Sabato 20 aprile nella sala teatro dell'oratorio di san Bernardino, gremita all'inverosimile, il sipario si è aperto sulla commedia dialettale “Crema 1956”, scritta e diretta da Egidio Giovanni Lunghi e portata in scena dall'Associazione culturale e teatrale La Compagnia delle Quattro Vie di Crema, che nel 2025 festeggerà trent'anni di attività ininterrotta. Le storia è ambientata negli anni cinquanta, anzi proprio 'ndal melanofcentcinquantases, “nella città lambita dalle acque del fiume Serio e circondata da distese fertili di campi seminati a mais e frumento”, come racconta la voce fuori campo del regista, mentre sui sei teli bianchi, posti a fondo palco a fare da scenografia, scorrono le immagini di quegli anni, della città com'era “un brulicare frenetico di gente e di voci con poche autovetture sulle strade e tante biciclette, treni e tramvai in arrivo dai paesi vicini”.
Trama e personaggi
Le vicende raccontano la storia di una famiglia, come si direbbe oggi allargata, che dalla campagna si trasferisce in città, nel quartiere di Santa Maria della Croce: Mario (Daniele Tolasi), il capofamiglia, fa il panettiere, Rosetta (Maddalena Bettoni), la battagliera moglie, perennemente afflitta dal mal da co lavora come domestica presso una famiglia benestante, il figlio Primo (Christian Cattaneo) ha trovato impiego alla Vandenberg, Bice (Katia Platania), la sorella nubile di Mario, si occupa di contabilità alla Ferriera, Piero (Carlo Patrini), il fratello gras d'arost e sciupafemmine di Rosetta è operaio alle “Macchinette” e la timorosa sorella Cecchina (Micaela Ghisetti) si prende cura della casa, sbrigando le faccende, come lavare, stirare e cucire i vestiti, lei che ha imparato dalle suore. Completano il cast Carmela (Caterina Di Corato), l'esuberante vicina di casa, che, avendo vinto il concorso alle poste, si è trasferita a Crema dalla Puglia, e due personaggi d'eccezione: i coniugi Gertrude (Enrica Giavaldi) e Palmiro (Gianfranco Bellandi) defunti da anni, ma presenti in qualità di fantasmi, inviati nuovamente sulla terra da San Pietro per redimere l'incorreggibile Piero.
I temp da 'na òlta
Lo spettacolo tocca diverse tematiche, con la leggerezza che appartiene alla commedia dialettale e con sentimenti di nostalgia e gratitudine per le proprie radici, come in tutti i lavori realizzati dalla Compagnia delle Quattro Vie: gli anni cinquanta vengono ricostruiti con attenzione per i dettagli, i ricordi della vita in cascina generano amore per la terra, per le tradizioni, per il dialetto, che sembrano quasi superati andando a vivere in città. Il messaggio che il regista vuole lasciare al pubblico è racchiuso nel calore e nella semplicità del pane: il pane è sincero, genuino, si condivide a tavola e da solo basta a sfamare ed è metafora della vita fatta di concretezza, di generosità verso gli altri, di sentimenti semplici e veri.
Risate e commozione
La storia si snoda tra momenti esilaranti, come quando Piero viene creduto fora da co, perché è l'unico della famiglia che può vedere i due fantasmi, ed altri commoventi, come la lirica interpretata dalla voce magica e struggente della poetessa cremasca Lina Casalini Maestri o il monologo del prestiner sulla "santa farina", che diventa pane “e 'n toch da pà al sa nèga a nisü”. Gli attori e le attrici sul palco recitano in modo convincente e coinvolgente: tutti si sono impegnati per mesi con piglio professionale, anche se professionisti non sono, nella comprensione e nell'interpretazione del proprio personaggio e il risultato sono figure credibili e ben approfondite, immediatamente riconoscibili nelle loro caratteristiche essenziali agli occhi del pubblico, che ha mostrato il suo apprezzamento con fragorose risate e scroscianti applausi. Intensa l'interpretazione fuori campo della splendida canzone La nevicata del '56, scritta da Franco Califano per Mia Martini, da parte della giovane Laura Nichetti.
Un pensiero a chi non c'è
Gli amici della Compagnia sono saliti sul palco particolarmente emozionati non solo perché è andata in scena la prima assoluta dello spettacolo, che sarà riproposto anche al teatro San Domenico il 5 maggio 2024 alle ore 18.00, ma soprattutto per un altro motivo accorato: la commedia è dedicata a due membri storici dell'associazione, Michela Dossena ed Enrico Capelli, che sono stati le colonne portanti di molti lavori e che continuano ad essere presenti sul palco nel cuore di chi ha condiviso con loro tanti momenti di gioia, di fatica e di divertimento. Insieme al loro ricordo, un pensiero sale fino al cielo anche per l'indimenticabile Maria Giovanna Rey, conosciuta da tutti come “la Signora Gatto”, protagonista di tante commedie e socia fondatrice della Compagnia, e al poeta Francesco Maestri, scomparso recentemente, che tante volte ha regalato la sua profonda voce ai cari amici dell'Associazione, impersonando anche Dio nel musical Joseph, l'Ombra del Padre, poi divenuto il film In nomine Patris.
Il sequel
A sipario chiuso, con il pubblico che si trattiene per congratularsi di persona con gli interpreti, mentre i tecnici e gli scenografi, coordinati dagli abili veterani Antonio Cambiè e Simone Benelli, sistemano e ripongono gli impianti audio-luci e gli oggetti di scena, aleggiano rumors che il regista Lunghi stia già pensando ad un sequel dello spettacolo da portare in scena il prossimo anno, ma nessuno degli interessati conferma o smentisce questa anticipazione. E' mezzanotte e in un mix di adrenalina ancora a mille per il successo ottenuto e di soddisfatta stanchezza, che inizia a fare capolino, si torna a casa. Lo spettacolo sarà riproposto anche questa sera alle ore 20.45 sempre presso la sala teatro dell'oratorio di S. Bernardino, dove è possibile prenotare gli ultimi posti disponibili al numero di cellulare 392/4414647.