15-11-2013 ore 19:20 | Cultura - Storia
di Luigi Dossena

Historia et imago Cremae, la storia delle quattro porte della città: dalle mure prefedericiane all'editto della Repubblica Cisalpina

Le mura urbiche, nel corso dei secoli, hanno mantenuto le due costanti: porta Serio e porta Ombriano. Porta Serio era definita porta major, in ossequio al fiume Serio. Da Pietro da Terno abbiamo appreso che le porte magistre menzionate già al tempo dell'assedio di Federico I imperator erano quattro, posizionate lungo il perimetro delle mura pre federiciane.

La quarta porta
Porta Serio si affacciava sul finire di via Mazzini, toccando via Civerchi, porta Rivolta posizionata a mezzogiorno dell'odierna piazzetta dei Caduti sul Lavoro, Porta Ombriano si stagliava maestosa a corona di Santa Trinita. La quarta porta, porta Pianengo era ubicata nello slargo di via Cavour, nella piazzetta dove oggi troviamo la posta centrale.

L'oblio
Dopo il massacro del Barbarossa, 1159-1160 e la distruzione del Castrum Cremae, sulla città cadde l'oblio per 25 anni e fu l'imperatore svevo in persona che presenziò alla ricostruzione del borgo il 7 maggio 1185, tracciandone di sua mano i nuovi confini e includendo tra le mura i sobborghi di San Benedetto e San Sepolcro, che era nei pressi di porta Ombriano.

Mura federiciane
Perciò le seconde mura della città di Crema, cosiddette mura federiciane, erano un po' più larghe rispetto alle prime distrutte dal Barbarossa stesso e un po' più piccole rispetto a quelle venete, quattrocentesche. Così per molti secoli le porte principali non furono modificate, tranne porta Pianengo, che per includere nell'abitato borgo San Pietro, fu spostato in avanti, all'altezza della roggia Fontana, che sino al finire del 1400 era un fossato che delimitava la recinzione.



Pusterla di ponte Furio
E' in quei tempi che venne aperta una quinta porta, chiamata la Pusterla di ponte Furio, riservata solamente ai conti di Camisano, che erano in quel lasso di tempo i veri dominus cremensis. La porta era chiamata anche pusterla comitum, la porta dei conti: era una possente via di transito, sovralzata, che permetteva il transito dei conti in sella ai propri destrieri e seguiva il percorso sinuoso che si riallacciava intorno alla città, tra le imponenti mura e i fossati.

Porta di città
In un anno indeterminato fu aperta una cosiddetta 'Porta di città', così come si trova segnalata in una delibera comunale del 15 agosto 1453, ove letteralmente si legge: "tutti i molinari che macinano in Crema alla pusterla con l'acqua della roggia siano tenuti ad aggiustare la strada che conduce alla porta di ponte Furio". In un altro atto comunale, 30 agosto 1497, è scritto: "anche di presente sono aperte tutte le cinque porte di Crema".

Fra Santa Chiara e via Massari
Nel 1498 inizia la costruzione delle mura venete, con l'aggiunta della parte a nord della città, fra Santa Chiara e via Massari, escluse prima perché erano zone paludose del Moso. Così, col passare del tempo, furono abbattute porta Pianengo e porta Ponte Furio, ormai incorporate interne alla città e con le macerie di quelle due porte i cremaschi costruirono una nuova porta, che chiamarono Porta Nuova: era sita a sera sul limitare di via Santa Chiara.

Crema città aperta
Porta Ripalta e Porta Nuova, nel corso del tempo sono state murate e riaperte, sotto le ubbìè dei Dogi. Nel 1715 rimarranno aperte solo porta Serio e Porta Ombriano, nel 1803 il governo della Repubblica Cisalpina con un editto volle Crema città aperta, perciò vennero demolite, oltre alle porte, anche varie costruzioni: il castello presso porta Serio, le fortezze che circondavano porta Serio e porta Ombriano, fatte da fortilizi, trincee, ponti levatoi e cancelli.

La notte
Tra l'agosto 1805 e il gennaio 1807 furono costruite le porte che tutti vediamo oggi, che venivano chiuse la notte lasciando aperte solo le due porticine laterali e consentire il passaggio pedonale. Questa era la costumanza sino agli inizi del secolo scorso.
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