21-09-2023 ore 20:36 | Cultura - Musica
di Annamaria Carioni

Raphael Gualazzi: 'La musica crea unione tra le persone, produce dialogo introspettivo'

Il 2 novembre 2023 il teatro san Domenico accoglierà il cantautore e pianista urbinate Raphael Gualazzi, che presenterà il suo nuovo progetto musicale Dreams, un album di 12 brani, disponibile in pre order in tre formati: cd audio, vinile e vinile autografato. "Sono orgoglioso di ogni brano. Il denominatore comune è l'autenticità. Sono tutti prodotti da me, anche gli arrangiatori li scelgo io, mi occupo di ogni dettaglio fino alla pelle di canguro per la batteria per ottenere quel particolare effetto vintage. Nessuno sfugge alla sua autenticità".

 

Come è nata la tua predilezione per la musica?
"Ho messo le mani sul piano per la prima volta a otto anni, a 14 ho iniziato a frequentare il conservatorio. Mio padre era batterista e suonava in una band". Raphael, parlando di sè, accenna velocemente al padre, Velio Gualazzi, componente del rivoluzionario gruppo anni sessanta Anonima Sound, formato da altri due musicisti del calibro di Walter Monacchi e Ivan Graziani. "Dopo un certo periodo di studio del piano, ho iniziato a prestare più attenzione all'elemento canoro, che considero uno strumento più intimo".

 

Jazz, soul, funk, blues: se la tua musica fosse un cocktail, da quali ingredienti sarebbe composto?
"La mia musica non è un cocktail, è un vino, tipo Merlot friulano in purezza". Incuriosita dalla risposta, chiedo se non sia anche sommelier. Raphael mi spiega con tono educatamente divertito che non lo è, ma che apprezza tutte le cose belle della vita, il buon vino, il buon cibo. “Mi sono lanciato con il paracadute, ho suonato a 2300 metri d'altitudine, arrivando sulle Alpi in elicottero”. Il suo sound è eclettico, come le esperienze della sua vita.

 

Il 6 ottobre uscirà il tuo nuovo album: ci puoi anticipare qualche dettaglio?
"Il mio ultimo lavoro celebra la dimensione onirica. I sogni possono essere di molti tipi: esoterici, premonitori, evanescenti". Mi lascio prendere per mano dalla sua voce suadente: mi scopro a pensare ai sogni rinchiusi nel cassetto, irrealizzabili o dimenticati e ai sogni che al contrario ti guidano, ti spronano a raggiungere le vette del possibile e dell'impossibile.

 

La musica ha forza terapeutica
"La musica crea unione tra le persone, produce dialogo introspettivo. Sul palco ogni volta si crea un atmosfera, che non ha bisogno di effetti speciali, di fuochi d'artificio. Per me la musica è un'esperienza seria, un momento mistico e il rapporto con il pubblico è sacrale: il palco è il tempio della musica". Il tono è pacato e convincente: sembra di vederlo, su quel palco, ammantato della sua musica evocativa, magica e mistica.

 

Come nasce una canzone?
"Può nascere da un groove, magari in sala prove, perché c'è un feeling particolare. Per esempio, Follia d'amore (il brano con cui ha vinto Sanremo giovani nel 2011 e che lo ha rivelato al grande pubblico) è nata così: un giorno scendo dalla macchina, lascio le luci accese e sento le spie che suonano". Gli faccio eco, perplessa, ripetendo "suonano?" e lui continua:" Sol, la, si bemolle: metto giù queste tre note e intono dire sì, dire mai. Ecco l'inizio della canzone. Si dice che Johann Strauss abbia immaginato le note del suo valzer più famoso traendo spunto dal cigolio della sua carrozza. Ecco, io sono stato ispirato dalla mia automobile".

 

C'è un artista con cui hai avvertito una connessione forte?
Mi aspetto che citi Elisa o Malika Ayane, con cui ha duettato con intensità, ma Raphael mi sorprende, raccontandomi del magico incontro con la cantautrice parigina Camille Dalmais: “Ho assistito ad un suo spettacolo dal vivo. Era incinta, bellissima nel suo abito bianco. Incantava con le sue movenze e con il gioco di luci ed ombre, generato da una lampadina appesa a un filo in una scenografia surreale. Abbiamo eseguito insieme la canzone L'amie d'un italien”,

 

Sei molto conosciuto all'estero: Francia, Germania, Giappone, Sud Africa. Ti senti più a tuo agio in Italia oppure in giro per il mondo?
"Gli ultimi tre viaggi musicali sono stati in Argentina, in Lettonia per il festival jazz di Riga e in Grecia. Io sono a mio agio dovunque ci sia un pubblico che abbia voglia di musica, di vivere il concerto insieme a me. Oggi però desidero anche un po' di stabilità, forse è questo che mi manca. Non ho una dimora fissa da quando avevo 25 anni. Forse l'avventura più grande è la normalità".

 

Perché la data zero proprio a Crema?
"Perché l'auditorium del teatro san Domenico ha un'acustica meravigliosa e l'accoglienza dei cremaschi è sempre generosa. Sono venuto già altre volte, Crema è un luogo familiare per me". Ci salutiamo, dandoci appuntamento il 2 novembre con la promessa di fargli assaggiare i salamini dei morti e i fasulin de l'öc cun le cudeghe.

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