima è una sorta di rivisitazione della pascoliana X Agosto, dove la rondine che non tornerà più al nido viene paragonata al padre del poeta, ucciso in circostanze misteriose mentre tornava a casa la notte di San Lorenzo. La seconda, la rabeba (reböba, secondo il Vocabolario del dialetto di Crema con premessa morfologica di Luciano Geroldi, e secondo il Lessico zoologico popolare della provincia di Cremona di Valerio Ferrari, che propone anche raböba), viene riabilitata come già aveva fatto Eugenio Montale nella sua Upupa, ilare uccello calunniato. La presunta calunnia, già apparsa nella letteratura latina, viene per lo più addebitata a Ugo Foscolo, che nei Sepolcri descrive l’animaletto come “immondo”, attribuendogli un “luttüoso singulto”, anziché il grazioso e onomatopeico “hoop-hoop-hoop”. Ma al di là di ogni scientismo positivistico, l’upupa viene gratificata dall’interesse dei poeti a motivo del suono del suo nome: quelle “u” ripetute sanno evocare, nell’atmosfera preromantica ispirata ai Canti di Ossian, qualcosa di notturno e lugubre. Più sfortunata la lucciola (lusarola), la cui abitudine di nutrirsi di chiocciole e lumache attraverso un processo di pre-digestione esterna per niente poetico, l’ha decisamente messa in cattiva luce.

 

I FolKrema

La serata, che ha visto fra il pubblico anche Romana Bonizzoni, a cui si devono le piacevolissime immagini che ornano il libro, è stata allietata dal gruppo musicale FolKrema, composto da Davide Bona al violino e al friscaletto (zufolo) siciliano, Giò Bressanelli alla chitarra, Pino Evangelisti al mandolino e al clarinetto, Vittorio Formaggia alla fisarmonica. Sono state eseguite polke, walzer e canzoni dalla tradizione popolare di vari Paesi europei. Al termine, il pubblico richiede il bis, e viene eseguita La-mi-la, nome che è tutta una nota, anzi due, facciamo tre. Il ricavato della vendita del libro sarà utilizzato per migliorare la fruibilità del cimitero dei Morti delle Tre Bocche. Il terzo ed ultimo appuntamento del ciclo, fissato per mercoledì 20 marzo, vedrà come protagonista Alvaro Dellera con il suo libro Il capanno. Il mondo naturale visto da un oblò. Fotografie e “notarelle bucoliche” di un fotografo naturalista.

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