12-07-2020 ore 16:05 | Cultura - Manifestazioni
di Gloria Giavaldi

Oriella Dorella ai Manifesti di Crema. La sua vita in punta di piedi tra parole e danza

In punta di piedi, con il palco pronto ad abbracciarla e le note del pianoforte in sottofondo. La sua vita si racconta con semplicità, danza, passione ed autentico talento. È così che l’etoile Oriella Dorella, ospite della seconda serata dell’ottava edizione dei Manifesti di Crema ha stregato il pubblico di CremArena. Sul palco, insieme a lei, il giornalista Giovanni Bassi, il pianista Enrico Tansini ed i ballerini Christian Fagetti ed Andrea Risso.
 

Sogni ed esempi

“Partiamo dalla storia di una bambina” la incalza Bassi. Inizia un viaggio, fatto di parole e passi di danza accennati, sudati, vissuti, che non si ferma più. Oriella indossa un abito dai colori accesi, che le dona luminosità, come se ne avesse bisogno. È raggiante, in una sera d’estate che profuma di ripartenza. “Sono felice di essere qui con voi stasera. Questa è la mia prima vera serata dopo il lockdown”. Sorride. Ma i suoi occhi iniziano a brillare quando prende il via la storia del suo grande amore per la danza iniziato nella campagna cremonese. “Da piccola ballavo in un’aia. Non avevo le scarpette adeguate, mi accontentavo degli zoccoli. Attaccata al muro avanzavo sulle punte”. Quel luogo bucolico era “la mia piccola Scala”. Con indosso i vestiti di seta delle zie, conquistava spazio ed incastrava i primi tasselli di un sogno. Lo stesso che poco tempo dopo vide stampato per intero su un giornale: “Iscrizioni aperte al Teatro alla Scala”. Ci credeva. Doveva iscriversi. “Mi sono imputata. Ho chiesto con insistenza a mio padre di formalizzare l’iscrizione. Ha rimandato di continuo, fino a quando con un escamotage ci siamo andati. Ma le iscrizioni erano chiuse. Ho convinto il portiere a suon di lacrime e oggi sono qui a raccontarvi di me”. Della sua passione, degli anni studio, della gavetta, dei tour mondiali. E della sua vita. Perché “sul palco si porta la vita”. Oltre alla tecnica e agli esempi che vivono dietro e dentro ogni talento. “Ho avuto l’onore di apprezzare Rudolf Nureyev e di ballare con lui. Era un vero maestro di tecnica ed interpretazione. Era severo, autorevole, a tratti crudele, ma quando riconosceva un talento trasmetteva il suo sapere senza risparmiarsi. Lo donava senza riserve”. Come fanno i maestri, quelli veri. “Sono stata fortunata” ammette.
 

Oltre la perfezione

Le note del pianoforte dettano i tempi. È il momento di ballare. Dalla danza classica, passando per quella moderna, fino a quella contemporanea Christian e Andrea, allievi dell’Accademia Teatro alla Scala di Milano, dimostrano che “la danza classica è la base di tutto, ma poi vi sono altri stili che consentono a tutti di danzare e coltivare talento, superando i rigidi canoni richiesti dallo stile classico”. Lo raccontano soprattutto realizzando una coreografia emozionante con un bastone tra le mani per abbattere le distanze e sentirsi uniti.
 

Oriella, donna e mamma

Il cammino procede. In punta di piedi, si passa dal teatro alla tv. “Ho fatto anche qualche esperienza televisiva ma poi sono tornata sul palco, il teatro è la mia famiglia. In tv manca l’empatia e l’emozionalità, tutto è sostituito da una telecamera”. Una mancanza troppo grande per chi ama sentire sotto i piedi il palco. “Ma amo anche i tacchi, mi fanno sentire alta, mi fanno sentire donna”. Portamento rigido, eleganza scolpita nel Dna, sorriso travolgente: “Vi svelo un segreto, le ballerine hanno anche un fidanzato”. E sono pure mamme, “mamme volanti”. “Ho due figli grandi, che sono cresciuti in fretta. Ho sempre vissuto con la valigia sottobraccio, li ho educati ad arrangiarsi e oggi sono fiera del lavoro che ho fatto”. Bassi, però, non si accontenta. Vuole scavare nel profondo e alla fine ci riesce. “Ma tu nella vita come sei?” le chiede. “Solare. Solare ed iraconda. Non voglio dare ai dolori l’opportunità di cambiarmi, preferisco guardare sempre avanti. Mi arrabbio spesso, non porto rancore a lungo, ma quando depenno è per sempre”.
 

Il ricordo di Ennio Morricone

Silenzio tombale. Per qualche secondo. Poi si parla di futuro, non prima di aver regalato al pubblico un ballo indimenticabile. “Ho due sogni, anzi tre. Vorrei viaggiare da turista, realizzare un progetto a teatro per i giovani e dedicare questa sera insieme a voi un pensiero ad Ennio Morricone. Sembrava essere eterno, ma di eterno non c’è nulla”. Ennio, però, “ci ha lasciato la sua musica”. E la musica, come la danza e le parole, vive. Vive e fa battere il cuore.