Ha riscosso grande curiosità, presso la sala Cremonesi del centro culturale Sant'Agostino, la presentazione in anteprima del lascito alla città di Crema delle antichità appartenute a Carla Maria Burri, un patrimonio costituito principalmente da reperti di produzione egiziana che secondo il professore Christian Orsenigo, egittologo dell’Università degli Studi di Milano, “sono ascrivibili al periodo faraonico, ellenistico-romano, copto e arabo”, ai quali si aggiunge “un’interessante testimonianza in lingua elamica, rappresentata da tre mattoni iscritti, uno intero e due frammentari, provenienti dalla ziggurat di Chogha Zanbil”, ad una quarantina di chilometri da Susa.
Da re Djoser agli ushabti
“Il pezzo più antico, se si escludono alcune selci, è una piastrella in faïence che faceva parte della decorazione degli ambienti sotterranei della Piramide a Gradoni del re Djoser a Saqqara, risalente al 2600 a.C. mentre gli oggetti più recenti sono delle terrecotte di epoca copta (IV sec. d.C) e dei vasi in vetro di epoca islamica databili all’XI secolo d.C. Nella collezione sono presenti oggetti appartenenti a tipologie differenti, tra i quali figurine funerarie, detti ushabti, maschere ed elementi di sarcofagi, bronzetti riproducenti alcune delle principali divinità del pantheon egizio e numerosi amuleti. A questi si aggiungono testimonianze di religiosità più tarde, come ex-voto di epoca ellenistica-romana e oggetti legati alla devozione di San Menas, uno dei primi cristiani d’Egitto che fu martirizzato nei pressi di Alessandria nel tardo III secolo d.C”.
Studio ed esposizione dei reperti
Nel 2013 la catalogazione e lo studio dei reperti egizi della Collezione Burri, in previsione della loro esposizione presso il Museo civico di Crema e del Cremasco, sono stati affidati al dottor Orsenigo dalla Soprintendenza per i Beni Archeologi della Lombardia; referente del progetto è Francesco Muscolino. A Crema saranno esposti i pezzi più significativi della collezione come il bronzetto di Bes (nell'immagine accanto © Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia). Nel progetto espositivo, oltre ad Orsenigo, hanno un ruolo attivo Francesca Moruzzi e Simone Riboldi del Museo civico di Crema e del Cremasco. L’esposizione sarà preceduta dall’uscita di un catalogo riccamente illustrato che è attualmente in fase di completamento e sarà capace di soddisfare sia specialisti che semplici appassionati d'arte egizia.
Ricerca innovativa
All'analisi dei reperti ha collaborato anche il Dipartimento di Fisica del Politecnico di Milano; responsabile scientifico del progetto la professoressa Daniela Comelli. Come speigato da Orsenigo, “lo studio, basato sull’impiego di tecniche portatili e non invasive di spettroscopia ottica, molecolare e X è stato finalizzato a determinare la composizione materica degli oggetti, sia a materiali originali sia introdotti in seguito a interventi di restauro”. I risultati, definiti significativi, saranno presentati in un prossimo futuro.
Mattoni elamici
Non sono mancati studi specifici sui materiali, tra i quali quello del professor Gian Pietro Basello dell’Università l’Orientale di Napoli sui mattoni con iscrizioni elamiche: “risalenti al XII-XII secolo a.C. Nell'area che ora conosciamo come Iran - ha spiegato Basello a Crema – ricoprivano la ziggurat ed avevano una funzione magica, protettiva”. Oggetti molto preziosi, “ne esiste 1 a Roma, mentre Crema ne possiede addirittura 3”, sono stati pazientemente lavorati da qualche anonimo scriba; gli studi consentiranno di offrire interessanti informazioni sulle iscrizioni.
Lo studio sui vetri
Nella collezione anche cartonnage (nell'immagine accanto © Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia), usati nell'Antico Egitto a partire dal Primo periodo intermedio per realizzare le maschere funerarie, una stele policroma proveniente da Antinoe, un paio di splendide maschere di sarcofago di epoca tolemaica, amuleti a forma di scarabeo, di pianta di papiro, l'occhio di Horus, un coccodrillo, una statuina di sfinge alata; molte terracotte del periodo ellenistico, lucerne di epoca romana e copta e figurine zoomorfe. Infine, è da poco iniziato uno studio molto promettente sui vetri della collezione che coprono un arco cronologico molto ampio, che va dal I all’XI secolo d.C, affidato alla dottoressa Miriam Romagnolo, sotto la supervisione scientifica della professoressa Maria Teresa Grassi dell’Università degli Studi di Milano.
La carriera in Egitto
Tra il 1956 ed il 1959 Carla Maria Burri ha effettuato i primi viaggi in Egitto (nel 1959 si è laureata in Papirologia: relatore Prof. Sergio Donadoni, da poco scomparso), tra il 1964-1981 è stata addetto culturale presso l’Ambasciata Italiana del Cairo, tra il 1993-1999 direttore dell’Istituto Italiano di Cultura del Cairo, tra il 2003-2005 commissario generale per le iniziative Italia-Egitto. Per approfondimenti sulla figura di Carla Maria Burri , si veda il libro scritto da Daniela Gallo Carrabba: Carla Maria Burri, 2012.