21-03-2015 ore 18:07 | Cultura - Storia
di Severina Donati de Conti

Historia et Imago Cremae. Il Seicento musicale di Francesco Cavalli: il cremasco alla corte del Re Sole Luigi XIV

Fu baciato dalla fortuna il nostro grande compositore concittadino Francesco Cavalli. La buona stella fu prodiga di riconoscimenti, tanto meritati quanto puntuali. Nacque nella parrocchia di San Benedetto nel 1602. Il padre Giovan Battista Caletti-Bruni era maestro di Cappella del Duomo di Crema, un must che, come già abbiamo avuto modo di conoscere, rappresentò per i musicisti del tempo un punto di arrivo e di partenza ambìto e prestigioso. Non fu difficile per Francesco respirare musica in famiglia ed essere prestissimo apprezzato per il suo talento.

 

Il cognome Cavalli

Di ciò fu grandemente consapevole il nobile veneziano Federico Cavalli, governatore di Crema per la Repubblica di Venezia, che notò la disposizione musicale del giovane Francesco e gli diede la possibilità di sviluppare la sua formazione a Venezia (1616). Successivamente, in onore del suo mecenate, Francesco si chiamerà Cavalli, con la conseguenza indiretta di consegnare alla storia il cognome e la persona di uno dei tanti governatori veneziani della città di Crema destinato altrimenti a perdersi nel fittissimo buio dei secoli. Musicista dell’epoca (a sinistra) dipinto da Gian Giacomo Barbelli, artista nato a Crema, contemporaneo, concittadino, estimatore di Francesco Cavalli. Appartenenti al medesimo periodo storico, entrambi divennero famosissimi.

 

Il leone di San Marco

Nell’ambito musicale della Basilica di San Marco entrò prima come cantore, poi come tenore e, successivamente, come organista compositore. Ebbe la fortuna di incrociare l’estro del grande Claudio Monteverdi il quale, nel periodo successivo all’esperienza passata presso la corte dei Gonzaga a Mantova, aveva conseguito il ruolo di Maestro di Capella della Basilica di San Marco a Venezia.

 

Il Leon di San Marco

Il Giasone

Il giovane Caletto trasse spunti determinanti e insegnamenti preziosissimi dal grande Monteverdi dando così inizio a una fervida stagione creativa accompagnata da una altrettanto gratificante e, perché no, remunerativa escalation di ruoli. Nel 1630 sposa la vedova veneziana Maria Sonzomeno, appartenente ad una nota famiglia della Repubblica mentre la sua fama si estendeva a tutta l’Europa e le sue opere venivano rappresentate in tutti i teatri italiani più importanti. La sua opera Il Giasone del 1649 è considerata l’opera più rappresentativa del XVII secolo italiano.

 

Il matrimonio di Luigi XIV

Nel 1660 il cardinale Giulio Mazzarino convoca Cavalli a Parigi in occasione delle nozze di Luigi XIV (nella foto a destra) con Maria Teresa d’Asburgo. Francesco Cavalli non accetta immediatamente l’invito, tuttavia, in un momento successivo, aderisce alla richiesta. Ma la sua opera Xerses, rappresentata al Louvre, non ottenne il successo previsto, determinando in tal modo una incrinatura nella fulgida carriera del compositore, una défaillance peraltro giustificata da una congiuntura di eventi, non affatto trascurabile quello legato alla morte stessa del cardinale, arbitro della politica francese e suo potentissimo protettore.

 

Maestro della Cappella Ducale

Circa un anno dopo anche la sua opera Ercole amante riceve un’accoglienza fredda. Cavalli è ritornato deluso a Venezia dove i suoi meriti sono costantemente riconosciuti e, nel 1665, ottiene l’incarico di primo organista della Basilica di San Marco. Successivamente, nel 1668, gli viene attribuito il ruolo prestigioso di Maestro della Cappella Ducale, succedendo a Giovanni Rovetta. Muore nel 1676.

 

Il grande pubblico

La sua musica fu innovativa e le melodie legate alle arie musicali delle opere conquistarono il grande pubblico. Fu il primo operista a riconoscersi legato anche al teatro d’opera pubblico, allora il teatro di San Cassiano a Venezia, primo teatro italiano ed europeo impegnato ad allestire spettacoli d’opera pubblici a pagamento secondo le direttive dettate dagli impresari.

 

Fonti

Galvani e Salvioli, I teatri musicali di Venezia nel secolo XVII, Milano 1879; Prunières, L’opéra italian en France avant Lulli, Paris 1913; B. Croce, I teatri di Napoli, secolo VXV – XVIII, Napoli 1891; Simone Bandirali, Monteverdi alchimista con uno scritto di Flavio Arpini su Francesco Cavalli e disegni di Agostino Arrivabene, Crema, Amici del Museo,1994; Elena Mariani, Servi, scolari e buoni padroni: musicisti a Crema e committenti fra sette e ottocento, Insula Fulcheria, dicembre 2011; Flavio Arpini, Musicisti “ordinari” nella cattedrale di Crema fra Cinque e Seicento, Insula Fulcheria, dicembre 2011.

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