22-05-2021 ore 18:30 | Cultura - Incontri
di Gloria Giavaldi

Fuori dagli schemi, ma dentro alle storie. Valentina: 'oggi le vivo da dietro il bancone'

“Mi mancano le storie dei nonni per i loro nipoti, il chiacchiericcio in sottofondo dei giovani studenti, l'entusiasmo per un nuovo libro sui volti dei bambini”. Da dietro il bancone della biblioteca Clara Galini di Crema la visuale ed i tempi sono cambiati. “Prima del Covid, la biblioteca era un luogo di lentezza, dove ti rintanavi quando volevi stare solo”. Stare bene da solo con le parole e le storie. Ora, la bibliotecaria Valentina Lazzaro vede libri, storie e persone “passare troppo in fretta”. Le visite sono scandite dagli ingressi contingentati. Le scelte dettate dal tempo che scorre veloce. “La cosa cui ho fatto più fatica ad abituarmi – spiega - è stato il plexiglass, è una barriera tra noi e gli utenti. Per anni abbiamo lavorato per cercare di abbattere la distanza, di portare la biblioteca vicina alle persone. Ora sembra di essere tornati indietro, dovremo lavorare sodo per non perderci”. Del tutto. “I lettori sono rimasti socievoli, ma vi è una barriera fisica che porta con sé una serie di difficoltà di relazione, questo è un dato innegabile”.

 

'Ancore di salvataggio'

È necessario salvaguardare le biblioteche e “salvare le storie: gli uomini ne hanno bisogno”. Servono per “sentirsi meno soli e concedersi altre possibilità. Così si può trovare il coraggio di agire. Di andare oltre la paura”. Ovunque vengano raccontate. “Il mezzo può cambiare, anche se i libri restano ancore di salvataggio, beni necessari e di conforto”. Queste parole descrivono un certo amore per la carta. Le foto lo confermano. In mezzo ai libri per bambini nella sala ragazzi, Valentina sfoggia uno di quei sorrisi pieni di vita. Poco più in là una foto in bianco e nero la ritrae immersa tra le pagine. I colori sono tutti dentro di sé. “ Vedo i libri come gli appassionati di musica vedono le colonne sonore, ne ho uno per ogni periodo”. Ad esempio “c'è quello che ho incontrato al momento giusto, quello che ha descritto per filo e per segno l'esperienza che stavo affrontando, quello che mi ha trascinata in un'altra dimensione”. Poi ci sono i libri per bambini, “quelli che amo di più. Adoro coinvolgere i piccoli in diversi laboratori di promozione alla lettura”.

 

Fuori dagli schemi

Pochi attimi dopo riavvolge il nastro e si ritrova in biblioteca. “Avevo sei anni quando ci ho messo piede per la prima volta. La bibliotecaria di Lodi era diventata per me un punto di riferimento. Leggevo montagne di libri, tutti consigliati da lei. Azzeccava sempre i miei gusti, sapeva leggermi dentro”. Fa una pausa. “Oggi cerco di imitarla, spesso consiglio libri che mi piacciono e che mi raccontano: c'è tanto di Valentina nel mio essere bibliotecaria”. Abbassa lo sguardo. Tamburella con le dita sul tavolino del bar. Poi respira, sorride e riattacca: “ho iniziato a leggere all'età di cinque anni, l'amore per i libri mi ha fatto diventare un po' solitaria. Le storie mi trasportavano lontano, in una realtà piena di fiori, ad esempio, e così sono cresciuta in un mondo mio fuori dagli schemi, lontano dalle mode che seguivano i miei coetanei. Con il tempo mi hanno isolata, ma non ho sofferto molto. Perché in realtà non ero sola: avevo i miei libri, il mio rifugio. Nonno mi ha trasmesso anche la passione per gli origami: quella non se ne è più andata”. Dalla barchetta, ai fiori fino ai pesci. “Ho sempre amato la creatività: con papà da piccola costruivo la casa delle bambole. Poi ho lasciato perdere, perché le mie doti artistiche non parlano per me”.

 

Spiccare il volo

Lo fanno, invece, l'amore per l'antichità, la ricerca, la scoperta . “Sono laureata in lettere antiche, alle superiori ho scoperto la passione per il greco ed il latino. Oggi, quando capita, adoro aiutare gli studiosi alla ricerca di un manoscritto”. Non lascia mai le sue radici, ma non teme di spiccare il volo. “Forse per la mia formazione, ho sempre avuto una certa resistenza nei riguardi del digitale. Oggi, però, per quanto continui a preferire il rapporto diretto con l'oggetto libro, ho capito che anche il digitale serve a completarci, ad arricchirci. Ad avvicinare alla lettura una platea sempre più ampia di persone”. Di contro, “non consente, ad esempio, ai bimbi più piccoli di esercitare la memoria visiva. In certe situazioni, le immagini riportate su un libro stretto tra le mani sono insostituibili”. Al pari degli sguardi della biblioteca e dei rumori tipici di un luogo vivo e vitale. “Certi rumori mi mancano, ma sono certa che torneranno. La biblioteca non può perdere quella funzione sociale che la caratterizza”. Dai momenti di lettura per anziani, ai progetti con le scuole, fino ai giovedì della biblioteca. “Forse in modo diverso, ma tutto questo tornerà, ne sono certa”. La biblioteca non può perdersi. “Non possiamo perderci”. Possiamo continuare a vivere.

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