18-01-2023 ore 20:02 | Cultura - Libri
di Paolo Emilio Solzi

Joseph Ratzinger, l’ultimo papa d’Occidente profetizzato da Nietzsche nel libro di Meotti

L’ultimo giorno del 2022 moriva Joseph Ratzinger. Il pontificato di Benedetto XVI, dal 2005 al 2013, è stato scosso da varie polemiche, come quelle legate agli abusi sessuali del clero, ed è finito bruscamente con le sue dimissioni (non accadeva dal 1415). Il libro di Giulio Meotti, L’Ultimo Papa d’Occidente? (Liberilibri, 2020), non approfondisce questi delicatissimi argomenti, ma si focalizza su un tema cui Ratzinger ha dedicato molti scritti e discorsi: la difesa dell’identità europea e della civiltà occidentale. Per Benedetto XVI il relativismo culturale, secondo cui “tutto si equivale e non esiste alcuna verità, né alcun punto di riferimento assoluto”, non genera libertà, ma è l’anticamera del nichilismo.

 

L’Europa nata da Gerusalemme, Atene e Roma

Ratzinger prese il suo nome papale da Benedetto da Norcia, nato intorno al 480 mentre l’Accademia Platonica chiudeva e l’impero romano crollava. La cultura classica rischiava di andare perduta, ma i monaci dell’ordine fondato da San Benedetto (proclamato patrono d’Europa da Paolo VI nel 1964) preservarono la civiltà greco-romana durante il Medio Evo e la trasformarono attraverso la visione giudaico-cristiana. Il risultato di questa fusione fu ciò che oggi identifichiamo con l’identità europea. Ratzinger lo avrebbe sottolineato in un discorso al parlamento tedesco nel 2011: “La cultura dell’Europa è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma, tra la fede in Dio di Israele, la ragione filosofica dei Greci e il pensiero giuridico di Roma”.

 

Un papa filosofo e musicista

Con le sue dichiarazioni esplosive, Ratzinger si inimicò i media più influenti, che lo chiamavano “il Panzerkardinal”, “il Rottweiler di Dio”, “il Pastore Tedesco”. Malgrado la “leggenda nera sul Grande Inquisitore, che impone l’ortodossia nella Chiesa con il pugno di ferro”, Ratzinger non era “un uomo di potere e un politico, ma un tranquillo studioso, un tipico professore tedesco” di una volta. Appena diventato Benedetto XVI, si stabilì negli appartamenti papali con i suoi libri, gli amati gatti e il pianoforte. In proposito, Ratzinger sosterrà nel 2015: non esiste “una musica di grandezza pari a quella nata nell’ambito della fede cristiana, da Palestrina a Bach, a Haendel, fino a Mozart, Beethoven e Bruckner. La musica occidentale è qualcosa di unico, che non ha eguali nelle altre culture”.

 

Critica della Teologia della Liberazione

Il cardinale Ratzinger, che nel 1985 definì i Paesi socialisti “la vergogna del nostro secolo”, fu spiato dalla Stasi dal 1974 al 1987. Pronunciò parole glaciali contro la Teologia della Liberazione, che a suo giudizio non era un prodotto originario dell’America Latina, ma una creazione di intellettuali nati o formati nelle università europee. Faceva parte dell’esportazione “verso il Terzo Mondo dei miti e utopie elaborati nell’Occidente sviluppato” ed era una nuova “forma di imperialismo culturale, seppur presentato come la creazione spontanea delle masse diseredate. […] In Occidente il mito marxista ha perso fascino tra i giovani e tra gli stessi lavoratori; si tenta allora di esportarlo nel Terzo Mondo da parte di intellettuali che vivono però al di fuori dei Paesi dominati dal socialismo reale. Infatti, solo dove il marxismo-leninismo non è al potere c’è ancora qualcuno che prende sul serio le sue illusorie verità”.

 

L’Europa come concetto culturale

Ratzinger ci chiedeva di “tornare a Occidente”. Criticava il buddhismo, il misticismo fai-da-te, i sincretismi religiosi che si nascondono dietro la sfavillante etichetta dalla New Age. Da cardinale, fu tra i pochi a schierarsi contro l’ingresso della Turchia nell’UE, non condividendo la posizione di sostanziale neutralità assunta dal Vaticano. Nel 2004 dichiarò: “Storicamente e culturalmente la Turchia ha poco da spartire con l’Europa, perciò sarebbe un errore […] inglobarla nell’Unione Europea. Meglio sarebbe se la Turchia facesse da ponte tra Europa e mondo arabo […]. L’Europa non è un concetto geografico, ma culturale […] ed è un fatto che l’impero ottomano è sempre stato in contrapposizione con l’Europa”.

 

L’ultimo papa dell’Occidente

L’intero pontificato di Benedetto XVI è stato una difesa dell’Occidente, malato di odio verso se stesso. Il suicidio della nostra civiltà lo feriva personalmente. Ratzinger ha viaggiato ovunque in Europa per cercare di evitarne il collasso, senza riuscirci. Si è battuto, perdendo, per includere le “radici cristiane” nella Costituzione europea. Il piccolo uomo vestito di bianco era un gigante del pensiero, ma è stato sconfitto. Joseph Ratzinger, che sembrava “emerso all’improvviso da chissà quale gabinetto letterario rinascimentale”, forse era quell’ultimo papa d’Occidente profetizzato da Nietzsche. Meotti conclude: “Altri pontefici verranno, magari popolari, magari figli delle periferie del mondo, magari dall’Europa, ma rischiano di essere […] post-occidentali, perché l’Europa che ha prodotto Ratzinger sta morendo”.

 

Il crepuscolo della civiltà occidentale

Benedetto XVI esprimeva spesso la sua preoccupazione per il declino del tasso di natalità in Europa: “i figli, che sono il futuro, vengono visti come una minaccia per il presente; essi ci portano via qualcosa della nostra vita, così si pensa. […] Il confronto con l’impero romano al tramonto si impone: esso funzionava ancora come grande cornice storica, ma […] non aveva più alcuna energia vitale”. La storia dell’umanità ha visto crescere e sprofondare innumerevoli imperi, culture e religioni. Forse l’Europa ha compiuto la sua parabola di magnificenza iniziata con il Rinascimento e noi stiamo vivendo la fine di un’epoca d’oro durata cinque secoli. Secondo lo storico Niall Ferguson, oggi il vero pericolo “per l’Occidente non è l’ascesa della Cina o dell’Islam, ma la nostra perdita di fiducia nella civiltà che abbiamo ereditato dai nostri progenitori”.

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