20-03-2024 ore 20:15 | Cultura - Libri
di Giulia Tosoni

Gli esuli giuliani. Un popolo cui è stata negata anche la memoria raccontato da Marisa Brugna

Nell’immediato dopoguerra 350.000 persone furono costrette ad abbandonare il
 suolo natio. Erano gli esuli di Istria, Fiume e Dalmazia, tra questi ci fu anche Marisa Brugna, autrice del libro Memoria Negata. Ieri sera Romano Dasti ha intervistato l’autrice chiedendole della sua infanzia nel centro di raccolta profughi per esuli giuliani. Marisa è nata nel 1942 a Orsera, in Istria e ora vive a Maristella, in Sardegna. Nel 1947 ha abbandonato il duo paese natio per passare oltre dieci anni in esilio. Nel 1959, insieme alla sua famiglia arriva a Fertilia, in provincia di Sassari dove si diploma all’istituto magistrale. Ha dedicato 38 anni della sua vita all’insegnamento, prima a Anela e poi a Alghero.

 

La memoria negata di un popolo

Marisa chiama “profuganza” il periodo passato nei campi in esilio. “Essere profuga significa rendersi conto che tutto è cambiato, dovevo mettermi in fila per avere del cibo, non avere abiti per cambiarmi, vivevo in uno spazio ristretto. La casa era diventata qualcosa di tangibile, mi ricordo che vivevamo accampati nei tendoni di plastica. Essere profuga significa che ogni volta che oltrepassi il cancello del campo, le persone ti guardano con supponenza”. La profuganza l’ha vissuta a Marina di Carrara, dove approdò dopo essere passata per Trieste. Questo libro è dedicato a un popolo che ha perso tutto e a cui fu negata l’unica cosa rimasta: la memoria. Ma la forza dei ricordi, come una lava sotterranea, trova sempre il modo di salire in superficie e quanto più è compressa tanto più forte sarà la sua reazione. E questo libro ne è la conferma. 

 

Il riscatto sociale dello studio

In un contesto del genere una fiamma l’ha tenuta viva: la voglia di studiare, quel riscatto sociale che solo lo studio ti può dare. L’autrice ha sottolineato il desiderio di non essere più emarginata: “decisi di continuare gli studi dopo la quinta elementare. Nonostante tutto riuscii a realizzare un sogno. Amavo la lettura quando ancora non sapevo leggere. Terminate le elementari i miei genitori erano stati chiari con me, i soldi per mandarmi alle medie non c’erano. Io non mi arresi e un giorno decisi di scappare dal campo per raggiungere la casa di una ragioniera che preparava privatamente gli scolari all’esame di ammissione in terza media. Ebbi fortuna, vide in me la bravura e decise di aiutarmi gratuitamente. Passai e continuai a studiare fino alla seconda magistrale”.

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