16-05-2023 ore 20:10 | Cultura - Incontri
di Paolo Emilio Solzi

Il Paese delle armi. Giorgio Beretta presenta il suo libro inchiesta all’Arci di San Bernardino

Presso l’Arci di San Bernardino a Crema si è tenuta la presentazione del libro Il Paese delle Armi (Altrəconomia, 2022), pubblicato da Giorgio Beretta – non parente dei produttori dell’omonima pistola, come ha precisato subito – in collaborazione con l’OPAL (Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere) di Brescia. L’incontro era organizzato insieme al Gruppo di iniziativa territoriale di Cremona di Banca Etica, alla Pastorale Missionaria e alla Pastorale del Lavoro diocesane. Beretta collabora con Il manifesto, L’Avvenire e altri giornali. Da anni analizza il commercio internazionale di sistemi militari e la diffusione delle armi in Italia, soprattutto in relazione al fenomeno degli omicidi in famiglia e dei femminicidi. Uno degli scopi del suo libro è proprio dimostrare, statistiche alla mano, che la presenza di un’arma in casa non rende più sicuri, ma rappresenta un pericolo per tutti.

 

Dalla legittima difesa all’illegittima offesa

Ogni volta che negli Stati Uniti si verifica una strage legata al proliferare delle armi, tiriamo un sospiro di sollievo pensando che in Italia queste cose non possono verificarsi. Eppure, Beretta sostiene che anche la nostra situazione è poco rassicurante. Negli ultimi 15 anni, i dati dell’Istat documentano un calo di quasi tutti i reati, in particolare di furti e rapine nelle abitazioni. Beretta stigmatizza la tendenza mediatica a creare allarmismo sulla base di pochi episodi eclatanti: “Dal 2017 al 2021, a fronte di una media certificata dall’Istat di circa 10 omicidi all’anno a scopo di furto o rapida (in case, esercizi commerciali, banche, portavalori) l’OPAL registra ogni anno fra i 30 e i 40 omicidi con armi legalmente detenute”. Si tratta perlopiù di omicidi familiari e passionali, in cui le vittime sono soprattutto donne, e di quelli che riguardano parenti o vicini. Aumentano inoltre gli omicidi di tipo “eutanasico”, quando un anziano uccide la moglie e poi si suicida. Quindi, se in casa c’è un’arma, è più probabile che venga usata per commettere un omicidio che per difendersi dai ladri. “Un’arma detenuta per legittima difesa non può diventare strumento di illegittima offesa”, afferma Beretta. Secondo un rapporto della commissione d’inchiesta del Senato sui femminicidi, nel biennio 2017-2018 in Italia il 16,1% dei femminicidi è stato perpetrato da persone con una licenza per armi (per il resto si tratta in gran parte di strangolamenti e accoltellamenti). Nei momenti di tensione, crisi matrimoniali o separazioni litigiose, un’arma è un pericolo specialmente per le donne, che spesso non sanno nemmeno che il marito ne ha una in casa.

 

Il Paese delle Armi per quattro grandi motivi

Il libro di Beretta si riferisce principalmente alle cosiddette “armi comuni”: quelle usate dai civili per la difesa personale e abitativa, per il tiro sportivo o la pratica venatoria (revolver, pistole semiautomatiche, carabine, fucili a pompa e da caccia). Premesso ciò, l’Italia è definita “il Paese delle Armi” per almeno quattro motivi. Anzitutto ha una lunga tradizione di produzione di queste armi, che risale agli inizi del XV secolo. In secondo luogo, l’Italia è primo fabbricante europeo di armi sportive e venatorie. Poi per la facilità e la rapidità con cui si può ottenere una licenza per armi: è più semplice acquisire quella per il tiro sportivo che la patente di guida. Infine per il numero elevato di armi che si possono detenere con una singola licenza. “Si può pensare che chi ha una licenza per uso venatorio possieda solo armi per la caccia; e chi ha una licenza di tiro sportivo possa acquistare solo armi per le discipline che pratica: non è così”, avverte Beretta. Con una licenza per tiro sportivo o per la caccia si possono detenere 3 armi comuni (di solito revolver o pistole semiautomatiche con caricatori fino a 20 colpi), 12 armi classificate come “sportive” (inclusi i fucili semiautomatici AR-15, i più usati nelle stragi negli Stati Uniti) con caricatori fino a 10 colpi e un numero illimitato di fucili da caccia. Beretta stima che le armi legalmente presenti nelle case degli italiani siano tra i 10 e i 12 milioni.

 

L’esportazione delle armi italiane nel mondo

Beretta spiega che l’Italia è anche uno dei principali esportatori mondiali di armi da guerra, come armi automatiche e fucili mitragliatori. I nostri armamenti non sono destinati solo ai Paesi alleati dell’UE o della NATO: in gran parte alimentano gli arsenali di regimi autoritari, repressivi e dittatoriali, responsabili di gravi violazioni dei diritti umani. Non sono noti numeri precisi sulla quantità di armi fabbricate ogni anno in Italia. Nel 2020 ad esempio si stima che siano state costruite circa 740.000 armi o loro componenti. Tuttavia il libro di Beretta vuole sfatare il mito secondo cui l’industria delle armi (spesso descritta come un’eccellenza del Made in Italy) sia importantissima per l’economia italiana, con grandi ricadute a livello occupazionale. In realtà le cifre di tale industria sarebbero molto esigue rispetto agli occupati complessivi del settore manifatturiero, al PIL e alle esportazioni del nostro Paese. Il Paese delle Armi approfondisce anche questi aspetti. Nella postfazione, Beretta avanza alcune proposte finalizzate a migliorare i controlli per ottenere o rinnovare una licenza per armi e ad informare i familiari conviventi del richiedente.