19-02-2023 ore 13:45 | Cultura - Storia
di Boris Parmigiani

Touring Club, incontro sul ‘confine orientale’. Venezia, le foibe e l'esilio giuliano dalmata

Nell'ambito della rassegna “I sabati del museo”, la sala Cremonesi del museo civico del cremasco, ha accolto nei giorni scorsi una conferenza di natura storica dal titolo “il confine orientale”. Un'iniziativa messa in atto dal Touring club italiano, sezione di Crema, in collaborazione con l'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmata. Anna Maria Messaggi, console del touring cittadino, ha ringraziato il pubblico accorso, e ha introdotto i relatori. Presente tra il pubblico l'assessore comunale alla cultura Giorgio Cardile, che facendo proprie le parole il pensiero del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione della giornata del ricordo, ha sottolineato la ricostruzione della memoria collettiva tesa a creare le condizioni per un vivere civile, per la democrazia e per la libertà.

 

Testimonianza di Anna Maria Crasti

Anna Maria Crasti, vice presidente dell'associazione nazionale Venezia-Giulia e dalmata del comitato di Milano, in collegamento video, ha colto l'occasione per esprimere sentiti ringraziamenti al pubblico, al touring club di Crema e all'assessore comunale alla cultura. Ha altresì prodotto una sua testimonianza, spiegando ed illustrando con estrema chiarezza e lucidità  i fatti accaduti nel periodo storico che spazia dalla seconda metà dell'ottocento fino al trattato di pace siglato a Parigi nel 1947. Una tragedia che pone le sue radici sin da quando l'Imperatore Giuseppe Primo d'Austria decise di procedere alla “slavizzazione” di quei territori dove la lingua d'uso era l'italiano, sostenendo il nazionalismo slavo in territori quali l'Istria e la Dalmazia.

 

L’avvento di Tito

Fino al 1866, vigono l'unità, la convivenza e l'auto assimilazione degli slavi. Le popolazioni Istriane e Dalmate si sentono defraudate e desiderano far parte del Regno d'Italia formatosi nel 1861. L'irredentismo, l'esaltazione, la difesa dei valori nazionali, l'appartenenza al popolo italiano, acquista maggiore valenza con l'avvicinarsi del primo conflitto mondiale del 1914-1918,e con la marcia su Roma del 28 ottobre 1922 e  la conseguente instaurazione del regime fascista. Nel biennio 1925-1926,i cognomi croati e sloveni diventano italiani. Tutto ciò ha avuto come teatro il confine orientale. Nel corso del secondo conflitto mondiale(1939-1945),caratterizzato da violenze, morti, spargimento di sangue, da orrori di ogni genere, entra in scena il colonnello jugoslavo Tito, che costruisce gruppi sparuti di partigiani, che costringerà gli istriani e i dalmati a lasciare la loro terra, le loro abitazioni e gli affetti più cari. Tito s'ispira nel modo di agire al modello dell'Urss.

 

Le primo foibe

L’8 settembre del 1943 viene siglato l'armistizio di Cassibile che pone fine alla guerra, viene meno l'alleanza tra gli italiani e i tedeschi, ha inizio la campagna d'Italia e della resistenza nella guerra di liberazione contro il nazifascismo. Nel settembre-ottobre del 1943 ha inizio la prima fase dell'infoibazione ove vengono uccisi gli italiani di ogni estrazione sociale. Nel 1945 ha luogo la seconda fase dell'infoibazione ,scoppia la pace e a Trieste inizia la terza fase, la più cruenta. Il 18 agosto 1946 s'identifica con la strage di Vergarolla, causata dall'esplosione  di materiale bellico sulla spiaggia di Vergarolla a Pola. L'esplosione provocò la morte di 65 persone. In quel periodo,l'Istria era rivendicata dalla Jugoslavia di Tito, che l'aveva occupata fin dal maggio del 1945. Pola era amministrata a nome e per conto degli alleati delle truppe brittaniche ed era l'unica parte dell’Istria al di fuori del controllo jugoslavo. La responsabilità dell'esplosione,la dinamica e il numero delle vittime costituiscono fonte di dibattiti e di lati oscuri.

 

Scuole veneziane e dalmate

Bruno Politeo, socio volontario del touring di Milano, esule dalmata ha fornito spiegazioni dettagliate in merito ai confini dell’Italia prima e dopo il secondo conflitto mondiale. I legami della popolazione dalmata con Venezia e con l'impero ottomano; l'esodo dalla Dalmazia con i conseguenti bombardamenti, morti e feriti; la Dalmazia veneta negli anni 1000-1409-1797;i dalmati illustri San Girolamo, Diocleziano, Biagio da Trau, Nicolò Tommaseo e tra i più recenti il Senatore Bettiza e Ottavio Missoni, le scuole veneziane e dalmate. Quest'ultime, rappresentano un'antica istituzione veneziana. Si tratta di confraternite laiche. Per oltre 700 anni esse furono parte essenziale dell'organizzazione politica, sociale economica e religiosa  della Serenissima. All'inizio del sedicesimo secolo si contavano più di 200 scuole: di mestiere: lanaioli, orefici, calzolai; di devozione e di nazione: greci,albanesi ,lucchesi, milanesi. Tra queste ultime va annoverata la scuola dalmata.

 

Cenacolo dei dalmati

Il 24 marzo 1451, su istanza dei dalmati residenti in città e con decreto del consiglio dei Dieci, viene fondata la scuola dalmata dei santi Giorgio e Trifone, retta da un guardian Grande e da un consiglio di Cancelleria. La scuola fu una sorta di cenacolo dei dalmati, che per motivi di lavoro o culturali, risiedevano a Venezia o si relazionarono ad essa. Si trattava di marinai, di commercianti che frequentavano la città di Venezia ed avvertivano la necessità di avere un riferimento non solo anagrafico, ma anche un luogo ove celebrare un matrimonio o un funerale. Nel 1806 Napoleone ordinò la soppressione dei conventi  e delle scuole veneziane, ma la scuola dalmata non venne intaccata, grazie ad una particolare attenzione dei francesi. Alla fine di ogni atrocità a cui erano sottoposti i dalmati, sopravvivono l'associazione nazionale Venezia Giulia e dalmata, l'associazione nazionale dalmata, la federazione degli esuli istriani, fiumani,dalmati e la scuola dalmata di Venezia. Al termine delle profonde e sentite testimonianze dei relatori, il pubblico ha tributato loro un caloroso applauso.

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