La quattro giornate dei Beatles Day Crema si è chiusa domenica 15 settembre con un evento speciale: il concerto “Beatles Piano Solo” di Fabrizio Grecchi, pianista, arrangiatore e produttore, che in più di vent'anni di carriera ha collaborato con importanti musicisti del calibro di Andrea Bocelli e della PFM, realizzando numerose colonne sonore, installazioni multimediali, jingle, musical e produzioni teatrali. Nella sala Bottesini del teatro San Domenico, in jeans e maglietta, con la semplicità e la simpatia di un amico, che tiene banco suonando meravigliosamente il piano, il songwriter ha stupito, coinvolto e galvanizzato i presenti, in un luogo raccolto e quasi intimo, come potrebbe essere il salotto di casa.
Grecchi l'orefice
Introdotto da Paolo Cella, direttore artistico della manifestazione, giunta con successo alla undicesima edizione, e consigliere delegato della Fondazione San Domenico, l'artista, da lui definito "un vero artigiano orefice della musica dei Beatles", ha da subito coinvolto il pubblico, intarsiando con i suoi accordi innovativi i brani più famosi dei quattro di Liverpool, quasi fossero gioielli preziosi da rendere ancor più pregiati. Per un'ora le sue abili dita hanno materializzato sui tasti le note di pezzi indimenticabili, che hanno trovato nuova linfa vitale nella sua sapiente rilettura.
La sinergia con il pubblico
“Canterete i ritornelli. Siete pronti? Fuori la voce”. Lo spettacolo si è rivelato decisamente interattivo: il pubblico è stato ingaggiato per l'esecuzione di Yellow Submarine, Come together, Obladi- Oblada, Hey Jude e Let it be, brani che tutti conoscono e anche chi non ricordava esattamente le parole le ha cercate velocemente sul cellulare, per non essere bonariamente redarguito dal frontman, che bacchettava divertito gli errori della platea. E' stato un susseguirsi di battute, di risate, di applausi e soprattutto di virtuosismi musicali, che hanno lasciato senza parole per la loro bellezza.
Piano Solo
La formazione musicale presso la Civica Scuola di Jazz di Milano della guest star è affiorata intensamente e ha permeato le esecuzioni: le ben note melodie beatlesiane si sono aperte, espanse, sono diventate quasi sinfonie, hanno schiacciato l'occhio al mood jazz, acquistando corpo e vigore in un crescendo di pienezza musicale, che ha avvolto gli ascoltatori. Yesterday e All you need is love hanno chiuso un concerto dinamico, potente, ironico ed emozionante. Prima di congedarsi, il musicista ha tenuto a ricordare che sua madre è di Moscazzano, come a suggellare il sodalizio artistico e di vita con la terra cremasca. Dopo le foto di rito con i suoi fans, il pianista si è reso disponibile per una breve intervista.
La musica e la vita
“I Beatles sono il motivo per cui ho iniziato a suonare. – ha raccontato il pianista, condividendo aspetti personali – Nella vita abbiamo dei momenti alti e bassi e ci sono stati per me dei momenti molto bassi. Il mio concerto è un ringraziamento più che un tributo”. Grecchi è un allegro fiume di aneddoti e ricordi di vita vissuta con pienezza: “Quando ci fu la famosa nevicata del 1985 a Milano, ero in macchina, ma avevo dimenticato la cassetta dei Beatles in casa. Mentre sono andato a prenderla, un blocco di neve gigantesco è caduto sulla mia auto. Io non sarei qui a raccontarvelo. Quando un gruppo ti salva letteralmente la vita, il minimo che puoi fare è ringraziarlo attraverso la musica”.
Nello spettacolo Beatles Piano Solo ricerchi l'essenziale. In che modo?
“L'essenziale non è necessariamente minimizzare, l'essenziale, per come la vedo io, è il succo: quando spremi un'arancia, estrai il succo, ma tutto il resto del frutto è tanta roba".
Hai portato il tuo concerto in giro per l'Italia, nelle capitali europee e in America. Come risponde il pubblico alle tue dissertazioni musicali?
“Alcuni fans storcono il naso, altri ne sono entusiasti, perché ci sono tantissime versioni dei brani dei Beatles. Cambiare il ritmo, cambiare un accordo. Per esempio, Lucy in the sky with diamonds è in tre quarti, ma io la trasformo in quattro quarti".
Qual è il tuo brano preferito dei Beatles?
“Questa è una domanda trabocchetto, si apre la botola e cado giù, è impossibile rispondere. Però, se proprio devo farlo, è A day in the life”.
Beatlesiani chiamati al rapporto
“Noi della fondazione dan Domenico crediamo tanto in questo progetto per avvicinare i ragazzi alla musica – ha dichiarato Paolo Cella - questa è davvero un’opera culturale a tutti gli effetti che spazia in vari ambiti”. Per il presidente della fondazione, Giuseppe Strada, il festival “ha attirato un gran numero di appassionati Beatlesiani e non solo”. Un pubblico molto numeroso proveniente da tutta la Lombardia ha presenziato a tutti gli appuntamenti in programma, previsti per questa undicesima edizione. Gli eventi proposti si sono rivelati di altissima qualità, trattando i Fab Four da tutti i punti di vista.