Nell'ambito della rassegna dei “sabati del museo", nei giorni scorsi l’associazione culturale cremasca L'Araldo ha organizzato, presso la sala Cremonesi del museo civico, la conferenza "I miracoli di Santa Maria della Croce, tra scienza e fede". La manifestazione è stata resa possibile anche grazie al patrocinio dell'assessorato alla cultura della città di Crema. Mario Cassi, presidente dell'Araldo, ha preliminarmente ringraziato il pubblico presente in sala , ricordando che tale conferenza era già stata posta in calendario, ma non aveva potuto avuto luogo a causa della situazione pandemica.
I relatori
Relatori sono stati: Franca Fantaguzzi, ricercatrice storica e appassionata a tali tematiche, ex dipendente del Museo Civico di Crema e Gian Attilio Puerari, vicepresidente dell'Araldo e dirigente medico di primo livello presso l'azienda Ospedaliera di Crema. Fantaguzzi ha inizialmente illustrato le caratteristiche di Caterina degli Uberti: ragazza pia e devota alla Madonna, appartenente ad una famiglia benestante di Crema; nel proseguo ha riportato le principali notizie storiche relative ai miracoli accaduti nel territorio, nel contesto storico della fine del quindicesimo secolo. Il primo miracolo, testimoniato, risale al 3 maggio 1490, giorno dell'esaltazione della croce. In tale occasione, un ragazzino di undici anni, colpito da grave malattia ad un piede che non gli consentiva nemmeno di reggersi in piedi, venne condotto al bosco del Novelletto e, al termine delle preghiere, il bambino guarì e riprese miracolosamente a camminare in modo autonomo.
Guarigioni miracolose
Nel medesimo giorno si verificarono una quarantina di guarigioni miracolose. Il 4 maggio, presso il bosco del Novelletto, fu eretto un piccolo altare, sul quale venne collocato il rilievo della Madonna col bambino. Il 5 maggio 1490 si registrarono 80 inspiegabili guarigioni, relative a persone colpite da disabilità di vario genere. Altri fatti miracolosi avvennero il 18 maggio e il 2 giugno. Il 18 giugno 1490 il podestà Veneto di Crema si fece condurre presso l'altare ed assistette personalmente al prodigio del cerchio luminoso: attorno al sole apparve un cerchio iridato che sembro' cadere verso la terra. Nel 1694 il santuario fu affidato all'ordine dei Carmelitani Scalzi. Questi ultimi non vi rimasero a lungo poichè nel 1810 abbandonarono Crema a seguito degli attacchi Napoleonici.
La vicenda di Caterina
Puerari ha invece illustrato, da un punto di vista medico, le ultime fasi della vita di Caterina degli Uberti. Partendo da dati scientifici certi, al fine di cercare di estrapolare logiche conclusioni, si è posto domande in merito alla probabile età di Caterina, alle sue caratteristiche fisiche, nonchè al suo probabile stato di salute. Nel merito si racconta che il giorno 3 aprile 1490, all'imbrunire, Bartolomeo Pederbelli, marito di Caterina degli Uberti, convinse la moglie a salire sul cavallo, al fine di raggiungere Bergamo, allo scopo di fare visita alla sua famiglia. Una volta giunti fuori dalle mura di Crema, deviò dal normale percorso, raggiungendo il bosco del Novelletto. In tale luogo il Pederbelli infierì ferocemente contro la povera Caterina, colpendola più volte con la spada al capo e alle braccia, amputandole anche la mano destra. Nel corso dell'azione delittuosa la spada si spezzò in due parti; dopo avere mortalmente ferito la moglie fuggì e di lui si persero le tracce.
Trauma e anemia
Caterina, gravemente ferita, venne ospitata nella casa dei Tensini: al suo capezzale si recarono sacerdoti, parenti e il medico Mastro Cristoforo. Caterina ricevette i santi sacramenti ed in poche ore cadde in uno stato d'incoscienza; morì il giorno successivo, 4 aprile 1490, circa 12/14 ore dopo l'avvenuta aggressione. La diagnosi più probabile, secondo il parere medico di Puerari, potrebbe essere quella relativa a uno shock ipovolemico, associato ad anemia acuta, nonchè ad un grave trauma cranico. Mario Cassi ha successivamente mostrato al pubblico, spiegandole e commentandole, le medaglie commemorative di santa Maria della Croce: raffigurante il santuario , medaglia votiva in alluminio risalente all' incirca all'anno 1920, ed infine la cartografia del Cremasco nel periodo della Repubblica Veneta