15-02-2015 ore 15:55 | Cultura - Storia
di don Giuseppe Degli Agosti

Historia et Imago Cremae. Impero e Papato: le vite dei cardinali Giovanni e Guido da Crema al centro delle lotte per il potere

La chiesa di San Crisogono, frutto dell’opera restauratrice del cardinal Giovanni da Crema, oggi non è più riconoscibile. Essa che era sorta sopra la chiesa paleocristiana del V secolo, di cui si son trovati reperti negli scavi all’inizio del nostro secolo, fu sostituita dalla costruzione attuale. “Aedem hanc”, come dice l’epigrafe dedicatoria sul retrofonte della facciata sopra il portale, “post quingentos annos, vetustate collabentem, instauravit ornavitque Scipio card. Burghesius. Anno Domini MDCXXIII”.

 

La pace del Sepolcro

Un altro Cardinale quindi, Scipione Borghese, nipote di Papa Paolo V, servendosi dell’opera dell’architetto romano G.B. Soria (1581-1651), diede alla chiesa di San Crisogono l’aspetto solenne e sontuoso che conserva tuttora. L'anno 1130 il cardinal Giovanni trovò la pace nel sepolcro e nella chiesa di San Crisogono. In questa chiesa in Trastevere sono murate tre lapidi medievali che riguardano i rapporti del cardinal Giovanni da Crema con la storia della chiesa stessa. Una prima epigrafe dice che l’anno 1123, l’8 luglio, alla presenza di papa Callisto II, di cardinali e vescovi, di una moltitudine di clero e di fedeli  fu fatta la dedicazione della chiesa da parte di Pietro, vescovo di Porto. “Quam dedicationem rogavit fieri frater Johannes de Crema, peccator sacerdos, tituli Sancti Grisogoni”. Una seconda invece ricorda che l’anno 1127, 7 agosto, nel terzo anno del pontificato di Onorio II, fu dedicato l’altare dal vescovo di Porto, Pietro, “per mandatum Johannis de Crema presbyteri cardinalis”.

 

La terza epigrafe

La terza dice (in traduzione italiana): “Nel Nome del Signore. Nell’anno dell’Incarnazione del Signore 1129, indizione 7^, anno 5° di Papa Onorio II, Giovanni da Crema, figlio di Olrico e di Ratilda, creato cardinale del titolo di San Crisogono da papa Pasquale II, ricostruì dalle fondamenta e compì questa basilica...Voi che leggerete o ne sentirete dire, pregate il Signore per i suoi peccati e dite:”O buon Salvatore, amante della nostra salvezza, Cristo, figlio di Dio, Redentore, concedigli il perdono.Amen”. Questo cardinale era probabilmente di una delle famiglie dei Conti di Bergamo (i Giselbertini) che nei secc.XI-XII ebbero proprietà e dominio politico nella città e territorio di Crema.

 

La pace dell’Imperatore

Un tema che ha connessioni con l’Assedio di Crema, 1159-1160, e con l’imperatore Federico Barbarossa (nella foto a destra), 1152-1190, è la figura di Guido da Crema, conosciuto nella storia civile ed ecclesiastica come Antipapa Pasquale III. Il Barbarossa, in contrasto con Papa Alessandro III (1159-1181), volle al suo servizio tre Antipapi: Vittore IV, 1159-1164, Pasquale III, 1164-1168, Callisto III, 1168-1178. Nel 1177 avveniva la pace fra l'Imperatore e il Papa. Qui presento alcuni testi medievali, con i necessari riferimenti  a Guido da Crema, per stabilire poi le connessioni con la storia di Crema e con le vicende storiche e religiose del tempo.

 

La Dieta di Roncaglia

Lo storico Rahewino (Libro IV, cap. 3) scrive che alla Dieta di Roncaglia, 11 novembre 1158,  erano presenti tanti Vescovi, provenienti dalla Germania (chiamati cismontani) e dall’Italia (ultramontani), fra cui: “Gwido Cremensis cardinalis diaconus, sedis apostolicae legatus”. Nel 1159, gennaio-febbraio, in un documento (MGH, Diplomata, n. 256), il Barbarossa prende sotto la sua protezione e concede benefici alla chiesa madre di Sant’Alessandro in Bergamo: “Piae petitioni dilecti nostri Gwidonis Cremensis, venerabilis sanctae Romanae ecclesiae cardinalis, augustales aures accomodantes - Prestando ascolto alla pia richiesta del nostro caro Guido da Crema, cardinale della veneranda chiesa romana”. Dagli Annales Colonienses Maximi (MGH, Scriptores, 17): “Nell’anno 1164, morì a Lucca, il Papa (più esattamente l’antipapa, Vittore IV); a lui succedette Guido da Crema il 22 aprile e fu consacrato il 26 aprile dal vescovo di Liegi, Enrico, e, secondo la tradizione romana, si chiamò Pasquale III.

