Venturino Benzoni, il cavaliere vissuto nel 1300, del quale abbiamo scritto in questa rassegna, ci ha affascinati con la sua indomita, eroica personalità. Ora saremo trascinati nelle vicende rocambolesche accadute all’altro Venturino Benzoni vissuto nel 1400, al quale fu dato lo stesso nome del suo predecessore.
La famiglia
Figlio del nobile Giorgio Benzoni e della nobildonna Ambrosina Corio, della illustre famiglia Corio di Milano, nacque a Crema nel 1403. La sua educazione fu affidata alle cure muliebri fino al compimento del settimo anno di età, come era usanza per i giovani rampolli nel medioevo ai quali venivano impartiti insegnamenti di cultura generale e, appena adolescenti, venivano addestrati nel mestiere delle armi. Venturino nacque in un contesto storico familiare particolarmente influente e autorevole. Giorgio Benzoni, padre di Venturino, affermò la propria Signoria su Crema nel 1405 e, successivamente, nel 1407, fu insignito del patriziato veneziano quando Crema ancora non apparteneva alla Repubblica. Possedeva inoltre la facoltà di coniare moneta, un privilegio singolare per la piccola Signoria di Crema. Nel 1413 Giorgio fu investito dallo stesso Sigismondo di Lussemburgo, imperatore del Sacro Romano Impero, del titolo di Vicario imperiale, un aspetto storico particolare in considerazione del fatto che i Benzoni, per consuetudine, furono guelfi, ma ciò dimostra come i grandi dell’epoca tenessero in considerazione il nostro territorio. Alla somma di queste prestigiose onorificenze si aggiunse quella di Filippo Maria Visconti duca di Milano che, nel 1414, conferì a Giorgio Benzoni la Contea di Crema e Pandino. Queste attribuzioni confermano quanto importanti fossero, da un punto di vista strategico, i confini della Signoria di Crema agli occhi delle più grandi potenze del tempo e, di conseguenza, quanta attenzione fosse dedicata ai Signori di Crema.
Venturino dato in pegno al Duca di Milano
Il conferimento della Contea di Crema e Pandino al padre Giorgio Benzoni rappresentò un evento storico che coinvolse la vita del figlio Venturino perché questi, all’età di 11 anni, nel 1414, fu inviato dal padre presso la Corte del Duca di Milano Filippo Maria Visconti, come pegno e garanzia di reciproca affidabilità. A Crema inoltre le lotte tra fazioni non avevano mezzi termini, a maggior ragione in quanto il territorio non vasto impediva ad ogni malcapitato di trovare facilmente scampo. Venturino quindi poteva ritenersi relativamente più sicuro presso la Corte Ducale, pur considerando il fatto che il carattere chiuso e diffidente del Duca creava i presupposti per potenziali ostilità.
Filippo Maria Visconti ( 1392 – 1447 ) - Certosa di Pavia, porta della sacrestia
Nell’ambito raffinato di questa Corte milanese avvenne quindi la formazione del giovane conte Venturino, ricevuto e trattenuto come un piccolo signore. Poteva infatti vantare anche da parte della madre milanese un’eccellente genealogia. Crescendo in tale contesto, essendo di bell’aspetto, i modi garbati uniti a coraggio cavalleresco e intraprendenza, divenne famoso nell’ambiente ducale. L’insieme di queste qualità gli conferirono indiscutibili chance anche agli occhi delle fanciulle frequentatrici della Corte ducale. Venturino si distinse valorosamente nelle battaglie a favore del Ducato, soprattutto contro i Malatesta, guidando il comando della sua cavalleria composta da 100 cavalli, non numerosa ma velocissima negli spostamenti rapidi. Ma ciò che più stupisce è il fatto che queste imprese furono compiute quando il nostro cavaliere non aveva ancora vent’anni.
