14-10-2023 ore 18:20 | Cultura - Musica
di Annamaria Carioni

Il rock di Capitan Bennato scuote il Ponchielli tra musica e impegno per la ricerca con Airc

Il Quartetto d'archi Flegreo apre il concerto davanti all'affezionato pubblico del Ponchielli, che non fa mancare il suo sostegno al Comitato Lombardia Airc; dal 1985 le volontarie dal nastro rosa lavorano al fianco della Fondazione nazionale per la ricerca sul cancro, promuovendo e organizzando con passione, orgoglio ed entusiasmo molteplici attività di sensibilizzazione ed eventi di raccolta fondi, come in occasione del mese della prevenzione, che ospita il concerto di Edoardo Bennato con la sua Beband a Cremona. Le note delle melodie di Antonio Vivaldi, magistralmente eseguite dai due violini, dalla viola e dal violoncello, si rincorrono nell'aria, diffondendo la leggerezza di una primavera, che viene squarciata dall'arrivo del cantante sul palco: Dotti, medici e sapienti è l'inizio ironico e sferzante di un dialogo con il pubblico lungo due ore e mezza, interamente giocato tra il sorriso beffardo del cantastorie e l'aperta denuncia dei vizi del nostro tempo.

 

In fila per tre e la guerra

Sono passati pochi minuti dall'apertura del sipario e i presenti sono già galvanizzati: i potenti, che comandano e regolano le sorti del mondo, e la guerra “gara dell'inutilità”, due temi molto cari a Bennato, vengono sbattuti in faccia alla platea dal cantautore napoletano, che muove la sua armonica come se fosse parte del suo corpo: è un suono graffiante, energico, a tratti malinconico. Ed ecco le note de L'isola che non c'è, eseguita con un moderno arrangiamento tra armonica e pizzicato degli archi: dalla platea e dai palchi sale un coro da stadio, che da questo momento in poi duetta con l'artista. Alle sue spalle un maxi schermo proietta immagini di cieli stellati e mari aperti, solcati da velieri.

 

La fata e le altre

Un posto d'onore nelle canzoni di Bennato spetta alle figure femminili: La fata, una poesia contro ogni forma di violenza, denuncia la condizione delle donne esposte in vetrina, con le ali tarpate da un rapporto di prevaricazione che “chiamarlo amore non si può”; la ballata Una ragazza racconta di una giovane, emblema di ogni donna, che vorrebbe andare “sola per strada con il suo sorriso”, ma non può farlo, perché minacciata da quel maschilismo aggressivo ed arrogante, che la considera di sua proprietà. Contro questa visione del genere femminile, nel brano Le ragazze fanno grandi sogni il cantante dichiara la sua sconfinata fiducia verso di loro, che “sono come fiori, profumati di fragilità, ma in amore sono come querce“ e che sono custodi del buon senso dell'umanità.

 

Il rock di Capitan Bennato

Con Abbi dubbi si entra nel regno del rock, che travolge il pubblico in una cavalcata di grandi successi, senza soluzione di continuità e di sonorità che si colorano di folk e blues. Seguono l'autoironia di Cantautore e Sono solo canzonette, con il suono del kazoo, che sembra sbeffeggiare i delatori, e il significato profondo dei personaggi delle favole, come Il gatto e la volpe, identificati da Bennato in attuali personaggi politici; il ritornello è cantato insieme al pubblico senza base musicale. E' un crescendo prorompente, che raggiunge il suo apice nella chitarra elettrica del virtuosista Giuseppe Scarpato e nelle luci psichedeliche, che accompagnano il brano La torre di Babele: sullo schermo scorrono soldati di ogni tempo storico, accostati ad immagini di carri armati e di scene di guerra. Nei corpi degli spettatori risuonano i battiti delle percussioni, che esplodono come bombe.

 

Tra favola e realtà

Lo scugnizzo di Bagnoli condivide anche frammenti della sua vita: il padre operaio dell'Italsider, gli esordi musicali, giovanissimo, con i fratelli Eugenio e Giorgio, la maglia con la scritta “Campi Flegrei 55”, che indossa con orgoglio e scaramanzia, perché si riferisce all'indirizzo della sua casa natale e perché “A Napule 55 è 'a musica”. Poi un omaggio a Enzo Tortora e Mia Martini con il brano La calunnia, che richiama il venticello di rossiniana memoria. La storia del cantautore partenopeo non è stata una favola: dai difficili esordi al successo, senza mai smettere di essere autocritico e lottare con la sua musica contro le logiche delle lobby di potere.

 

Pronti a salpare

Anche con la produzione più recente l'artista insiste nella denuncia e nell'impegno sociale: i migranti di ieri, che erano gli Italiani con il mito dell'America, si sovrappongono ai profughi di oggi, stipati sui barconi della speranza, l'effetto serra, la desertificazione, le specie in via d'estinzione. Ad uno spettatore che grida “Ti vogliamo presidente della Repubblica” l'artista risponde: “Non ho risposte da darvi. La musica è uno scambio di emozioni e di propositività”. Il concerto si chiude con due bis, richiesti a gran voce dal pubblico, che non si stanca di applaudire: Una settimana, un giorno e Un giorno credi, due pezzi da novanta, che racchiudono il senso più profondo dell'amore e della resilienza, parola di Rinnegato.

1705