18-02-2022 ore 12:54 | Cultura - Arte
di Andrea Galvani

Crema affronta la Superbia e con Arrivabene si addentra nelle profondità dell’hybris

Nel tardo pomeriggio di sabato 5 marzo, nelle sale Agello di Crema si aprirà la mostra di Agostino Arrivabene. La prima del 2022. Il titolo è esplicativo, non esaustivo: Superbia. Nelle profondità dell’hybris. Curata da Silvia Scaravaggi e prodotta dal Museo di Crema in collaborazione con Azimut capital management in veste di main sponsor, si concentra sulla produzione più recente dell’artista di Rivolta d’Adda. Classe 1967, porterà al sant’Agostino una selezione di 30 opere tra dipinti, disegni, studi preparatori e vanitas.

 

Superbia, usura e vanità

“Il nucleo principale dell’esposizione – si legge nell’introduzione alla mostra - è formato dal trittico Le due morti, realizzato tra il 2020 e il 2022, composto dall’omonimo dipinto e da due quadri inediti Usura e L’inaudibile II e dalla tavola Purgatorio, Canto XI (I Superbi), creata per il ciclo pittorico dedicato alla Divina Commedia di Dante Alighieri, fino a oggi inedita e qui esposta per la prima volta insieme agli studi preparatori. La mostra è fondata sull’equilibrio della triade tematica superbia-usura-vanità, dentro le cui positive e negative locuzioni l’artista intende indagare una tensione al riconoscimento, alla confessione, alla riscossa e alla rinascita, anche in chiave cristiana ed escatologica”.

 

Affrontare il presente

Attraverso quattro dipinti del 2021 (Verbo, immagine guida dell’esposizione, Il mio nous manifesto, La crisalide II e Contra mundum) “la superbia viene connessa alla meditazione sulla vanità, sul narcisismo, sul peso delle proprie scelte, sulla usura intesa nel suo più arcaico significato, sugli usi della società contemporanea e sui modi di affrontare il presente, con uno sguardo agli esempi della tradizione che attraversano la storia della mitologia, della religione, dell’arte e della letteratura”. Le varie manifestazioni della ‘tracotanza’ incontrano l’Odissea omerica e la Divina Commedia, i Cantos di Ezra Pound: “il monito, che l’artista rivolge anzitutto a se stesso, si dilata al al sistema dell’arte e di chi lo nutre”.

 

La base della ricerca

L’esposizione di conclude con un “ciclo che attinge agli esordi di Arrivabene”: l’intenzione è di “indagare a ritroso l’emergere dei temi alla base della sua ricerca: l’androgino, la simbologia nel mito e la trilogia, come spesso evocato in alcune opere, ad esempio nella pala lignea La custode dei destini del 1987, esposta per la prima volta al pubblico in questa mostra”: Atena, Odisseo e Orfeo, archetipi sui significati e i misteri della vita e della morte. Oppure il dialogo tra divino e umano, nella triade del gruppo di Nyx insieme ai figli Thanatos e Hypnos, rappresentata in I figli di Nyx (del 1993). La mostra è accompagnata da un catalogo, con testi della curatrice Silvia Scaravaggi e della studiosa Elena Alfonsi, realizzato dalle Edizioni Museo Civico Crema con la direzione creativa di Edoardo Fontana.

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