21-11-2016 ore 20:17 | Cultura - Dischi
di Antonio Comandulli

Viaggio nella mia musica. Febbraio 1980, allo Skipper la scoperta di Peter Gabriel

Da tempo desideravo raccontare il mio viaggio nella musica. Nei primi 37 anni trascorsi tra una consolle e l’altra, ho maturato un’infinità di aneddoti, curiosità, amori e passioni. Ora, in collaborazione con Cremaonline e le immagini di Stefanino Benni è arrivato il momento di riviverle. Chiunque può commentare su facebook o scrivere a [email protected]. Buona lettura.

 

Guerre senza lacrime

Era febbraio, l’anno il 1980, quando ha pubblicato il 45 giri Games without frontiers su Charisma. Inserito subito dopo nel suo terzo lp intitolato Peter Gabriel, come i due precedenti da solista del resto, dopo l’uscita dal gruppo dei Genesis. Per la fotografia di copertina, che lo ritrae col viso sciolto per metà, gli addetti ai lavori l’hanno ribattezzato Melt, dall’inglese liquefare. Opera dello straordinario Storm Thorgerson, scomparso qualche anno fa ed autore delle copertine di Pink Floyd, Led Zeppelin, Genesis ma anche dei Muse fra i più contemporanei. Nella sua carriera solista, Peter Gabriel ha collaborato con musicisti del calibro di Phil Collins (Genesis), Robert Fripp ( King Crimson) o Kate Bush. Games without frontiers prende spunto dal celebre format televisivo francese Jeux sans frontières, tanto in auge in quel periodo e denuncia le guerre sparse nel mondo: nel brano sono definite guerre senza lacrime, “war without tears”.

 

Lo Skipper e lo Studio 54

Questo nuovo tipo di rock progressivo, che transitava verso l’elettronica ma anche nell’indie, un po’ scuro nelle sonorità, quasi tetro, era in totale contrasto con la mia mente musicale di quindicenne, che aveva in testa solo lo Studio 54. Mi fulminò totalmente, quel pomeriggio in cui riuscii ad entrare, eludendo la selezione all’ingresso dello Skipper. Nonostante fossi in una discoteca , non proprio il suo habitat naturale, mi catturava, mi emozionava. Ho capito che ero solo all’inizio del viaggio, avevo ascoltato pochissimo del panorama musicale in circolazione, anche perché era in continua, veloce evoluzione. In quel momento è risultato chiaro che avrei continuato a ricercare cose nuove, diverse, perché la musica era una sorta di reazione chimica fra stili, ritmi, strumenti, ed il risultato di tali combinazioni erano sonorità nuove, geniali e perfette per descrivere i miei stati d’animo. Quelli belli e quelli brutti. Ringrazierò per sempre questo disco; per quello che ha innescato nella mia testa, sperando che ogni uno di voi abbia il proprio disco da ringraziare per avergli insegnato ad emozionarsi. Buona musica a tutti.

 

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