Certo è vero, servirebbe una sfera magica per poter anticipare cosa accadrà nel prossimo futuro. Ma in fin dei conti nella prima domenica di Carnevale, quella di ieri, cremaschi e turisti (dalla vicina Milano e dalla Brianza in particolare) hanno dimostrato di sapersi comportare: mascherina d’ordinanza sempre indosso e pulizia delle mani più volte durante la giornata. E il distanziamento? Certo anche quello, ci mancherebbe, con l’insurrezionale eccezione dovuta al lancio di piccole montagne di coriandoli e, perché no, anche di luminose cascate di stelle filanti. In settimana, anche in provincia, tra editoriali e sagre di luganighe, è tutto un rincorrersi di tremendi annunci e di catastrofi imminenti.
Il gusto delle tradizioni
Va da sé che un allarme non si nega mai a nessuno, men che meno tra chi è avvezzo di cartapesta: sian pantere o più prosaicamente, camerate, memorie di mascelloni tarchiatelli, litanie o sicumere. In molti però, preferiscono la libertà di una vasca in centro. Non sono 'venuti giù con la piena del Serio'. L’emergenza sanitaria dicono abbia stravolto le nostre abitudini, ma le tradizioni hanno radici ben salde e al momento non sembrano correre rischi particolari. Certo revisionisti e ‘manipolatori’ non mancano anche all’ombra del Torrazzo, dove sovente s’annida chi ritiene d’esser titolare della festa o chi, peggio, ne fa motivo di lucro. Eppure il carnevale è pubblico e di tutti, in particolare degli animi puri, dei bambini di ogni età. Quelli che in piazza regalano cuori di cioccolato e sorrisi, fiori e palloncini. Non di chi s'affatica sudato tra cabaret di tartine e supposta cattiva pubblicità. Il carnevale è satira. È la festa dello sberleffo. E come canta il poeta: che importa che sia finita, l’importante è che sia stata una splendida giornata.