13-03-2025 ore 20:20 | Cultura - Incontri
di Annamaria Carioni

Relazioni tossiche, narcisismo e femminicidi: Roberta Bruzzone ospite al Ponchielli Talk

L'elegante teatro in corso Vittorio Emanuele II, in pieno centro a Cremona, torna a proporre anche per la stagione 2024-2025 la rassegna Ponchielli Talk, lo spazio di scoperta e approfondimento con personalità del mondo della cultura, che riscuote ogni volta ampi consensi di pubblico. Il primo appuntamento, mercoledì 12 marzo, ha visto protagonista Roberta Bruzzone, psicologa forense, criminologa investigativa e profiler, ben nota al grande pubblico per le numerose partecipazioni a programmi televisivi sulle emittenti nazionali pubbliche e private, in veste di ospite, opinionista e anche di conduttrice. Il tema della serata “Quando l'amore diventa una trappola. Dalla manipolazione affettiva al femminicidio” è di impellente attualità.

 

Amore, passione, sangue, morte
La platea, i palchi ed il loggione accolgono un numerosissimo pubblico, composto per la maggior parte da donne, che hanno sfidato un tempo freddo e piovoso e la cronica assenza di parcheggi, come sottolineato con una battuta ironica e pungente anche dalla criminologa durante la serata. Il sipario è aperto: sul palcoscenico due poltroncine scarlatte, un tavolino basso coperto da una tovaglia corvina, che arriva fino a terra, e sul fondale nero sette fasci di luce rosso cupo, che si dissolvono verso l'alto. Sono due colori eloquenti, simbolici: amore, passione, sangue, morte.

 

Woman in black
Entra per prima Nicoletta Tosato, giornalista dell'emittente Cremona1, in abito nero lungo, con il ruolo di dialogare con l'attesa ospite. Poco dopo Roberta Bruzzone fa il suo ingresso, con incedere deciso: è bellissima nel suo completo total black, austero e vezzoso allo stesso tempo per i dettagli che lo fanno brillare sotto le luci e per i lunghi capelli biondi. Mentre generosi applausi la accompagnano, si accomoda sulla poltrona, impugna il microfono e inizia il suo inarrestabile ed appassionato racconto intorno al tema della serata, arricchito da aneddoti, che fanno sorridere, anche se lasciano una sensazione di amaro in bocca, e da sferzanti riflessioni a ruota libera e senza filtri.

 

Il principe azzurro fermenta
L'ingaggio con i presenti è immediato: ”Quanti di voi sono innamorati? “ chiede la relatrice con tono di sfida e al vedere parecchie mani alzate soggiunge: “Con un test ematico potremmo capire se avete detto la verità. Io non voglio responsabilità per quello che dirò”. Si ride e in questo approccio sardonico è racchiusa la cifra dell'incontro: l'ironia amplifica la potenza della denuncia perché, mostrando ciò che sembra ovvio e  normale, con uno scarto logico innesca per contrasto un'intima riflessione, improvvisa ed intensa come quando la criminologa provoca dicendo: “Dentro di noi il principe azzurro fermenta, ce l'hanno inculcato da piccole, quando non potevamo difenderci”. E ogni donna presente avverte l'acido salire su per lo stomaco e in pochi secondi vede scorrere il suo film di stereotipi e di schemi indotti.

 

Sul banco degli imputati
Nel corso della lunga serata, durata ben più dei 70 minuti previsti, come in una poderosa cavalcata, la Bruzzone introduce un dibattito lucido e tagliente, confermando grande padronanza espressiva ed evocativa, supportata da una sagace ironia, che rende avvincente ogni frase, a tratti assestata come un pugno nello stomaco: le relazioni tossiche e la dipendenza affettiva, le personalità dai tratti narcisistici, la cultura patriarcale e la condizione femminile, i casi di femminicidio, si passa con disinvolta scioltezza da un argomento all'altro, con il pubblico che si sente continuamente stimolato dalle domande della criminologa e che ogni tanto ha la sensazione di trovarsi sul banco degli imputati.

 

Consigli pratici anti narcisista
Non mancano precise ed accorate raccomandazioni rivolte alle donne da una donna che incontra ogni giorno i molteplici volti della violenza, dell'abuso e del dolore: nelle relazioni attenzione alla fase wow del love bombing, agli uomini che non sanno stare da soli e che plasmano a 360 gradi la vita delle loro compagne, attenzione alla quantità di controllo che il partner mette nella quotidianità della coppia e della famiglia, alla svalutazione sistematica dell'altro, quasi sempre la donna, alla volontà di creare isolamento rispetto alle amicizie e agli altri affetti. Questi parametri indicano che si è in relazione con un narcisista o peggio un narcisista maligno, che opera la mappatura delle fragilità altrui: “Forse non arriverà ad uccidervi, ma vi ruberà anni preziosi e la dignità”

 

La dipendenza affettiva
La psicologa forense espone temi e concetti, che le stanno a cuore, in modo competente, ma con toni familiari: spiega che la donna dipendente affettiva è paragonabile a chi assume l'eroina perché nel suo corpo si attivano precise sostanze ormonali, che scatenano picchi emotivi difficili da controllare. Poi mette in guardia da uomini troppo meravigliosi, dai modi ineccepibili, rispettosi e delicati all'inizio di una relazione: “Aspettate 18/24 mesi prima di prendere decisioni importanti, del tipo avere figli” e aggiunge: “Il test madre è quando lui improvvisamente sparisce e poi ricompare come se nulla fosse: se vi lasciate calpestare, parte la via dell'inferno”.

 

Famiglia e patriarcato
Roberta Bruzzone, con la verve narrativa che le è propria, afferma che siamo passati da una famiglia normativa, in cui abbiamo sperimentato la negoziazione e abbiamo dovuto gestire la frustrazione, ad una famiglia affettiva, in cui i genitori sono amici dei figli e non sanno dire mai di no. “Non si nasce narcisisti – sottolinea la relatrice con tono perentorio - lo si diventa nei primi tre anni di vita e ci si muore. I Filippo Turetta, che ci sono in circolazione, sono figli di un percorso in cui i no sono comparsi assai raramente”. Anche la condizione femminile è un disastro, perché permane saldo il patriarcato, un sistema educativo valoriale da scalzare con forza: basta con le crocerossine, con i carichi di lavoro in casa non condivisi, con la mancanza di autonomia economica, con le donne sul banco degli imputati anche quando sono le vittime.

 

Cosa si può fare?
Roberta Bruzzone non ha dubbi: “Solleviamo la testa, finiamola di abbozzare, non siamo una vagina con le gambe. Coltiviamo le nostre curve nel cervello”. In chiusura di serata, durante l'interessante e proficuo scambio di libere domande con il pubblico, la criminologa, sollecitata da una giovane, che le chiede cosa si possa fare per cambiare lo stato delle cose, risponde con piglio deciso: “Verità e giustizia. Dobbiamo diventare testimoni di un modello alternativo nella quotidianità”. Quindi, saluta i presenti con un monito divertente e lapidario: “ La persona più importante della vostra vita è quella che vedete ogni giorno nello specchio quando vi lavate i denti. Lavateveli più spesso”.