Il Carmagnola, una spina nel fianco
Del bel Venturino si innamorò Luchina Bussone, figlia del condottiero Francesco Bussone, immortalato, nei secoli successivi, da Alessandro Manzoni con il nome di conte di Carmagnola. La famiglia, originaria di Carmagnola, era di poverissime e rustiche origini. “Occhio duro, abiti magnifici e berrettone di velluto piantato sull’orecchio ”, così viene descritto Francesco Bussone nella storia. Appreso il mestiere delle armi con l’ambizioso e spregiudicato Facino Cane, aveva poi offerto i suoi servigi a Filippo Maria Visconti nel 1413, giungendo al grado di comandante supremo delle armi del Duca ed entrando in rapporti di parentela con il duca stesso sposando un’appartenente alla famiglia Visconti. Francesco Bussone aveva notato la destrezza militare di Venturino e, avendo quattro figlie da maritare, la cosa più semplice che potesse fare gli sembrò quella di offrire in moglie a Venturino la figlia Luchina. Il Bussone ricevette in cambio un’offesa che mai perdonò, vale a dire un rifiuto da parte di Venturino il quale, in quanto appartenente alla nobilissima famiglia Benzoni di Crema, nonché Corio da parte di madre, considerò Luchina non all’altezza del suo rango.
Francesco Bussone, detto il Carmagnola, incisione di Eugenio Silvestri, 1836
Come scrive Pietro da Terno, il padre di Luchina in gioventù “aveva guardato i porci”. In questa scabrosa vicenda Venturino fu coadiuvato dal padre. Il Carmagnola da allora marcò strettissimo il giovane cavaliere che combatteva nelle sue fila, sorvegliandolo con la massima attenzione, soprattutto in battaglia cercò per lui mille pericoli, ma il ragazzo, allora solo ventenne, seppe ben destreggiarsi accrescendo indirettamente fama e considerazione, anche nei cuori femminili. Nel 1423 Venturino fu costretto a riparare a Venezia in seguito ad un complotto ai danni del padre Giorgio, che, avvisato in tempo, riuscì a salvarsi con Ambrosina e i figli recandosi nottetempo nella città che, anni addietro, gli aveva conferito il patriziato. Ma, fatalmente, anche Francesco Bussone arrivò a Venezia nel 1425 dopo aver cambiato improvvisamente orientamento ed essere passato a combattere al soldo della Repubblica. L’antico rancore era ancora ben desto, anzi il suo bersaglio poteva ora considerarsi a portata di mano. Non distolse quindi l’attenzione dai Benzoni di Crema e, in contatto segreto con il Ducato di Milano, tramò ai loro danni. Una sua delazione creò i presupposti affinché Venturino fosse accusato di tradimento e non gli fu difficile innescare sospetti nella mente ombrosa del duca di Milano. I ducali sorpresero Venturino a Fontanella dove era stato lasciato solo dal Carmagnola a difendere il presidio e, dopo essere stati respinti in due assalti, lo fecero prigioniero.
Venturino in catene a Monza
Nel 1431, in catene, Venturino viene portato a Crema ritornata sotto il controllo di Milano e, sempre in catene, viene trasferito a Milano e infine nelle carceri del Castello visconteo di Monza chiamate I Forni, luogo infausto di torture e crudeltà per i prigionieri politici.
Il Castello visconteo di Monza e i suoi “Forni”
Francesco Bussone ancora non demorde. Nonostante le nozze, avvenute nel 1430, della figlia Luchina con Luigi Dal Verme, trama con i ghibellini affinché Venturino venga condannato alla decapitazione e sarebbe riuscito nell’intento se non fosse intervenuta con lacrime e suppliche la madre Ambrosina Benzoni ed i parenti milanesi del giovane cavaliere, i Corio, che riuscirono a far commutare la pena di morte in carcere duro. Successivamente Venturino fu rinchiuso nel fondo di una torre del Castello di Milano e lì dimenticato fino all’agosto del 1435. Una nota particolare: nel frattempo, nel 1432, capovolgendosi la ruota della fortuna, Francesco Bussone, il Carmagnola, fu accusato di tradimento dalla Repubblica, torturato e infine decapitato nella pubblica piazza S. Marco a Venezia.
