16-05-2014 ore 20:34 | Cultura - Storia
di Luigi Dossena

Historia et Imago Cremae. 12 maggio 1796 l’arrivo in città di Napoleone Bonaparte, l’incontro con il Podestà Contarini

Crema, ore dodici circa di giovedì 12 Maggio 1796. Napoleone Bonaparte entra in piazza Duomo: ecco i fatti documentati di quei giorni a cavallo tra l’8 e il 12 Maggio. Il Sancta Sanctorum del potere bonapartista entrava a cavallo scalpitando sul selciato cremensis. Bonaparte e Salicetti scesero da cavallo puntando dritto verso il Palazzo Pretorio per salire su per le antiche scale.

 

L’incontro

Il Pètit Caporal incontrò il Podestà Contarini all’ingresso, una cordiale stretta di mano e, aperta la porta del suo ufficio, si appartarono. Venne fatto servire un rinfresco; il Podestà si sedette al centro, Napoleone assiso di rimpetto e il commissario Salicetti sdraiato su un sofà con fare sprezzante. Iniziarono così le cordialità, il primo incontro in terra italiana tra Napoleone e un membro ufficiale di Venezia, insomma il primo abbozzo delle diplomazie dei due potenti stati europei. Il Podestà, vedendolo silenzioso, chiese a Bonaparte il motivo della sua taciturnità, se fusse malumore o fusse stanchezza de’ soferte fatiche. Napoleone rispose che, in effetti, era assai stanco, molto stanco e sorseggiando una tisana di mirtillo calda, iniziò l’incontro a tre.

 

La battaglia al ponte di Lodi

Il generale Napoleone Bonaparte aveva ventisette anni quando inseguendo le truppe austriache che aveva sparigliato il 10 maggio -cioè due giorni prima- nella battaglia al ponte di Lodi, puntava verso Crema con una parte della sua soldataglia. Erano duecentottantadue anni che a Crema e nel suo territorio non si udiva il crepitio delle armi. L’ultimo fatto d’arme infatti avvenne nel 1514 dal maggio ad agosto quando le truppe sforzesche vennero sbaragliate presso Ombriano da Renzo da Ceri.

 

L’esercito austriaco in fuga

I cremaschi quindi non erano più avvezzi a udire il sinistro rombo delle bocche da fuoco, delle artiglierie, né leggere, né pesanti, dei cannoni, delle bombarde, delle spingarde e degli archibugi, se non in qualche ricorrenza religiosa o civile. Vedendo la fiumana di soldati austriaci in fuga a rotta di collo sul territorio, inseguite dall’esercito francese, rapinando e saccheggiando villaggi e cascinali, i contadini e le loro famiglie, terrorizzati, ripararono in città dove vennero alzati i ponti levatoi e sbarrate le porte.

 

Il manoscritto

Il testo da cui è tratto il racconto dell’incontro di Bonaparte a Crema è estrapolato da un documento rinvenuto in circostanze romanzesche nel 1882, quando, rimovendo un quadro nella casa parrocchiale di Ombriano, si ritrovò un manoscritto dal titolo Memorie per la mia chiesa di Ombriamo. L’autore era il parroco don Angelo Cerioli, che così iniziava: “Alla mattina del 12 maggio 1796, verso le ore 8 giunse a Ombriano di Crema l’avanguardia francese e arrivò alle porte della città con sorpresa dei cittadini et a mezzogiorno fu a Ombriano tutto lo stato maggiore col generalissimo Bonaparte circondato da Massena, Rusca, Bertier e Salicetti. Fecero accampare le truppe affamate e sdrucite, indi assaltando spogliarono le case ed essendo i parrocchiani in altri villaggi, nei campi e ai Mosi, io mi trovavo vicino a Capergnanica a casa del signor Francesco Donati, colà fummo assaliti da un picchetto di dodici ussari francesi, ci depredarono di tutto colla sciabola et lo schioppo puntato al petto.”.

 

Il malcapitato don Cerioli

Il giorno seguente il parroco ritornò a casa in quel di Ombriano e si ritrovò la dimora ripulita da cima a fondo, ma la malasorte riservava al malcapitato don Cerioli una peggior sorpresa. Corse in chiesa e vide che era stata orrendamente profanata; ecco ciò che scrisse: “Tutte le donne di Ombriano con i loro averi si erano ritirate in chiesa all’arrivo dei francesi e si chiusero ben bene le porte, i soldati di Napoleone non riuscendo ad abbattere i robusti portali, fecero salire tre soldati sopra la camera della casa parrocchiale e da una piccola finestrella si calarono in chiesa et spalancando le porte fecero entrare nel sacro edificio la restante ciurmaglia transalpina addirittura a cavallo fra il terrore delle donne ombrianesi, fra urla e minacce gli ussari francesi e i sansculottes trafugarono tutto e fra le cose più mirabili quadri, statue, tre calici, due pissidi, francie d’orio e tutta la biancheria, ruppero tutte le casse e le persone furono spogliate di tutto”. Fonte: Archivio Storico Lombardo 1882, pubblicate da Matteo Benvenuti.

 

Al centro a destra il palazzo comunale (quadro di Luigi Dossena), sopra l'arrivo dei francesi a Ombriano

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