Nel tardo pomeriggio odierno, in un clima prettamente anglossasone, ha preso piede in città la quattro giorni dedicata ai Beatles. La manifestazione si è aperta con un messaggio pontente: la frattura generazionale che la band di Liverpool ha causato all'epoca. Ospite di questa giornata è stato il giornalista, scrittore, nonché grande appassionato del gruppo inglese, Riccardo Russino. La fondazione san Domenico ha ospitato due appuntamenti: la presentazione del libro Contesa e calpestata e l’inaugurazione della mostra Eppure qualcosa deve esserci nelle loro canzoni..., visitabile gratuitamente fino a domenica 15 settembre.
Da musa a donna: l’emancipazione femminile
Nell’ambito della rassegna Aperitivi in musica, Emanuele Mandelli ha intervistato Riccardo Russino, scrittore di Contesa e calpestata. Le pagine affrontano la storia di Pattie Boyd, ex moglie di George Harrison e poi compagna di Eric Clapton. Parlando con l’autore, prima dell’inizio della presentazione, ci racconta il significato del titolo. “Ho attribuito alla Boyd due aggettivi: contesa e calpestata. Il primo si rifà al triangolo amoroso coi due musicisti, entrambi innamorati di lei al punto di dedicarle alcune delle più belle canzoni d’amore, come Something e Layla”. Ma la vita di Patty non è stata tutta rose e fiori, “subisce tradimenti da entrambi i compagni, e viene calpesta dall’ego di due uomini”. Russino ci precisa che il libro tratta una storia più ampia e estremamente attuale: "si parla dell’universo femminile". Il background di Boyd è quello di una donna che riassume in se tutto il cambiamento rivoluzionario che ha preso piede negli anni ‘60. Da icona della swinging life londinese, diventa icona di emancipazione femminile. Come spiegato in varie interviste, Patty decide di non fare come sua madre e dipendere da un uomo, ma vuole trovare un lavoro per essere donna, per essere libera. Tutta la presentazione è stata intervallata da accompagnamenti musicali a cura di Simone Gianbruno e Giorgio Marchetti.
Amore e odio per i Beatles
Il secondo appuntamento, nella galleria Arteatro della fondazione è stata inaugurata la mostra Eppure qualcosa deve esserci nelle loro canzoni..., dedicata ai Beatles e alla stampa italiana dell’epoca. In 27 pannelli viene raccontata la storia di come la band fu accolta male dai media nazionali negli anni Sessanta. “Non sanno suonare e cantare” si può leggere su un quotidiano, dove i Beatles erano malvisti dai giornalisti. Di linea totalmente opposta è stato l’approccio dei magazines dedicati ai giovani. I fan italiani non accettavano più i valori dell’epoca e li contestavano, creando una rottura generazionale enorme. “Voglio far capire quanto i Beatles fossero rivoluzionari a quell’epoca. La stampa, non aveva all’epoca gli strumenti per analizzarli e capirli e quindi ne parlava male. Mentre la stampa giovanile, più specializzata li trovava dei geni assoluti. La loro carriera fu talmente veloce che, a partire dal ’67, gli articoli furono tutti positivi: improvvisamente tutta la stampa capì che erano un fenomeno da valorizzare”.