17-01-2024 ore 20:20 | Cultura - Incontri
di Paolo Emilio Solzi

La nostra storia, un libro celebra i cinquant’anni di Happy Days con prefazione di Henry Winkler

Il 15 gennaio 1974 negli Stati Uniti andava in onda la prima puntata di Happy Days, una sitcom televisiva (ambientata a Milwaukee, nel Wisconsin, e incentrata sulle vicende quotidiane della famiglia Cunningham) che mostrava una visione idealizzata della vita americana tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Per celebrare il cinquantesimo anniversario dell’evento, alla Libreria Cremasca – nelle ex scuderie di Palazzo Terni a Crema – è stato presentato il libro La nostra storia. Tutto il mondo di Happy Days. Sante Bandirali ha intervistato i due autori: Emilio Targia, scrittore e caporedattore di Radio Radicale e Giuseppe Ganelli, medico radiologo di Codogno che ha fondato l’Happy Days International Fans Club ed è entrato nel Guinness dei Primati come primo collezionista mondiale di memorabilia e oggetti di scena a tema Happy Days. Il libro vanta una prefazione di Henry Winkler e una postfazione di Max Pezzali, che ai tempi degli 883 aveva citato il telefilm nella canzone Gli Anni.

 

Un libro pionieristico

Considerato il trionfo di Happy Days (che negli Stati Uniti andò in onda in prima visione fino al 24 settembre 1984), sembra incredibile che finora nessuno sulla palla terrestre avesse mai pubblicato un libro completo, che narra la storia della serie televisiva, dei suoi creatori e personaggi. Ganelli e Targia hanno colmato questa lacuna raccontando la gestazione di Happy Days, la sua evoluzione, la scrittura e le scelte della produzione, le registrazioni delle puntate, le curiosità dietro le quinte. Insomma, il viaggio di Happy Days tra milioni di persone che per decenni “hanno spento il mondo e acceso la tv per infilarsi in casa Cunningham, sedersi da Arnold’s, camminare accanto a Fonzie”. Il tutto arricchito da numerose fotografie ed interviste esclusive agli attori del telefilm.

 

Crema, undici anni dopo

Alla Libreria Cremasca è stato proiettato un brevissimo saluto videoregistrato di Henry Winkler. L’attore più popolare di Happy Days, che interpretava Fonzie, venne a Crema di persona nel 2013 per presentare il libro Hank Zipler e le cascate del Niagara (tradotto in italiano da Sante Bandirali). Winkler saluta con fortissimo accento americano: “Ciao, Crema!” Dice che ricorda la città come warm, delicious e friendly. Infine augura ai presenti di trascorrere un “great time with the Happy Days book and Doctor Giuseppi” (proprio come Donald Trump, che chiamava “Giuseppi” l’allora premier Giuseppe Conte). Ganelli e Targia elogiano la grande umanità di Winkler, che ha fornito loro consigli di comunicazione e li ha perfino invitati al suo compleanno. Gli autori hanno riscontrato una maggiore apertura e disponibilità dell’intero cast di Happy Days rispetto a quella che, in generale, dimostrano gli attori italiani. Tutte le persone nominate nel libro li hanno calorosamente ringraziati, hanno dato un contributo attivo, regalando fotografie d’epoca, scritti e preziose testimonianze.


Da Happy Days a Pretty Woman

Happy Days è stata ideata e prodotta da Garry Marshall, newyorkese discendente di immigrati abruzzesi e regista di commedie romantiche con Julia Roberts o Anne Hathaway: Pretty Woman (1990), Se scappi ti sposo (1999), Pretty Princess (2001), Principe azzurro cercasi (2004). Un capitolo del libro riguarda il doppiaggio italiano, che all’epoca doveva fare i conti con alcune parole inglesi non ancora entrate nella nostra lingua. Ad esempio, nerd veniva tradotto con “pivello”. Certi giochi di parole erano pressoché intraducibili. Vengono riportate le dichiarazioni di illustri fans o detrattori di Happy Days. Fino agli anni Duemila la serie era trasmessa regolarmente in Italia e, secondo gli autori, evoca i tempi in cui di pomeriggio esisteva “la tv dei ragazzi” con programmi a loro dedicati.

 

Fonzie e la cultura woke

Fonzie è entrato nell’immaginario collettivo per la sua “divisa” – sempre vestito con chiodo marrone o nero, maglietta bianca e blue-jeans – e il suo intercalare tipicamente americano: “Wow!”, “Hey!” esclamato alzando i pollici. Ganelli e Targia spiegano che, nelle prime puntate di Happy Days, il protagonista era Richie Cunningham (interpretato da Ron Howard). Ben presto, tuttavia, il suo amico Fonzie – che aveva un ruolo secondario – si guadagnò il gradimento del pubblico, diventando il personaggio più amato e iconico della serie. Oggi Fonzie è additato come modello negativo dalla cultura woke per il suo fare da “simpatico bulletto”, motociclista sicuro di sé ed esperto di ragazze, e per certe sue battute politicamente scorrette: “Sono il primo uomo che possiede un pettine a serramanico”. Poco importa, rispondono gli autori, che Winkler abbia più volte raccomandato ai ragazzi di non comportarsi come il suo personaggio. Poco importa che Winkler sia democratico e antirazzista, come tutto il cast di Happy Days (a parte un unico repubblicano). Poco importa che gli attori principali abbiano pubblicamente sostenuto Barack Obama e criticato Donald Trump. Ma poi, siamo sicuri che il giovane Fonzie fosse davvero un macho vincente e tombeur de femmes? Oltretutto, continuano gli autori, in Happy Days vediamo ruoli femminili importantissimi, dalle adolescenti ribelli e carismatiche alle donne mature e rassicuranti. Fonzie infine “ha fatto anche cose buone”: in America fu registrato un aumento del 500% di iscrizioni nelle biblioteche, dopo l’episodio in cui il motociclista disse che in biblioteca puoi conoscere tante belle ragazze.

 

Una serie gloriosa

Nel 1996 Winkler ebbe una piccola parte (quella del preside) nella commedia horror Scream di Wes Craven. Si tratta di un ruolo non accreditato perché, a quanto pare, i cultori del genere avrebbero percepito come troppo ridicola la presenza di Fonzie in un film dell’orrore. Con buona pace dei toni palesemente satirici e parodistici di ScreamRon Howard, attore famoso fin da bambino, apparso nel 1973 in American Graffiti di George Lucas (quasi un antecedente di Happy Days), avrà una folgorante carriera come regista di film cult: Splash, Cocoon, Willow, Cuori ribelli, Apollo 13, Il Grinch, A beautiful mind, Il Codice da Vinci, Angeli e demoni, Inferno, Rush, Solo: a Star Wars story… La serie Happy Days, concludono Ganelli e Targia, ha avuto successo soprattutto negli Stati Uniti, in Italia e in Australia, un po’ meno nel nord dell’Europa, in Francia e in Spagna, giungendo fino in Israele e Giappone. Nel Belpaese ha avuto tra i 12 e 15 milioni di telespettatori.

8573