16-11-2024 ore 17:21 | Cultura - Teatro
di Annamaria Carioni

San Domenico: 'Fino alle stelle' riscopre la ricchezza dei dialetti e delle tradizioni italiane

“Fino alle stelle. Scalata in musica lungo lo stivale” è il titolo dello spettacolo musicale di e con Agnese Fallongo e Tiziano Caputo, che ha conquistato il pubblico del teatro San Domenico venerdì 15 novembre 2024. Una commedia musicale romantica, commovente e al contempo esilarante dal sapore tipicamente nostrano, in cui i due performers hanno saputo destreggiarsi con maestria e simpatia tra canto, ballo, recitazione e strumenti da suonare, dimostrando di essere artisti capaci e completi a 360 gradi.

 

Marì e Tonino
Il sipario si apre sulla scena di una ragazza, che sta per buttarsi da un ponte e un ragazzo, che corre a salvarla, ma ha un cappio attorno al collo. I due si chiedono reciprocamente perdono. Da qui ha inizio un lungo racconto che, con la tecnica del flashback, ripercorre le vicende dei due giovani in un crescendo di situazioni comiche ed intense emozioni. Gli ingredienti della storia sono il desiderio di affermarsi, di realizzare i propri sogni e le proprie aspirazioni, di sentirsi liberi di essere se stessi, di amare ed essere corrisposti.

 

Fino alle stelle
L'avventura ha inizio in una calda estate palermitana a metà degli anni Cinquanta nel quartiere della Vucciria: Tonino, cantastorie siciliano dall'animo poetico, musicista istrionico ed affabulatore, incontra Maria, una fanciulla dal temperamento apparentemente mite, ancora ignara di avere un grande talento per il canto. I due si piacciono subito e lui la convince a seguirlo in un'impresa a dir poco improbabile: formare un duo artistico e scalare l'intero stivale alla ricerca di fama e gloria per arrivare fino alle stelle. L'idea è riuscire a mantenersi con la propria arte e raggiungere il successo.

 

Mica ti cade dal cielo la felicità
Maria si entusiasma alle parole di Tonino, che le prospetta un futuro da star. Così sottrae di nascosto diecimila lire a suo padre, che la vuole "zitta e muta" e i due artisti partono alla scoperta dell'Italia, terra ricca di dialetti e tradizioni. I due giovani, piombati casualmente l'uno nella vita dell'altra, intraprendono insieme un viaggio che non è soltanto lungo la penisola, ma anche dentro loro stessi. Con sè portano soltanto una valigia rossa ed una marrone, come quelle dei migranti di fine secolo in cerca di fortuna, un ventaglio scarlatto ed una chitarra.

 

Su per lo Stivale
I due protagonisti approdano nel continente: in Calabria "Chi nun balla 'sta tarantella, tutta la vita resta zitella"; in Puglia, dove tra distese di ulivi si guasta il pullmino, si impara la leggenda del morso della tarantola, cantando e ballando la pizzica; in Basilicata, "la terra dei due mari", i briganti rubano i soldi alla "ladra di piccioli". I due comprimari in scena intrecciano le loro voci e le loro espressioni con una sintonia disarmante: nulla è fuori posto, il canto di lei pieno e robusto si fonde mirabilmente con i toni più pacati e romantici di lui. Lei balla e lui suona e insieme rendono visibile sul palco cosa vuol dire essere affiatati. 

 

Vedi Napoli e poi muori
Tra imprevisti e disavventure, il duo artistico arriva senza soldi nella vecchia Napoli, dove viene ingaggiato da don Ciro e donna Carmela per il matrimonio esagerato del figlio Gennaruzzo: il compenso promesso è di cinquantamila lire, ma, mentre Marì sta intonando "Reginella", ha inizio un regolamento di conti a suon di colpi di pistola e i due musicisti sono costretti a scappare per salvarsi la vita. Dopo aver interpretato con ironia una canzone triste tipica dell'Abruzzo, i viaggiatori giungono finalmente a Roma, dove per loro, che arrivano dal profondo Sud, è mnaturale esclamare soddisfatti "Minchia, bello il Nord!"

 

Fama, anzi fame
Nella Capitale tutto pare possibile: il vento sembra cambiare e il luogo è ideale per innamorarsi, ma la donna incontra un certo Spartaco e Tonino è geloso e "ingrugnito". Esilarante è la lite a mezzo di stornelli alla romanesca, in cui i due giovani se la cantano e se la suonano con ironiche e a tratti grottesche rime baciate. È pur vero il detto "prima la gavetta, poi la gloria", tuttavia, anche qui di impresari non se ne vedono. Così, risalendo attraverso le Marche, si entra nel territorio "estero" del Nord Italia.

 

Si va e si torna
Firenze è "bellina, bellina, ma bischera"; a Milano, tra freddo e nebbia, i due artisti danno una splendida prova di sé in una rivisitazione musicale dei due brani "Oh mia bela Madunina" e "Ciuri ciuri", cantati come un unico motivo, grazie ad un arrangiamento particolarmente riuscito; seguono una tappa a Genova, un'altra in Sardegna e poi a Torino e ancora più in alto fino alle Dolomiti di Heidi e degli jodel. I due siculi, però, si rendono conto di aver dimenticato il Molise, perciò, affinché il giro sia completo, tornano indietro, contravvenendo al comune accordo di non tornare mai sui propri passi.

 

Tony & Mary
Quando tutto ormai sembra perduto e proprio nel momento in cui i due protagonisti sembrano aver minato la loro sintonia, insperato giunge un ingaggio per l'America. I due, che nel frattempo si sono scoperti innamorati, finalmente si baciano e possono gioire, cantando "Singing in the rain" e ballando il tip tap. Negli Stati Uniti, abbandonati i tipici costumi regionali, il tamburello, la chitarra e la fisarmonica, ottengono il successo tanto desiderato, reinterpretando in chiave jazz e blues tra lustrini e paillettes le canzoni della tradizione italiana. Lo spettacolo, prodotto dal Centro di Produzione Teatro de Gli Incamminati con la regia di Raffaele Latagliata, mantiene alto il ritmo per tutta la durata, alternando momenti divertenti ad altri più intimi e raccolti. Il pubblico mostra di gradire, con lunghi applausi a scena aperta, fragorose risate e aria sognante nei momenti più romantici.

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