 

Sul soglio di San Pietro

Anno 1164. “L’imperatore organizzò la discesa in Italia, sia per confermare il Papa (Antipapa) Pasquale, sia per il tradimento dei Milanesi, che senza il suo assenso stavano riedificando la città”. L’anno 1165 l’imperatore tenne una dieta a Würzburg per la festa di Pentecoste, nella quale l’imperatore e tutti i principi giurarono che non avrebbero abbandonato il Papa (Antipapa) Pasquale III e che non sarebbero passati dalla parte di Rolando (Bandinelli, Papa Alessandro III). Anno 1165: “L’imperatore entrò in Roma e costrinse i Romani (Lateranenses) a comsegnargli 80 ostaggi e collocò Papa Pasquale nella sede di San Pietro”. Altri documenti si trovano in MGH - Legum,  Sectio IV^,  Tomus 1°, Gesta Concilii Papiensis (Atti del Concilio di Pavia), 1160 febbraio 5-11. Lettera di Papa Alessandro III inviata e letta in Concilio: “Chiamo a testimone Dio, a cui non sfugge alcun segreto:  noi diciamo la pura verità, cioè che solo due Cardinali, Giovanni di San Martino e Guido da Crema, hanno eletto Ottaviano (Antipapa Vittore IV), tutti gli altri cardinali si son trovati d’accordo sulla nostra persona”.

 

In difesa del Papa

Seconda Enciclica da Würzburg, 1165: “I Legati di Enrico, re d’Inghilterra, hanno giurato, dicendo che il re d’Inghilterra con tutto il suo regno starà fedelmente dalla nostra parte, che riconoscerà con noi come Papa Pasquale III, mentre non si interesserà più a sostenere in seguito Rolando (Papa Alessandro III)”. Epistola dell’Imperatore al Clero di Padova: “Non accoglieremo come Papa Rolando (Alessandro III) che è scismatico, mentre riterremo Papa Pasquale III come padre universale e cattolico, in obbedienza ed onore, e non ci allontaneremo da lui, finché egli vivrà e noi vivremo”. Decreto imperiale per il vescovo di Cambrai: “Siamo a conoscenza che nella tua Chiesa non si dà a Papa Pasquale III l’obbedienza e la riverenza che si deve. Ordiniamo con la nostra autorità che a nessun chierico o monaco questo si conceda, ma si obblighino al giuramento di fedeltà quanti ancora non l’hanno fatto; quanti non lo vogliono fare o si oppongono, per nostro comando e con l’autortà del Vescovo, li condanni e li allontani”. Il giuramento dei Vescovi dopo l’incontro e la Pace di Venezia fra l’imperatore e il Papa nel 1177: è la rinuncia dello scisma che durava dal 1159. “Perché tutti riconoscano che io sono di nome e di fatto cristiano, faccio abiura di Ottaviano, Antipapa Vittore IV, Guido da Crema, Antipapa Pasquale III (nella foto a sinistra), e Giovanni di Struma, Antipapa Callisto III, e i loro sostenitori, mentre riconosco Alessandro III come Papa cattolico”.

 

La morte di Pasquale III

Anno 1168: “Papa Pasquale morì il 20 settembre, a lui succedette Callisto III (Antipapa), sostenuto dagli stessi fautori dell’impero”. Il Muratori aggiunge una breve nota sulla morte di Pasquale III: “impenitente”: secondo antipapa a servizio del Barbarossa nella lotta intrapresa fra impero e chiesa, fra imperatore e papa. Da Antipapa Pasquale IIII aveva nominato Vescovi, concesso benefici, assicurato protezioni a chiese e monasteri, quindi anche dopo morte restavano i segni dell’esercizio della sua illegittima autorità ecclesiastica. Sarà quindi lo stesso Papa Alessandro III (1159-1181), con il quale Pasquale III era entrato in conflitto nei quattro anni del suo pontificato, 1164-1168, a cancellare gli effetti dei suoi atti da antipapa.

 

L’eredità dell’Antipapa

Nel Concilio Lateranense III, del 1179, il secondo decreto così recita: “Dichiariamo invalide le Ordinazioni fatte dagli eresiarchi (antipapi) Ottaviano (Vittore IV), Guido da Crema (Pasquale III) e  Giovanni da Strumi (Callisto III) e dai Vescovi da loro nominati. Aggiungiamo che quanti hanno avuto da questi (antipapi) scismatici, o dignità ecclesiastiche o benefici, ne siano privati. Se qualcuno presumerà di opporsi, sappia che è soggetto a scomunica”. I testi medievali ci hanno trasmesso notizie della “carriera” ecclesiastica di questo personaggio, che nella tradizione storica porta sempre il richiamo alla nostra città, Guido da Crema. Ma resta tuttavia una figura enigmatica e non ancora ben definita, nella storia civile ed ecclesiastica, sia per i dati biografici (luogo, data di nascita, famiglia: dei Conti di Camisano?), sia per le scelte che ha operato nella sua vita.

 

La canonizzazione di Carlo Magno

Le condizioni politiche del tempo, lo scontro dei due sommi poteri, imperiale e papale, regnum et sacerdotium, hanno portato una personalità, che appare indiscutibilmente fragile, a tradire la propria terra: stare col Barbarossa significò essere contro Crema, e la propria fede. Abbandonare il Papa legittimo, Alessandro III, per diventare antipapa e strumento del Barbarossa, era un far prevalere il prestigio mondano alla coerenza religiosa.  Segni di questa sottomissione al potere imperiale sono stati: la canonizzazione di Carlo Magno, figura di cui il Barbarossa si sentiva continuatore, nel Natale del 1165 ad Aquisgrana (Aachen), ancora oggi, ne è custodita nel Duomo la tomba), la seconda incoronazione dell’imperatore a Roma nel 1167, l’accettazione incondizionata degli ordini dell’arcivescovo di Colonia, Rainaldo di Dassel, eminenza grigia al fianco dell’imperatore e gran cancelliere dell’impero, determinante nella elezione di Guido da Crema ad antipapa. Infatti il Barbarossa scriverà a Rainaldo: “Tu novum mihi Pontificem elegisti!”.

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