Un centinaio di persone ha partecipato all’inaugurazione della mostra di Michela Grossi nella galleria ArTeatro della Fondazione San Domenico a Crema. L’ispirazione della scultrice proviene dalle opere dei suoi artisti prediletti: Picasso, Fontana, Giacometti, Hepworth. L’evento è stato accompagnato brillantemente al pianoforte da Edoardo Poli, giovanissimo e promettente alunno di Biancamaria Piantelli esperto nell’improvvisare musica jazz. Il giornalista Roberto Bettinelli, che ha introdotto l’esposizione, ha citato L’Immaginario di Jean-Paul Sartre: “L’opera non deve rappresentare o imitare il reale, ma deve costituire un oggetto autonomo. L’oggetto estetico è costituito e appreso da una coscienza immaginativa che lo pone come il reale. La pittura, il romanzo, la poesia, la scultura, l’opera drammatica, il romanziere, il poeta, il drammaturgo, lo scultore costituiscono un oggetto immaginario attraverso analoga”, ossia le forme, come le parole dei poeti o le creazioni degli scultori.
Un viaggio in tre tempi
Il percorso si snoda attraverso una cinquantina di opere in terracotta, che disegnano forme geometriche essenziali e cercano sempre di instaurare una relazione con il contesto che le circonda. La prima parte, chiamata Allheads, è composta dai lavori più recenti dell’artista. Si tratta principalmente di sculture bianche e nere di teste che rappresentano le molteplici identità della mente dell’autrice, come indicano alcuni titoli: Dubbi, Trasformazione, Seduzione, Dimenticanze. In proposito, Michela Grossi afferma: “Mi affascina la concezione pirandelliana della personalità. Più identità convivono al nostro interno”. Incontriamo poi giochi di luce, videoproiezioni e lavori dall’aspetto variegato, intitolati prevalentemente al femminile: Donna, Le Sorelle, Il Centro. Nella seconda parte, detta Extraurbani, troviamo teste di animali selvatici montate su lance: lupi, volpi, conigli, lepri, oltre a una coppia di uccelli che raffigura la maternità. È un tributo all’eleganza dei predatori, alle creature che vivono nelle campagne o nelle periferie lontane dai centri affollati, ma anche nell’immaginario dell’artista. Nella terza e ultima parte, Il Blocco delle Sfere, possiamo ammirare curiosi mappamondi e altre opere simili, come Voglio Scendere e Il Gioco dell’Equilibrio. Uno dei commenti più memorabili scritti sul libro dei visitatori recita: “È stato come entrare in una dimensione parallela”. E dopotutto, come disse Doctor Strange, “il multiverso è un concetto di cui sappiamo spaventosamente poco”. La mostra resterà aperta al pubblico fino al 5 febbraio, da martedì a sabato ore 16-19, la domenica ore 10-12 e 16-19.