Il coraggioso torneo dell’agosto 1435 e la vittoria
A Milano, mentre Venturino giaceva nel fondo della torre, si verificò un fatto singolare. Il duca Filippo Maria Visconti viveva a quel tempo in permanente e spesso ambivalente stato di guerra. Come conseguenza dell’assedio di Gaeta e della battaglia di Ponza del 5 agosto 1435, ebbe l’occasione, una vera opportunità per il proprio vanto, di avere prigionieri presso la sua Corte famosissimi personaggi del tempo, il re Alfonso V d’Aragona con i fratelli Giovanni ed Enrico. Lui, semplice duca, poteva considerarsi arbitro del destino di un re e di una intera famiglia reale. Questo fatto lo colmò di stragrande soddisfazione, a tal punto da riservare ai prigionieri, ignari artefici della sua gioia, un trattamento sfarzoso. Furono disposte feste magnifiche ed una “molto honorevole giostra” che radunò a Milano il meglio dei signori di Lombardia. Filippo Maria sperava che qualcuno appartenente al suo ducato fosse in grado di avere la meglio, ma il valoroso Carlo Gonzaga fu il più ammirato nei primi giorni del torneo. Questa circostanza increspò l’animo suscettibile di Filippo. Allora lo zio di Venturino, Boniccio Corio, fratello della madre Ambrosina, ricordò al duca che da anni suo nipote Venturino Benzoni, “famoso giostratore” , giaceva rinchiuso in una torre e che, liberandolo, sarebbe stato in grado di battere il Gonzaga. La giostra fu rimandata di alcuni giorni in modo che Venturino potesse riprendersi fisicamente, anche se è legittimo immaginare quale fosse il suo stato di deperimento fisico e morale. La storia racconta che lo scontro fu difficile per entrambi i protagonisti e che grande fu l’impeto con il quale si spesero e le “botte “che entrambi si scambiarono. La svolta decisiva fu data da Venturino che “con una forte lanza ” raggiunse Don Carlo Gonzaga all’elmo facendolo cadere a terra tramortito con il suo cavallo. Fu il segnale della libertà “…e tanto Venturino ne la gratia dil signore entra quanto per lo inanci in disgratia era” - (Historia di Crema Pietro da Terno - 1556).
Cavaliere in torneo – affresco medioevale
Per Venturino è giunto il grande momento. Al giovane cavaliere vengono restituiti i beni di famiglia un tempo confiscati, riceve in dono un palazzo a Milano, gli viene conferito il titolo di Capitano e sposa Agnesina degli Asinari di Asti. Abbiamo notizie di lui nel 1449, quando Crema entrò a far parte della Repubblica di Venezia e Venturino venne inviato a Crema dalla Serenissima per impedire il rientro in città dei fuoriusciti ghibellini. Coadiuvato dai poteri centrali veneziani, con abile diplomazia si riconciliò con gli avversari politici e visse a Crema fino alla morte avvenuta nel 1460.
Fonti
Gioacchino Volpe, Medio Evo italiano, ed. Laterza Treccani, Dizionario Biografico Winifred Terni de Gregory, Bianca Maria Visconti, duchessa di Milano, Lions Club Crema e Pandino Gera d’Adda, 1994 Pietro da Terno, Historia di Crema, 1556 Storia di Cema, Francesco Sforza Benvenuti, 1859 De Benzoni dopo il loro dominio a Crema, Ed. Ronchetti e Ferreri , Milano 1846, con prefazione di Luigi Benvenuti, Università dell’Illinois Dizionario Biografico Universale, Ed. Fratelli Treves, fino al 1884 Vincenzo Lancetti, Biografia Cremonese, Milano, 1820 Lombardia, BeniCulturali, Il dominio della terraferma veneta: Bergamo, Brescia, Crema ( sec. XV – 1797 ).