A Crema, nel 1802, si scrisse una pagina della storia della medicina. O meglio, dei vermi. Proprio quell’anno lo stampatore cremasco Antonio Ronna pubblicò un volume dal titolo Lezioni medico-pratiche sopra i principali vermi dell’organismo vivente e le così dette malattie verminose. L’autore era Valeriano Luigi Brera (1772-1840), un medico pavese primario dell’ospedale di Crema dal 1800 al 1806. Un nome importante nel periodo che oggi gli storici della medicina considerano come l’epoca d’oro dell’elmintologia, ossia la branca dell’entomologia che studia i vermi parassiti. Tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo infatti questa scienza conobbe importanti sviluppi. Valeriano Luigi Brera, con la sua pubblicazione cremasca, contribuì a risolverne o meglio definirne alcune importanti questioni.
Valeriano Luigi Brera
Il Brera fu un professore e un clinico di successo: dopo una formazione presso i grandi maestri della medicina europea (a Vienna, Lipsia e Londra assistette alle lezioni di docenti del calibro di Blumenbach, Osiander, Monro), nel 1799 divenne primario dell’ospedale di Pavia, quindi di quello di Crema. Proprio l’opera sui vermi pubblicata nella nostra città gli valse l’idoneità alla cattedra universitaria: nel 1806 fu nominato titolare dell’insegnamento della medicina legale presso l’università di Bologna, dove creò il gabinetto di patologia e medicina legale. In seguito, dopo aver rifiutato l’offerta del Collegio imperiale di Pietroburgo di dirigere la clinica medica dell’istituzione russa, accettò lo stesso incarico dall’Università di Padova, dove terminò la propria carriera.
Vermi, amici della salute
L’opera sui vermi parassiti del corpo umano apportò numerosi contributi all’elmintologia. Fu tradotta in francese e pubblicata a Parigi nel 1804 con l’altisonante titolo Traité des maladies vermineuses. Nell’opera erano presenti alcune belle tavole che riportavano le illustrazioni dei vermi ottenute grazie all’osservazione con il microscopio (foto a lato). A differenza di molti altri elmintologi, Brera negava la generazione spontanea dei vermi e sosteneva invece che gli elminti si sviluppassero da uova ingerite con gli alimenti in persone di costituzione particolare. Partendo da un’ampia ricerca bibliografica sull’argomento, Brera operò una logica classificazione dei vermi, distinguendo le tenie in base alle caratteristiche dei loro uncini (pur confondendo le due più comuni, solium e saginata). Il merito più importante di Valeriano Luigi Brera fu probabilmente la sua strenua contrarietà all’idea di matrice medievale - sostenuta dai più noti elmintologi del suo tempo - che l’infestazione da vermi fosse non solo innocua ma addirittura necessaria per la salute.
Divulgazione pro vaccini
A ciò si aggiunge l’impegno profuso nella diffusione dell’innesto del vaiolo vaccino. Sempre a Crema, nel 1801, pubblicò un Avviso al popolo sulla necessità di adottare l'innocente e non pericoloso innesto del vaiuolo vaccinico qual preservativo del vaiuolo arabo, e delle funeste conseguenze che ne derivano. Fu una delle prime forme di divulgazione scientifica a favore della profilassi, nel solco di una delle più animate battaglie dell’illuminismo lombardo. Le tappe più famose di questa vicenda furono l’ode di Parini L’innesto del vaiuolo, del 1761 e l’articolo di Pietro Verri, Sull’innesto del vaiuolo, pubblicato sul Caffè nel 1766.
"Confutare senza ostinazione"
La mentalità scientifica e l’apertura al dibattitto di Brera si riassumono nella citazione delle Tusculanae disputationes di Cicerone, che egli scelse come epigrafe del suo volume: “Sequimur probabilia nec ultra id quam quod verosimle occurrerit progredi possumus, et refellere sine pertinacia, et refelli sine iracundia parati sumus”. Ovvero, “seguo il principio delle cose probabili e non posso andare oltre quello che mi si presenta come verosimile, e sono pronto sia a confutare senza ostinazione, sia a essere confutato senza ira’.